BLITZ

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Non appena Mr. J fu riportato in cella scoprii di essere eccitata per ciò che stavo per fare, invece di essere spaventata a morte. Se fino a qualche minuto prima non avevo la minima idea di come muovermi per fargli avere quel mitragliatore, adesso la nebbia che mi offuscava la mente si stava lentamente diradando.
-Sarà meglio che ti sbrighi a togliere quel ferraccio dal tuo ufficio, Doc. Qualcuno potrebbe trovarlo…- Aveva ghignato Mr. J poco prima che lo portassero via–E allora cosa ne sarebbe di te? –
Già, cosa ne sarebbe stato di me? Mi ero chiesta rivolgendogli un’ultima occhiata. In ogni caso la mia esistenza non sarebbe stata più la stessa…ma se Mr. J fosse tornato a prendermi come aveva promesso, allora sarei stata la donna più felice del pianeta. Io ero importante per lui, giusto? Come lui lo era per me.
Gettai un ultimo sguardo pieno di risentimento al peluche che alla fine era rimasto abbandonato sul tavolo. Quando avevo spiegato a Morales e ai due gorilla che lo accompagnavano che quel gattino era un mio regalo per Mr. J e che quindi non conteneva esplosivi e non rappresentava un pericolo per la sicurezza di nessuno mi avevano guardato allarmati, soprattutto Paulo, che appena uscii dalla stanza non perse occasione per farmi la morale.
-Harleen? Ha un momento?- La sua mano si strinse leggermente intorno al mio braccio.
Abbassai lo sguardo sulle sue dita -Sembra che debba averlo per forza, giusto?- Una volta Mr. J aveva detto che Morales aveva un debole per me, forse potevo sfruttare la cosa.
-Scusi, ma devo chiederglielo. Cos’era quella storia del regalo? - Mi lasciò il braccio, così fui libera di girarmi completamente verso di lui e scoccargli un’occhiata audace.
-Oh, una sciocchezza. Sembra che per qualche motivo io piaccia al clown- Mi inumidii le labbra e lui deglutì –Gli sto facendo credere che la cosa sia reciproca, così mi confiderà i suoi segreti…-
-Non mi sembra una cosa saggia, prendere in giro quello li. Non è il tipo che abbocca in ogni caso-
-Non si preoccupi, Paulo. Non mi succederà niente- Gli sorrisi ancora una volta –Ora devo andare!-
Feci per allontanarmi, ma lui continuò –Il Dottor Arkham mi ha detto di dirle se può passare dal suo ufficio prima di sera-
-Certo, lo consideri già fatto- Girai i tacchi e iniziai a camminare verso l’ascensore sussurrando –Devo solo fare una cosetta, prima-
Quando passai davanti alla sua cella mi voltai, ma lui non mi stava guardando. Lo sentii ridere mentre mi allontanavo, una risata sinistra, che suonava come una promessa.
“Ti faccio uscire di qui Mr. J”

 
La lavanderia si trovava al secondo piano dell’Arkham Asylum ed era operativa solo la mattina, in qualche caso isolato fino alle 14. Non quel giorno. Secondo i miei calcoli il piano avrebbe dovuto essere pressoché deserto, ad eccezione forse di un paio di addetti alle pulizie.
Se non ricordavo male, l’ingresso alla lavanderia era la prima porta a destra rispetto all’uscita dell’ascensore, dove mi trovavo in quel momento. Sperai che la memoria non mi ingannasse, visto che non salivo al secondo piano da quando il primo giorno di lavoro il vecchio mi aveva fatto fare il tour del manicomio. Le porte si aprirono silenziosamente, così sgusciai fuori e pregai che quella porta che ricordavo essere della stanza che mi interessava non fosse chiusa a chiave e che nessuno mi vedesse o mi sentisse. Sorrisi trionfante quando spinsi la maniglia in giù e la porta si aprì. Un istante dopo me la chiusi alle spalle.
Cavolo, era buio pesto! Tastai il muro li intorno alla ricerca dell’interruttore e quando lo trovai la luce si rivelò essere fioca all’inizio, per poi farsi sempre più forte, finché la stanza non fu completamente illuminata. Da una parte erano accumulate cataste di completi blu, come quello che portava Mr. J, dall’altra invece c’erano i completi grigi, che indossavano gli internati come il mio ex paziente Cross, cioè quelli che non erano rinchiusi nelle celle di vetro. Quelli un po' meno fuori di testa, in pratica. Mi sfuggì una risatina.
Avanzai velocemente, alla ricerca di ciò che avevo in mente e che ricordavo di aver visto quella famosa volta con Arkham.
-Bingo! - Esclamai svoltando l’angolo. Le divise, una volta lavate e asciugate, venivano riposte in grande quantità dentro delle enormi “buste”, per poi essere spedite giù al piano di sotto, pronte per essere indossate dai nuovi arrivati.
“Chi trova tiene…”  Ne scelsi una non troppo piena, in modo che avessi potuto infilarci quell’arnese (del quale non conoscevo le dimensioni, non mi intendevo di mitragliatori…quindi meglio una busta bella grande!) e in qualche modo portarlo da Mr. J senza destare troppi sospetti. Era un piano idiota? Forse si, ma non avevo idea di come fare altrimenti.

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