IN NIGHTMARES

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DEADSHOT (POV)

Il primo colpo andato a vuoto della mia carriera. E l’avevo sbagliato di proposito…non avevo voluto ucciderla, anche se questo avrebbe significato la libertà mia e di mia figlia…non avevo potuto. Mi avrebbe perseguitato per il resto dei miei schifosissimi giorni se lo avessi fatto. Non uccidevo donne e bambini, e questo valeva anche per quella pazza scatenata di Harley.
-L’ho mancata- Dissi alla Waller con un sorrisetto di scuse e un’alzata di spalle. Lei mi guardò inespressiva e diede l’ordine di abbattere l’elicottero dove Harley era appena salita, tentando la fuga con quel pazzoide. Odiavo pensare che Joker avesse una tale presa psicologica su di lei. Cosa ci trovasse in un clown psicopatico proprio non lo sapevo…il fatto che lui avesse trovato il modo per disinnescare la bomba nel collo di lei però mi faceva pensare, ma sospettavo comunque che nel loro rapporto fosse sempre Harley a rischiare la vita per lui, e il bello era che non se ne accorgeva.
-Hai fatto bene- Mi fece Boomerang annuendo. In qualche modo tutti noi ci eravamo affezionati a quella squinternata e al suo modo di essere.
-Si…sempre che sia servito a qualcosa- Mormorai, mentre l’elicottero veniva preso di mira dagli uomini di Flag e della Waller, posizionati ovunque sia sui grattaceli circostanti che a terra. Dubitai che il clown questa volta l’avrebbe fatta franca, e Harley con lui.
Chiusi gli occhi per un istante e sentii Boomerang sobbalzare di fianco a me, quando una manciata di secondi dopo l’elicottero ormai in lontananza prese fuoco e iniziò a perdere quota, per poi sparire dietro gli altissimi edifici. Non mi sorpresi affatto quando poco dopo udii l’esplosione. Dannazione, l’avevano sempre vinta, quei bastardi.
La Waller ricevette conferma del fatto che l’elicottero dirottato era stato abbattuto e si voltò verso di noi, con un sorrisetto di sadica soddisfazione. “Puttana”.
-il Joker e Harley Quinn sono morti- Ci informò, per il puro piacere di farlo. Croc grugnì di dispiacere qualche passo dietro di me.
-Non potevi salvarla…- Mormorò Boomerang mentre la Waller ci superava senza battere ciglio e ordinava a qualcuno di mandare un altro elicottero per portarla via di lì. Mi voltai verso di lui e annuii appena, una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
Era vero. E non avrei potuto salvarla anche se fosse sopravvissuta all’esplosione o fosse scappata con Joker. Non si poteva salvare chi non voleva essere salvato da se stesso.
 

JOKER (POV)

C’è una porta rossa, alla fine di un lunghissimo corridoio con le pareti a rombi bianchi e neri. C’è una porta rossa, e ci sono io che cerco di raggiungerla. Voglio raggiungere quella porta e vedere cosa ci sia dietro, ma i miei piedi non si muovono…mi muovo troppo lentamente. Abbasso gli occhi e mi accorgo che il pavimento è disseminato di cadaveri. Scorgo il viso di Jonny Jonny tra loro, è sfigurato, ma so che è lui.
Avanzo un po' più velocemente, finchè non noto che le pareti intorno a me si muovono…mi danno la nausea, i rombi neri si muovono…hanno le ali e si muovono! Li fisso e d’un tratto ho la sensazione che gli occhi mi stiano uscendo dalle orbite. Grido ma dalla mia bocca non esce alcun suono e mi porto le mani sul viso. Ma non sono le mie mani, non sono le mie mani! Mi volto di scatto verso la porta rossa e vedo il mio cadavere riverso a terra. La porta si apre lentamente e dall’oscurità emerge Harley, che mi sorride e fa cadere un coltello sporco di sangue su di me, poi mi scavalca sinuosa. Faccio per arretrare, ma i miei piedi sono incollati al terreno. Sono incollato. Sono morto?!
 
Spalancai gli occhi, il battito accelerato e le immagini di quell’incubo orrendo ancora vivide nella mia mente.
“SCACCIALE SCACCIALE SCACCIALE”
Non era vero.
La prima cosa che vidi fu qualcosa di piccolo e nero che sembrava svolazzare sopra di me. Emetteva un suono stridulo che mi faceva drizzare i peli sulle braccia. Sbattei le palpebre una, due, tre volte e misi a fuoco di cosa si trattasse.
Un sorriso sarcastico si fece strada sul mio volto. Ovvio, era un pipistrello…
“Sono morto? No, non credo, questo non può essere l’inferno…o forse sono morto veramente, e questo è il mio inferno personale. Starmene sdraiato per terra…a fissare un pipistrello che vola a due metri da me senza poterlo afferrare…IL RIASSUNTO DELLA MIA VITA! AHAHAHAHAH”.
Mi sedetti lentamente ignorando la fitta di dolore alla schiena e mi guardai intorno. C’era un incendio che si stava propagando verso la parte interna dell’edificio dove, a quanto pareva, mi trovavo…Ah, già. L’elicottero…le cose non erano andate esattamente come avevo programmato…
Ridacchiai e mi tirai indietro i capelli sentendo una sorta di insensibilità mista a bruciore alla parte sinistra del viso. Mi alzai di scatto e mi trascinai barcollando verso quello che rimaneva di quel bambinone di ferro, e dietro quell’affare riconobbi il cadavere del Van Dottor Van Criss Ludovico Van Beethoven. Vederlo li, morto stecchito, fu una gioia per i miei occhi e non doverlo più sentire ricordarmi in continuazione del nostro patto a proposito della moglie era musica per le mie orecchie. Immaginavo che il patto non valesse più…anche perché lo avevo infranto da un bel pezzo! Non avevo idea di cosa avessero fatto i miei uomini a quella gallinella, ma ero sicuro che fosse morta da almeno dieci ore.
Feci un giro intorno a quello che rimaneva dell’elicottero, cercando il corpo di Jonny Jonny. Non lo trovai. Uno strano suono mi uscì dalla bocca, a metà tra una risata e un ringhio, quando realizzai che doveva essere per forza arrostito e che quindi non mi sarei potuto godere la vista del suo cadavere. Peccato però, avrei voluto dirgli che lo perdonavo per aver anche solo pensato di piantarmi in asso...tanto ormai era morto, quindi eravamo pari!
Scossi la testa “Sono stufo di queste chiacchiere….Ho da fare…”
All’improvviso mi chiesi dove diavolo ci fossimo schiantati, così corsi verso “l’uscita” che avevamo creato sfondando l’edificio e mi allontanai un po', sempre barcollando leggermente. Per niente elegante.
Le risate si arrampicarono su per la mia gola come se avessero avuto gli artigli e le lasciai uscire senza opporre alcun tipo di resistenza. Eravamo finiti dritti dentro la banca di Midway City! Non era ESILARANTE?!
-Adoro l’odore del denaro che brucia al mattino!- Sputai fuori tra le risate. Mi dispiacque di dovermi godere quel momento tutto da solo…chissà cosa ne avrebbe pensato Batsy; che sicuramente sentiva un sacco la mancanza del suo compagno di giochi preferito a Gotham; o Harley.
La risata mi si bloccò in gola quando l’immagine di quella cretina si fece strada nel mio cervello e ebbi un breve flashback di quello che aveva combinato.
-Che cosa hai fatto…che cosa hai…fatto…- Sibilai, quasi senza rendermene conto. A Arkham, dovevo friggerle quel cervello bacato a Arkham.
“La voglio uccidere”.
“No”.
“La voglio sgozzare con le mie mani e fare il bagno nel suo sangue caldo e dolce…così dolce…”.
“NO!!!”
“Un momento…L’ho buttata giù dall’elicottero? Non me lo ricordo…no, non sono stato io, è caduta da sola…o forse no, ma che importa? Se fosse morta non sarebbe certo colpa mia…”
Dovevo per forza seguire quel branco di idioti se volevo scoprirlo. Continuavo a ripetermi che non poteva essere morta. Non poteva e basta. Non doveva, non aveva il diritto di morire senza il mio permesso.
“Perché è mia e la voglio…”
“…uccidere…”
Lanciai un’ultima occhiata all’elicottero –E’ stato un piacere, adesso però ho da fare...-. Mi tastai le tasche dei pantaloni, poi quelle della giacca e scoprii con un certo disappunto di essere completamente disarmato. Gettai la testa all’indietro con una certa frustrazione e feci dietrofront, dirigendomi di nuovo verso l’elicottero, alla ricerca di qualcosa che si fosse salvato dall’esplosione. Dubitavo fortemente che quel mollusco di Van Criss avesse qualche arma addosso, ma decisi di controllare ugualmente, così gli puntai un piede addosso e lo spinsi finchè non lo girai sulla schiena.
“Jonny Jonny…non era proprio il momento giusto per tirare le cuoia…mi saresti stato molto utile adesso, maledetto idiota…”

 
Fissai la granata che avevo recuperato tra le macerie e che misteriosamente non era esplosa. Era intatta.
“Vieni da papà…”
Me la infilai in tasca e finalmente uscii da quel letamaio. La parte sinistra del viso continuava a bruciarmi.
Dopotutto, però,  sembrava che avessi ancora un paio di assi nella manica. E un obiettivo.

Dovevo trovare Harley e offrirle l’ultimissima possibilità di venire via con me, e cosa ancora più importante, volevo fare una chiacchierata con il cecchino. Mi sembrava di avere un tarlo nel cervello che scavava, scavava e scavava...volevo solo togliermi un dubbio…e poi eventualmente scorticarlo vivo. Un lavoretto veloce.

LIVE FOR HIMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora