Letter to you.

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Sono sul letto, mangio un misero panino mentre ascolto la musica, sparata nelle cuffiette per non sentire il bambino che piange nell'appartamento sopra il mio. E penso a te.
In realtà penso sempre a te, ma oggi in modo particolare.
E mi sento una tristezza addosso che non mi vuole proprio lasciare. Quel tipo di tristezza che ti fa camminare lenta per strada, che non ti fa venire voglia di alzarti nemmeno per mangiare, che ti congela le ossa, come se avessi la febbre. E in questo momento gli Aerosmith non mi stanno aiutando per niente mentre cantano "I don't wanna miss a thing". 

E penso ai tuoi occhi chiari e alla macchiolina che c'è nell'iride destra e che mi piace tanto.
Penso alla tua cravatta, e io che quella sera l'ho usata per trascinarti sul letto, verso le mie labbra e sopra di me, facendoti ridere.
Penso ai leggins di jeans che mi hai fatto comprare quel lunedì al centro commerciale, che nella mia mente rimarranno sempre "i tuoi leggins".
Penso alla tua risata, al modo in cui fumi, a come sei concentrato quando guidi.
E mentre faccio scrocchiare (scusate, onestamente non so se sia corretto così) le dita mi viene in mente la tua voce che mi dice di non farlo perché fa male.
Penso a come ti sdraiavi sulle mie gambe, quando eravamo in macchina, e le tue mani che mi stringevano le cosce, e io che ti accarezzavo i capelli che profumavano sempre di biscotti e crema pasticcera. 

E penso che mi manchi. Dio, quanto mi manchi. Ma forse ti farà piacere sapere che non piango per te da quasi due settimane (beh ci sto provando tanto, ma a volte proprio non riesco a trattenermi ed esplodo). Guardo meno spesso il tuo accesso Whatsapp. Non chiedo più di te a Marghe. Ma penso. Penso tanto, troppo.
Onestamente credevo che la distanza mi avrebbe aiutato, anche perché è già passato un mese. E ne devo superare un altro e mezzo.
E manchi, tanto da star male.

E ti vedo anche quando prendo la metropolitana e quando passeggio per le vie affollate del centro.
Ti sento quando sono sola a casa e quando dormo. Ti bacio, in ogni mio sogno.
E spero, un po', di mancarti anche io. Va bene anche solo la metà.

Ma spero anche che tu non legga mai queste mie righe e che non sappia quanto io diventi debole pensando a te. Non voglio farti sapere quanto dolore io stia provando. Mi piacerebbe che tu mi immaginassi felice ed impegnata tra Università, palestra e altre stronzate. Non voglio che tu sappia che ogni volta che vedo una coppia mano nella mano, o che si scambia piccoli gesti di affetto, io rallento il mio passo e stupidamente immagino noi al loro posto. Non voglio nemmeno che tu sappia che anche mentre sto scrivendo ho la vista annebbiata per colpa delle lacrime. (Ti avevo detto che ci sto provando)

Credo che per stasera basti.
Non so se "ti scriverò" ancora. In ogni caso buonanotte.

P.S: so perfettamente che non ti farebbe piacere una cosa del genere ma nonostante la distanza quel "Credo che sto iniziando ad innamorarmi di te" è ancora dentro di me e non accenna a sbiadire. Scusa. Non so esattamente per cosa, ma mi dispiace.

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