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Mi riparai dalla pioggia come meglio riuscii con il cappotto, usando una sola mano, essendo l'altra impegnata a tenere la borsa quel giorno pesantissima, piena di documenti. Cavolo, sembrava che ci avessi infilato sampietrini per quanto pesava. Corsi più che potei e pensai che una volta o l'altra mi sarei sicuramente ammazzata, con quei tacchi che mi ostinavo a indossare. Lo facevo per un fatto di autostima più che per un bisogno reale di centimetri in più, mi facevano sentire più sicura di me stessa.
Tra l'altro avevo dormito poco e male quella notte. Avevo un disperato bisogno di un caffè.
Arrivata al portone d'ingresso fui piacevolmente sorpresa nel vedere che qualcuno lo stava aprendo dall'interno, e un istante dopo un sorvegliante, forse ancora quello notturno visto che erano le sei del mattino, fece capolino e mi sorrise. Ricambiai il sorriso, riconoscente per avermi evitato una sosta davanti alla porta dalla quale sarei uscita completamente zuppa.
-Come sapeva che stavo per arrivare? - Gli chiesi posando la borsa a terra e aggiustandomi alla meglio i capelli mezzi bagnati.
-Oh, non lo sapevo- Mi sorrise ancora, in un modo strano, quasi complice. Non lo avevo mai visto tra l'altro. Era giovane, sulla trentina avrei detto, molto alto e ben piazzato, con folti capelli castani e una barba leggermente e volutamente incolta altrettanto folta -Mi chiamo Jonny, dottoressa Quinzel-
Strinsi riluttante la mano che mi aveva allungato, raccolsi la borsa e mi affrettai a chiedergli -Come conosce il mio nome? Non l'ho mai vista qui-
-Abbiamo un amico in comune-
Un amico in comune? Ne dubitavo fortemente...e allora perché sospettavo che si trattasse di una persona in particolare?
No, era impossibile che fosse riuscito a far infiltrare uno dei suoi ad Arkham...era impossibile, no?
-Ehm- Non sapevo veramente cosa dirgli, così per un istante me ne rimasi li impalata a fissarlo -Devo andare ora, arrivederci- E mi affrettai ad allontanarmi da quel tizio, ma prima di svoltare l'angolo lo sentii rispondere -A presto, Harleen-

Qualche ora più tardi, reduce dall'ultima seduta con Cross prima che lo rilasciassero, mi diressi verso la mensa con lo stomaco che mi implorava rumorosamente perché mangiassi qualcosa.
In effetti, ultimamente mangiavo molto meno rispetto a prima...addirittura mi capitava di dimenticarmi completamente di mangiare finché non arrivavano i crampi allo stomaco, e solo allora uscivo da quello stato di estraniamento dalla realtà in cui mi ero chiusa.
La sala era semi deserta essendo passate le 14 da un pezzo, ma non fui comunque abbastanza fortunata da non incontrare Joan, in compagnia di Bolton e altri due che non conoscevo. Quando si girò verso di me la salutai con la mano rivolgendole un enorme, falso sorriso.
Inutile dire che non appena ebbi messo qualcosa di commestibile sul vassoio me la ritrovai alle calcagna.
-Harleen, ma che fine hai fatto? Vieni a sederti con noi. Abbiamo già mangiato ma ti aspettiamo-
-Oh, che gentile- E visualizzai l'immagine di Mr. J che le cavava un occhio con una forchetta -Certo-
-Hey, Harleen! Dov'eri finita?- Mi apostrofò Lyle Bolton mentre mi accomodavo di fronte a lui e Joan si sedeva vicino a me. L'interrogatorio era già andato oltre per i miei gusti.
-Oh, sai, sono stata un po' impegnata- Gli sorrisi, addentando la mela rossa che avevo scelto poco prima, Mi piaceva quella sfumatura di rosso...era scura, quasi sanguigna.
-Abbiamo saputo del Joker, congratulazioni...come sta andando? - Joan posò una mano sulla mia, che tenevo appoggiata vicino al vassoio, e me la strinse affettuosamente, il tutto condito da un sorriso amichevole e orgoglioso. Resistetti alla tentazione di prenderla per i capelli e aprirle la testa a forza di sbattergliela sul tavolo.
Ricambiai la stretta -Alla grande direi- E diedi un altro morso alla mela. Bolton trasalì leggermente.
-Sembri...strana, Harleen- Fece lui, osservandomi. Chissà come era andata di preciso con la storia del dito, Mr. J glielo aveva strappato a morsi? Repressi un sorriso. Non lo vedevo da due giorni...un'altra ora e l'attesa sarebbe finita, pensai tastandomi l'ampia tasca del camice, dove avevo nascosto il mio regalo per lui.
-Va tutto bene?- Insistette. Che cocciuto!
Di nuovo le mie labbra si aprirono in un sorriso sfacciato, ma questa volta lo sentii mio -Mai stata meglio. Ora, se volete scusarmi, ho del lavoro da fare- Mi alzai, portando la mela e una fetta di crostata con me. Avrei finito di mangiare da sola.
-Harleen?- Mi chiamò Bolton quando ero già arrivata all'uscita. Roteai gli occhi e mi voltai.
-Sta attento con quel pazzoide, ok?- Sembrava essere sinceramente preoccupato e mi dispiacque per lui, che non aveva niente a che vedere con la storia di Joan. Questo non mi impedì comunque di odiarlo per aver chiamato Mr. J in quel modo.
-Certo- E detto questo li salutai con un cenno del capo e uscii.
"Non è un pazzoide, maledetto idiota"

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