Capitolo Ventuno

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Il dolore che Louis prova è inestimabile, non solo a causa del parto ma anche per la perdita del legame.

I guaiti, gli ululati e, perché no, anche i gemiti non smettono di fuoriuscire dalle sue fauci. 

"Oh ma sta' zitto, cagna" gli ringhia contro Nick non rendendosi minimamente conto di che cosa stia attraversando l'altro. "Il tuo frignare mi sta facendo venire mal di testa"

Ma l'omega non l'ascolta, non perché lo stia ignorando ma proprio perché non ci riesce. La sua vista è annebbiata, il respiro corto, la coda sbatte velocemente a destra e sinistra. 

Alfa, prega Louis come il più religioso degli amanti anche se sa bene che gli altri non possono sentirlo - Nick deve avergli somministrato qualche erba per impedire le connessioni tra le loro menti; infatti anche se non è più unito ai fratelli ha comunque il legame mentale con il branco ma anche quello sembra essere bloccato da una sorta di muro invisibile.

"Adesso basta! Chiudi quella rognosa boccaccia" urla l'alfa andandogli incontro e stringendo con forza le catene, fino quasi a soffocarlo. "Ah adesso non ti lagni più?" lo sbeffeggia divertito Nick mentre Louis sta lottando per riuscire a fare entrare sufficiente aria dentro i suoi polmoni.

Non può permettersi di morire così perché se muore lui, muoiono anche i suoi cuccioli. 

La sua lotta dura per diversi minuti fino a che non sente le forze venir meno ed il muso farsi improvvisamente pesante. 

Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, pensa l'omega disperato non riuscendo nemmeno più a percepire il dolore delle contrazioni, ormai tutto è offuscato.

Il suo primo pensiero va ai suoi cuccioli, immagina come sarebbero stati, se avessero ripreso gli occhi da lui o dai suoi alfa, quando avrebbero fatto i loro primi passi. Poi continua e pensa che non vedrà mai il cucciolo di sua madre né tanto meno vedrà crescere Maya. 

Le lacrime scorrono ormai copiose lungo il suo muso e poi, poco prima di chiudere gli occhi, l'ultimo pensiero va ai suoi alfa. I suoi incredibili alfa. 

Si pente di non avergli detto ogni istante quanto li amasse, quanto tenesse a loro e quanto era grato a Fernir per averglieli donati.

Non ha mai detto grazie a Marcel per stringerlo così forte tutte le notti.

Non ha mai detto grazie ad Harry per tutti i suoi complimenti - sconci o meno.

Non ha mai detto grazie ad Edward per amarlo ogni giorno fino a togliergli il fiato.

Ma poi non riesce più nemmeno a pensare ed inizia a lasciarsi andare.

È ironico quanto per tutta la sua vita Louis non abbia desiderato altro che morire - fallendo miseramente due volte su due - ed ora è lì che lotta per rimanere su questa terra ancora un po'.

Poi però, accade. Tre ombre nere torreggiano il suo cielo e Louis pensa: finalmente sono morto... è questo l'inferno?

Ma poi le tre ombre non ricoprono più la sua visuale ed improvvisamente è libero dalle catene. 

"NO" sente una voce urlare ma per lui ha il risultato di un sussurro. "Non è possibile! NOOO" 

Il gemito straziato che emana è dovuto solo al piacere della libertà; è a terra stremato ma ora respira di nuovo.

Sente la carne strapparsi e l'odore di sangue riempire l'aria ma non capisce se è il suo o quello di qualcun altro.

Che cosa sta succedendo?

"Louis" questa voce è così lontana. "Mi senti?" 

Sì, ti sento, vorrebbe dire ma riesce solo a pensarlo nella sua mente. 

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