? (POV)
Mi trascinai faticosamente lungo il vialetto che divideva il prato a metà. Perfettamente curato, come sempre. Non so perché, ma mi sarei aspettato di trovarlo più trascurato, come se qualcuno si fosse dimenticato di prendersene cura, impegnato a pensare ad altro. Scossi la testa e mi dissi che era un pensiero stupido.
Quel movimento però mi provocò una fitta atroce. Ne avevo di continuo, e un po' ovunque…la carne bruciata che si lacerava non era proprio il massimo. Lo sapevo sempre saputo che prima o poi avrei pagato per tutte le cose che avevo fatto nel lasso di tempo che avevo passato con lui. Per le cose che avevo fatto e che spesso mi era piaciuto fare. Pagavano sempre tutti, perché non sarebbe dovuto valere anche per me?!
Ma almeno adesso era morto…no?
“Io non sono morto…perché lui dovrebbe esserlo?”
Scossi di nuovo la testa, e un’altra fitta dolorosissima mi arrivò dritta al cervello, strappandomi un lamento. Salii lentamente i tre gradini e rimasi impalato davanti all’entrata, osservando il mio debole riflesso sul vetro al centro della porta.
Le occhiate che mi erano state riservate durante il tragitto per arrivare fina a lì da Midway City non erano state che di pietà e repulsione…perché lei avrebbe dovuto guardarmi diversamente? Forse sarebbe stato meglio sparire e basta…non volevo essere il suo fardello. Non si meritava un marito completamente sfigurato di cui vergognarsi. Mi guardai di nuovo sul vetro, e pensai con una risatina isterica di somigliare ad un pugno di carne macinata.
Gli occhi mi si riempirono di lacrime, e stavo per decidere di girare i tacchi e andarmene. Poi sentii la sua risata. Chiara e argentina.
Stava…ridendo? Mia moglie stava ridendo?!
Senza più il controllo di me stesso bussai violentemente, lasciando impronte di sangue misto a sporcizia sul legno bianco. La risata cessò e sentii i passi che si avvicinavano lenti; tranquilli. Trattenni il fiato.
La porta si spalancò e il sorriso sulle sue labbra perfettamente truccate di rossetto si spense non appena mi vide, sostituito da una smorfia che non avrei saputo se più di terrore, di sorpresa o di disgusto.
-Jo…Jonny?- Pigolò, portandosi le mani a coprirsi la bocca. Aveva tutta l’aria di aver appena visto un fantasma, oltre che un mostro, e questo non mi sorprendeva affatto; era passata più di una settimana dall’ultima volta che l’avevo vista, era più che normale che mi avesse dato per morto visto il giro in cui ero immischiato. L’unica cosa che proprio non riuscivo a spiegarmi era come fosse possibile che ridesse così spensieratamente.
-Sarah…posso entrare?- La superai senza aspettare il suo permesso, stavamo pur sempre parlando di casa mia. La porta si richiuse lentamente alle mie spalle.
Mi diressi dritto verso la tv, sintonizzata su un canale comico. C’era uno stupido clown che correva a destra e a sinistra, inciampando su qualunque cosa gli capitasse davanti. Oh, quindi era questo che faceva tanto ridere mia moglie, distrutta per la mia presunta dipartita. Mi voltai verso di lei, che si lisciava i capelli castani con le mani tremanti. Non era minimamente felice di vedermi e discoprire che fossi vivo. Per di più sembrava avere paura di me.
-Che ti è successo? Oh mio Dio, sei…- Lasciò la frase incompiuta e non accennò ad avvicinarsi –Devi andare in ospedale-
-A fare che? Innesti di pelle? Farmi rattoppare?!- L’eco della sua risata mi rimbombava in testa, e la tv non aiutava.
-Qualcosa potranno fare…Jonny, non puoi rimanere così! Guardati! Non voglio neanche sapere cosa è successo- Si mise le mani tra i capelli, e sul finire della frase la sua voce divenne fastidiosamente isterica –Io…io pensavo…-
-Che fossi morto? Quasi…- Mi avvicinai a lei, che però indietreggiò, gli occhi velati di lacrime con il mio riflesso distorto dentro -…ma sono tornato da te…è questo che mi ha tenuto in vita-
Lei spalancò oscenamente le palpebre, e si allontanò da me ancora di più. Sentii lo stomaco rigirarsi, consapevole di ciò che stava per dire.
-Jonny…io…io non…insomma, guardati…io non penso di riuscire a…- Continuava a scuotere la testa, come se non potesse fare nulla per arrestare quel movimento freneticamente ondulatorio, da destra a sinistra, da sinistra a destra. Si sedette sul bracciolo del divano rosso e si portò le mani sul ventre piatto con fare protettivo.
Sbarrai gli occhi, aprendo la bocca per farle una domanda assurda, ma che quella sua gestualità mi aveva fatto sorgere spontanea.
-Tu non c’eri mai, Jonny! Non c’eri mai!- Esplose improvvisamente –Eri sempre via a fare chissà cosa con quel…con quel mostro…-
-L’ho fatto per te, l’ho fatto per noi! Meglio essere la mano destra del Diavolo che mettersi sul suo cammino, me lo dicesti tu, ti ricordi?-
Sarah tacque e per qualche secondo nella stanza non rimase altro che il suono dei nostri respiri accelerati. Mi avvicinai lentamente a lei, ignorando la fitta di dolore quasi insopportabile quando mi inginocchiai al suo fianco –Amore… Joker è morto, ok? Possiamo andarcene di qui e iniziare qualsiasi vita vogliamo lontano da tutta questa merda, lontano da Gotham…che ne dici?-
Lei mi guardò con una tale pietà negli occhi che mi fece male sulla pelle, e provai l’impulso di coprirmi la faccia per la vergogna –Jonny…mi dispiace. Sono incinta…e…non è tuo-
Anche se ero inginocchiato, sentii la testa girare vorticosamente e i contorni del suo viso ondeggiarono per un attimo. Un violento senso di nausea mi costrinse a portarmi una mano davanti alla bocca.
Sarah allungò una mano verso di me ma la scansai come se il contatto con lei avesse potuto bruciarmi più di quanto non lo fossi già. Era quella la donna per la cui vita avevo tanto temuto? Dio, che imperdonabile ingenuità.
-E…e di chi è?- Le domandai, alzandomi in piedi lentamente. All’improvviso il dolore alle mani scomparve e le sentii leggere, una sensazione tanto spiacevole quanto assurda.
-Non importa di chi è. Ora vattene per favore…non sarebbe dovuta andare così- Mormorò, guardandomi dritto negli occhi, senza la minima vergogna. Il suo sguardo, così sicuro e fermo, mi fece uscire letteralmente di testa, e tutto divenne rosso.
“Hai ragione…non sarebbe dovuta andare così”
Le risate del clown in tv divennero così forti che per un attimo pensai di coprirmi le orecchie con le mani, ma non ce ne fu bisogno perché un istante dopo non sentii più nulla, solo un fischio acuto, il perfetto accompagnamento per ciò che stavo per fare. Non potevo oppormi, anzi, sentivo che fosse la cosa più naturale del mondo. La cosa giusta da fare.
Le mie mani furono così veloci e leggere che fu estremamente facile stringerle intorno al suo lungo collo. E stringere. Stringere. Stringere. Se tentò di divincolarsi non me ne accorsi nemmeno.
Mi chiusi la porta alle spalle e inciampai su qualcosa. Abbassai lo sguardo appannato dalle lacrime e vidi qualcosa di piccolo e di colore rosso ai miei piedi. Mi asciugai gli occhi e mi piegai sulle ginocchia, prendendo tra le mani una piccola scatola di velluto.
Scossi la testa, sconvolto per ciò che avevo appena fatto. Sulle mani avevo ancora il suo odore...
Aprii lentamente il coperchio della scatolina, e il mio cuore mancò un battito.“AH
AH
AH
Sapevo che lo avresti fatto…e anche se non è nel mio stile, voglio proprio darti una seconda occasione. Non sprecarla Jonny Jonny…
PS: Ho sempre sospettato che tua moglie fosse una sgualdrina!”
HARLEY QUINN (POV)-Abbiamo fatto fuori la strega! Abbiamo salvato questo mondo di idioti…e Flag ha avuto quello che voleva. Non voglio tornare in prigione, per favoreeeee- Mi lagnai, rivolta alla dozzina di guardie tutto intorno a noi. Boomerang, legato davanti a me, mi lanciò un’occhiata furiosa.
-L’unica cosa positiva del mio triplice ergastolo, è che non ti rivedrò mai più-
-Andiamo…ora non dirmi che non sei affezionato a me nemmeno un pochino!- Finsi un’espressione offesa, solo per mettermi a ridacchiare un attimo dopo. Mi facevano male i polsi…chissà se era stato Griggs a ordinare ai suoi uomini di legarmeli così stretti. L’aereo che ci stava riportando a Belle Reve ebbe un sussulto, e Boomerang sobbalzò.
“Femminuccia!”
Mi appoggiai alla parete dura e tentai di rilassarmi. Erano morte un sacco di persone nelle ultime ore, una su tutte, Diablo. Ma immaginavo che avesse voluto morire sin dall’inizio della missione, visto ciò che aveva fatto…Almeno lui non sarebbe dovuto tornare in quel buco in cui ci stavano per sbattere di nuovo!
Stavolta non sarebbe venuto nessuno a tirarmi fuori di li. Ero quasi sicura che il mio Puddin mi avrebbe lasciato a marcire li dentro per l’eternità. Quando lo avevamo incontrato nel tunnel della metropolitana avevo avuto l’impressione che sospettasse che ci fosse qualcosa tra me e Deadshot, e la cosa mi suonò talmente ridicola che mi fece ridere rumorosamente. Tutti si voltarono verso di me.
-Scusate, stavo pensando a una cosa!- Cantilenai. Sentii anche Croc ridere a qualche metro di distanza.
Deadshot era stato fatto salire su un altro aereo, forse lo avrebbero portato da sua figlia, prima di rinchiuderlo di nuovo. In ogni caso mi arresi all’idea che avrei dovuto passare il resto della mia orrenda vita chiusa a Belle Reve. E tutto per colpa di Batman.
“Maledetto topo volante, il mio Puddin fa bene a odiarti così tanto!”
-Bentornata a Belle Reve, Quinn- Mi accolse una guardia che non avevo mai visto, con un’espressione assolutamente odiosa –La tua gabbia ti aspetta-
-Che gioia…chi sei tu? Dov’è quello stronzo di Griggs?- Gli chiesi guardandomi intorno. Come al solito ero circondata da energumeni alti due metri che mi puntavano le armi addosso. Il solito menù.
-Mi avevano avvertito su di te…ti piace fare la finta tonta eh?- Il tizio fece un cenno ai suoi uomini perché mi portassero via e poi si rivolse nuovamente a me –Il tuo ragazzo gli ha fatto esplodere casa con moglie e figli dentro, e poi l’ha sgozzato. Sarai contenta adesso immagino-
Sorrisi. Mr. J lo aveva fatto per me…era la cosa più romanticamente mostruosa che avessi mai sentito in vita mia.
-Si, quel bastardo se lo è meritato. Mi portate in gabbia ora? Dovrebbe esserci una macchina per espresso che mi aspetta!-
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LIVE FOR HIM
Fanfiction-Non va bene. NON VA BENE!- -Co-cosa non va bene?- Balbettai in preda al panico. Lasciai il registratore sulla scrivania, mi alzai in piedi e andai verso di lui. -Non ti fidi di me, Harley!?- Ringhiò, gli occhi infossati che mi incenerivano e nello...