-Metti quelle manine luride sul muro dietro di te, bene in vista-
Osservai Griggs, in piedi di fronte a me, le braccia conserte e un’espressione di malcelato divertimento stampata in faccia. Quei suoi occhietti da serpentello brillavano di eccitazione.
-Perché?- Chiesi, arrotolandomi una lunghissima ciocca di capelli intorno al dito indice. Non ero molto convinta, e poi era umiliante eseguire gli ordini di quell’imbecille…qualche mese prima, quando ero con Mr. J, uno come lui lo ammazzavamo prima di colazione! Ma dovevo fare la brava, almeno per un po', dopo l’ultima volta. Storsi il naso al ricordo.
Mi avevano imbottito di sedativo e ci avevo messo due giorni a riprendermi completamente. In compenso quello stato confusionale, insieme alla penna che avevo rubato all’ultima guardia con cui avevo giocato un po' prima che mi drogassero per bene, avevano scatenato la mia vena creativa. Ovviamente la penna la tenevo ben nascosta…per ogni evenienza! Trattenni una risatina.
Lui non rispose alla domanda ma alzò le sopracciglia. Sbuffai e mi voltai. Due passi e arrivai ad appoggiare i palmi sul muro.
-Mmmmmh- Fece lui, godendosi lo spettacolo –Non ti muovere…-
Sentii il rumore delle chiavi che giravano nella serratura e chiusi gli occhi, frustrata. Un istante dopo, le manette che mi stringevano i polsi. Troppo strette, quel bastardo lo faceva apposta! “Un giorno te la farò pagare…”
-Ti trasferiamo, Harley. Sei contenta?- Ridacchiò, mettendomi una mano sulla natica destra.
Aprii gli occhi, livida di rabbia –Ah si? E dove mi mandate? In un bel posto?- Mi voltai di scatto con tutte le intenzioni di aggredirlo come meglio avrei potuto, visto che avevo le mani bloccate, ma il bastardo fu più veloce di me e mi tramortì con un dissuasore elettrico. Dio, quanto gli piacevano quegli affari.
Ecco, adesso mi sentivo veramente come un fenomeno da baraccone. Quando Griggs aveva accennato a un trasferimento, avevo pensato che sarei stata portata in un altro carcere…invece mi avevano solo cambiato cella. Anzi, quella in cui mi trovavo al momento non era affatto una cella. Era una gabbia a tutti gli effetti.
Una gabbia, nuda e cruda. Non c’era neanche la brandina che in quei mesi mi avevano spacciato per letto. Non potevo crederci…
-Cos’è quella roba?- Chiesi a Griggs, guardando in alto, verso alcuni lunghi pezzi di stoffa che pendevano dalla sommità della gabbia.
-E’ il mio regalo per te…Ci puoi giocare, come una micetta! Così magari la smetterai di mandare i miei uomini all’ospedale. Non fare cazzate Harley…la mia pazienza sta iniziando a scemare. Non ti toglieremo più gli occhi di dosso da ora in poi. Ci sono guardie ad ogni angolo di questa stanza, e guarda un po'? Sei tu l’unica ospite!- Camminava avanti e indietro, rivolgendomi qualche occhiata soddisfatta di tanto in tanto. Mi avvicinai alle sbarre e mi ci appoggiai con la testa. Un istante dopo, una scarica elettrica mi costrinse a fare un balzo indietro. Ci rimasi un po' male, lo ammetto.
-Ah, dimenticavo. Non puoi toccare le sbarre-
-Che bella pensata- Grugnii, mettendomi a sedere al centro della mia bellissima e personale gabbia. Fossi stata allo zoo avrei voluto essere una iena. Sarebbe stato bello avere una iena domestica, pensai. Magari due! Forse avrei potuto chiederlo a Mr. J quando sarebbe venuto a salvarmi…
“Quando verrà a salvarmi…perché lui verrà a salvarmi…non si è dimenticato di me, vero?”
Probabilmente in quei mesi aveva avuto da fare…forse non riusciva a trovarmi…
Mi sdraiai sulla schiena, lo sguardo rivolto verso quei lunghi lembi che si protendevano verso di me dall’alto. Forse avrei davvero potuto giocare un po' con loro. Al mio Puddin sarebbe piaciuto un sacco vedermi volteggiare come una foglia nel vento, l’avrebbe fatto ridere. Anche a me venne da ridere, ma fu una risata amara, piena di dubbi e sempre meno convinta che lui sarebbe venuto a tirarmi fuori di li. Nonostante tutto non rimpiangevo nulla. Non avrei cambiato una virgola del mio passato. Ma il mio presente senza di lui era atroce…
-…lettera?- Sentii dire a Griggs, dal tono decisamente infastidito. Mi tirai su lentamente e lo osservai parlare con un’altra guardia che doveva essere arrivata mentre ero persa nei miei pensieri depressi. Il tizio teneva in mano un gran numero di lettere legate insieme da uno spago marrone.
-Sono tutte di sua figlia...-
-Lo so di chi sono- Tagliò corto Griggs, voltandomi le spalle e dirigendosi verso l’uscita. L’altra guardia lo seguì.
–Non potremmo dargliene qualcuna? In fin dei conti non c’è nessuna legge che vieti di…-
-NO!- Lo zittì Griggs. Ma di chi stavano parlando? Mi alzai in piedi, curiosa –Qui dentro comando io. Nessuno si azzardi a consegnare a Lawton neanche una di quelle lettere, siamo intesi?!-
-Intesi…- Si arrese il suo interlocutore –Allora non gliele porto insieme al pranzo-
-Ci vado io a portargli il pranzo…- Ridacchiò Griggs, prima di svoltare l’angolo e sparire. Chi era questo Lawton? A Griggs sembrava non piacere, il che me lo rese automaticamente simpatico. Mi strinsi nelle spalle e tornai a concentrarmi sul mio nuovo giocattolo aereo. Avrei dovuto ingegnarmi un po', ma alla fine ero certa di poter ottenere ciò che stava lentamente prendendo forma nella mia mente...alla fine, anche Griggs sembrò essere minimamente utile in questo mondo. Mi aveva fatto proprio un bel regalo. Avrei detto a Mr. J di ucciderlo un po' più velocemente.
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LIVE FOR HIM
Fanfiction-Non va bene. NON VA BENE!- -Co-cosa non va bene?- Balbettai in preda al panico. Lasciai il registratore sulla scrivania, mi alzai in piedi e andai verso di lui. -Non ti fidi di me, Harley!?- Ringhiò, gli occhi infossati che mi incenerivano e nello...