Capitolo Dodici

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La prima cosa che Harry nota appena sveglio è che il suo omega non è più nel giaciglio di fianco a lui. 

Si tira di scatto a sedere, preoccupato per l'incolumità del suo compagno, come ha fatto a non accorgersi di niente?

Cattivo alfa, non riesci nemmeno a prenderti cura del tuo omega, si cercherà qualcuno più bravo di te che sappia dargli le attenzioni che merita, sono i pensieri che passano veloci nella mente del riccio.

Ma Louis non è affatto lontano, anzi.

È a pochi passi dall'ingresso della tana, seduto a terra, con lo sguardo fisso verso l'esterno ed  a giudicare dalle occhiaie presenti sotto i suoi splendidi occhi, deve essere rimasto sveglio tutta la notte.

"Cucciolo" sussurra Harry, cercando di fare meno rumore possibile per evitare di svegliare i suoi fratelli. "Che ci fai qui? Fa freddo" costata l'alfa, sedendosi dietro l'omega e premendoselo contro: è gelato.

"Scusami, non volevo svegliarti" è tutto ciò che dice Louis, rimanendo rigido nell'abbraccio dell'altro.

"Ehi, ehi" mormora Harry. "Che cosa c'è che non va?" 

"Niente alfa, non ho sonno" gli confessa il castano, ma il riccio sa che sta mentendo.

"Piccolo, se non mi dici la verità non posso aiutarti" gli risponde solo l'alfa, sospirando.

"Ma questa è la verità" sussurra Louis, che non si è mai girato nella direzione dell'altro.

"Allora facciamo così, ti va di fare una passeggiata con me?" gli chiede Harry, sapendo che una delle più grandi paure dell'omega è di deludere i suoi alfa. Magari parlare di ciò che gli sta accadendo con Marcel ed Edward così vicini lo fa sentire a disagio.

"No alfa, tra poco sorgerà il sole e tu avrai tante cose da fare e-"

"Tu sei il mio unico impegno, ora e per sempre" lo interrompe il riccio, alzandosi in piedi e mettendosi di fronte a Louis. "Andiamo" lo incoraggia l'alfa, porgendogli la mano.

"Va bene" mormora appena l'omega, accettando l'aiuto dell'altro per alzarsi. 

Una volta fuori dalla tana Harry intreccia le loro dita, stringendo, quanto basta per non fargli male, la mano dell'altro.

"Ti voglio portare nella mia radura" gli dice d'un tratto l'alfa, dopo diversi minuti di silenzio.

"La tua radura?" gli chiede confuso Louis. 

"Sì, esattamente. È un luogo pieno di pace, magari potrà aiutare anche te" 

"Ma alfa, tu non puoi possedere una radura" dice ridacchiando l'omega, divertito.

"Come no? Io posseggo molte cose. Una tana, un villaggio, un bellissimo omega- ouch!" finge di essersi fatto male Harry. "Ma come sei birichino! Questo per che cos'è?" anche se lo sa già più che bene.

"Io non sono una cosa che va posseduta" sbuffa Louis, indignato, cercando di liberare la mano dalla presa dell'altro.

"Tu sei una cosa che va venerata" e la sincerità nella voce di Harry fa guaire l'omega di Louis, estasiato dalle sue parole. "Stai arrossendo, piccolo?" mormora piacevolmente divertito il riccio.

"N-no ma che idee ti vengono" ed il castano ringrazia Fernir per non aver ancora fatto sorgere il sole e per coprire almeno un po' le sue guance completamente in fiamme.

"Si come no" lo canzona Harry, chinandosi appena su di lui per potergli baciare i capelli profumati.

"Allora quanto manca per la tua radura?" chiede Louis, volendo cambiare argomento, mentre spera che l'aria fredda contro la sua pelle possa riportarlo ad una temperatura accettabile.

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