Alle 23:17 Sebastian sentì il volume della televisione in salotto.
«Come è possibile che Belle non abbia spento la tv?» chiese il ragazzo e si diresse nella stanza per spegnerla.
Vide Belle sdraiata sul divano con un'espressione beata in viso, sorrise pensando a quanto tenera fosse.
Fece per andare in camera sua lasciandola a dormire li senza evitare di svegliarla, poi si voltò verso di lei e la prese in braccio portandola nella camera della ragazza.
Cercò di non svegliarla mentre la stendeva sul letto a baldacchino e le rimboccò le coperte.
Rimase ad osservarla un po', poi andò a dormire nonostante volesse restare lì a fissarla.La mattina dopo Belle si svegliò nel suo letto. Si trovò disorientata visto che si era addormentata sul divano, poi pensò che Sebastian l'avesse portata nella sua camera.
Le venne un po'di imbarazzo.
L'orologio segnava le 7:57, la caviglia era migliorata ma appena poggiò a terra i piedi iniziò a farle male.
Si rimise a letto, in fondo non aveva molta fame. Avrebbe potuto saltare la colazione.
Si coprì la testa con le lenzuola e strinse il cuscino riaddormentandosi.
Sebastian bussò alla porta della sua camera costringendola a svegliarsi.
«Che vuoi?» chiese lei da sotto le coperte, era ancora arrabbiata per ieri sera.
«Vuoi la colazione?»
Lei ci pensò. Le dava urto il fatto che lui si preoccupasse per lei nonostante continuasse ad essere uno stronzo con lei.
«Mettila sulla scrivania e va via» rispose lei.
Lui entrò, lei era sotto le coperte. Non si degnò neanche di guardarlo in faccia, non lo avrebbe ringraziato di averla portata in camera sua ieri notte.
La ragazza sentì Sebastian uscire quindi si tolse le coperte di dosso e andò a mangiare. Quando ebbe finito non sapeva se lasciare li la roba, chiamare Sebastian o portarla lei in cucina per lavarla. Decise di lasciare tutto sulla scrivania.
Si rimise a letto e iniziò a penzare a suo padre. Voleva sentirlo.
Si ricordò che Sebastian lo chiamava ogni mattina per accettarsi che l'uomo stesse bene.
«Sebastian!» gridò lei.
Lui corse in camera sua credendo che ci fosse un'emergenza.
«Cosa c'è? Ti sei fatta male?» ansimò lui per lo sforzo di avef salito le scale ed esser corso subito in soccorso di lei.
«Voglio chiamare mio padre» borbottò lei. «Voglio sentire come sta...»
Lui la guardò. Era difficile capire a cosa stesse pensando o capire bene cosa si nascondesse sotto la sua espressione neutra.
«Adesso prendo il telefono aspetta...» disse sparendo dietro la porta, ritornò con un cellulare in mano, digitò il numero del centro per anziani e passò il telefono a Belle.
Rispose una donna.
«Pronto? Voglio parlare con Alfie Allen, sono la figlia...»
«Oh si certo, adesso glie lo passo» ascolamò e dopo qualche minuto rispose una voce maschile roca.
«Pronto? Belle?»
«Papà sono io, come stai?» chiese lei sorridente.
L'uomo tossì.
«Sono stato meglio tesoro...» borbottò l'uomo.
«Appena posso vengo a trovarti di nuovo padre, adesso devo riposare. Ho una leggera slogatura alla caviglia» la ragazza sorrise.
«Va bene piccola mia, come ti trovi li?» la ragazza trattenne le lacrime.
«Bene papà... molto bene» in realtà le mancava stare com suo padre nella sua vecchia casa ed era stufa di dover litigare sempre con Sebastian.
«Sono contento! Adesso devo andare anche io che devo fare colazione, ti amo piccola mia. Stammi bene» l'uomo sorrise e Belle avrebbe voluto vederlo quel sorriso.
«Ciao papà» attaccò con gli occhi lucidi. Si era accorta che suo padre stava poco bene e sarebbe voluta andare da lui.
Diede il telefono a Sebastian che la guardò, «Ci andremo appena starai meglio okay?»
«Si... va bene» confermò lei.
Il ragazzo prese la roba sulla scrivania e uscì dalla porta andando in cucina a lavare le cose.
Intanto Belle aveva paura per suo padre, stava peggio rispetto all'ultima volta che lo aveva sentito. Era più stanco, la sua voce era più roca.
Decise di lavare via lo stress con una rilassante doccia calda. L'acqua che scrosciava costantemente giù dalla doccia scivolava lungo la sua liscia e morbida pelle donandole una sensazione rilassante.
Si abbandonò a quella sensazione per un'ora quasi dimendicandosi della sua caviglia mal ridotta. Stando sotto la doccia cancellò qualsiasi cosa negativa che prima la aggrediva, ad esempio la sua caviglia, il fatto che suo padre non stesse molto bene e che lei e Sebastian non facevano altro che litigare.
Non pensò praticamente a nulla apparte il sapone e l'acqua.
Uscita dalla doccia si lasciò avvolgere dal suo accappatoio e si asciugò, si infilò dei panni puliti e asciugò anche i caoelli che lasciò sciolti.
Mise in ordine il bagno e andò in camera sua, ma non prima di aver messo i panni sporchi nella lavatrice.Era passata una settimana e la caviglia di Belle adesso funzionava alla grande. Non le faceva più male così sarebbe potuta andare a trovare suo padre.
Decisero che ci sarebbero andati l'indomani, Belle era entusiasta anche se aveva paura di vedere in che stato era conciato suo padre.
Lei e Sebastian si erano parlati pochissimo in quella settimana, lui era ancora arrabbiato con lei e lei ce l'aveva con lui perché non credeva al fatto che fosse innocente e neanche voleva perdere altro tempo con un ragazzo lunatico del genere.
Ci era rimasta male del fatto che lui non le credesse ma non poteva farci nulla se era testardo.
Belle pensò che le avrebbe fatto piacere uscire un po'di più. Era annoiata, vedere sempre la stessa persona non era il massimo anche se si trattava di un ragazzo molto bello.
Uscì dalla sua camera intenta ad andare in cucina a fare merenda con qualcosa, aveva un leggero languorino, e sbatté contro Sebastian per sbaglio.
«Scusa» balbettò maldestramente per poi andare in cucina.
Erano poche le cose che potevano dirsi, un muro di rabbia li divideva impedendo loro di dialogare.
Agguantò un pacco di boscotti e iniziò a mangiucchiarli. Domani sarebbe andata finalmente a trovare il padre!
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La bella e la bestia •||storia modernizzata||•
RomanceBelle era una giovane diciassettenne che aveva costato la vita a sua madre al momento del parto. Viveva con suo padre, ma lui andò in bancarotta, affidò la figlia ad un ragazzo ricco figlio di un amico di un suo collega dato che non aveva più i sol...