Capitolo 4

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Il sole che entrava dalle finestre fece svegliare Belle. Erano le otto del mattino, si alzò e si preparò.
Scese in cucina, oggi voleva preparare lei la colazione.
Si spaventò mentre stava per entrare in cucina e Sebastian stava uscendo.
Gli sbatté contro.
«Scusa...» mormorò imbarazzata.
«Fa niente» lui andò alla biblioteca della villa, dove c'erano milioni di libri.
«Ehm... Sebastian cosa mangi a colazione?» domandò entrando nella biblioteca.
«Caffé e latte e delle fette biscottate con la marmellata di ciliegie» le rispose lui tirando fuori da uno scaffale Cime tempestose.
Lei annuí e andò in cucina.
Preparò la colazione e imbandí la tavola.
Sebastian arrivò alle 8:30 precise.
Puntuale come un orologio svizzero. Pensò Belle.
Iniziarono a mangiare. Durante i pasti il disagio lo si poteva toccare. Nessuno aveva nulla da dire.
Soprattutto Belle era a disagio, la metteva in soggezione mangiare in silenzio di fronte al ragazzo che le aveva urlato contro e poi si era scusato con lei.
Alzò gli occhi e vide sul collo altre cicatrici. Lui se ne accorse e le scoccò un' occhiata che le fece abbassare lo sguardo.
Finito di mangiare Sebastian rimase a guardare Belle mentre finiva i suoi biscotti.
Perché io non posso guardare le sue cicatrici ma lui mi può fissare? Si chiese lei. È ingiusto...
Quando anche lei ebbe finito il ragazzo si alzò dalla tavola.
Prese i due piatti e le tazze e li mise nel lavabo aprì l'acqua ma Belle andò da lui.
«Li lavo io i piatti...» esclamò a bassa voce.
«Va bene» Sebastian si rinchiuse in camera sua dopo aver lavato i denti.
Belle si domandò cosa c'era nella sua camera di tanto personale da non farla entrare. Perché si chiudeva in camera sua? Perché non usciva con degli amici? Aveva amici? E i suoi genitori?
Tutte domande che frullavano nella testa della ragazza.
Andò a farsi una doccia e poi uscì in giardino. Vide i cespugli delle rose rosse. Gli unici, stavano appassendo. Decise di dare dell'acqua a quelle piante ma appena ne versò un po' una appassí e divenne marrone.
Lei la osservò.
«Cosa?» chiese sconvolta.
Sebastian uscì e si fiondò da Belle.
«Non farlo più!» gridò dolorante.
«Fare cosa?» domandò lei preoccupata lasciando cadere a terra la caraffa di plastica con dentro l'acqua che fortunatamente non bagnò le rose rosse.
«Non devi innaffiare quelle rose!» ringhiò lui, la ragazza era spaventata.
Perché la rosa era appassita? Come faceva Sebastian a sapere che lei aveva innaffiato le rose rosse? Perché aveva un' espressione così addolorata e una voce come se stesse soffrendo?
«Io... mi dispiace non volevo...»
«Belle entra in casa e sta lontana dalle rose» gemette lui quasi furioso. Senza farselo ripetere due volte lei rientrò. Lui chiuse la porta e si trascinò dentro dolorante.
«Sebastian... hai bisogno di aiuto?» cercò di aiutarlo a camminare.
«No sto bene» mentì lui salendo le scale per andare in camera sua.
Lei lo aiutò a salire.
«Come e dove ti sei fatto male?» indagò lei.
«Non mi sono fatto male» continuò lui.
«Neghi l'evidenza... fatti accompagnare in camera tua» la giovane ragazza gli mise una mano dietro la schiena e il ragazzo gemette di dolore.
«Scu... scusa...» balbettò lei.
«Fila via!» gridò il ragazzo e lei andò in camera sua.
«Cavolo!» urlò lui. Lei aveva ucciso una rosa. Adesso lui stava pagando le conseguenze.
Deve imparare a stare con le mani a posto. Pensò lui e si rinchiuse in bagno.
Si tolse la felpa e si specchiò, aveva un enorme taglio aperto sulla schiena e un altro sul petto. Respirò a fondo e si disinfettò la ferita sul petto.
Cercò di disinfettare anche il taglio sulla schiena. Aveva bisogno di aiuto, non poteva certo chiederlo a Belle. Si arrangiò. Fece scorrere dietro la schiena l'acqua ossigenata, poi prese delle garze e cercò di coprire il taglio guardandosi allo specchio. Non era certo facile, alla fine ci riuscì. Ci mise un' ora circa, ma ci riuscì.
Doveva aspettare che quei tagli si cicatrizzassero.
Andò in camera sua.
Belle intanto non capiva cosa le stesse nascondendo Sebastian e perché la rosa era appassita. Forse non aveva gettato dell'acqua sulla rosa, magari era qualcos'altro, era la spiegazione più logica. Ma l'acqua l'aveva presa dal rubinetto della cucina.
La ragazza la porta della sua camera e vide Sebastian chiudere la porta della propria stanza. Si era di nuovo rinchiuso nella sua camera.
Senza fare il minimo rumore lei uscì di casa con il suo nuovo album e le matite.
Andò in giardino, vide che la rosa appassita aveva lasciato il posto ad una rosa bianca.
Andò nel giardino sul retro, là dove si affacciava la sua camera, era ancora più magnifico visto dal vivo. Si sedette a terra e iniziò a schizzare le paperelle che scuotevano il loro buffo di dietro nell'acqua del laghetto. Poi girò pagina e iniziò a disegnare le rose  bianche che erano piantate nel 40% del giardino della villa.
Belle si guardò attorno più e più volte, si sentiva osservata. Si girò verso la vetrata che si affacciava al giardino e notò la figura di Sebastian scrutarla dall'alto, il loro sguardo si incrociò e lui uscì dalla stanza della ragazza.
Lei passò il pomeriggio a disegnare soggetti presenti nel giardino della villa. Quando furono circa le 12:40 si diresse all'entrata dell' abitazione. Si fermò a d osservare la rosa bianca sfiorò le spine presenti sul suo stelo e si tagliò lasciando cadere una goccia di sangue sul terreno.
Improvvisamente la rosa divenne rossa e il cespuglio sembrò riprendersi; rimaneva lo stesso un po' rinsecchito, ma adesso meno rispetto a prima.
«Cosa sta succedendo!?» mormorò in preda al panico. Entrò in casa correndo e andò da Sebastian. Che si trovava in cucina intento a cucinare dei cannelloni.
«Che succede qui!?» gridò lei.
«Sta calma» la voce del ragazzo era ferma, sembrava essersi ripreso da prima.
«No! La rosa... quella rosa era diventata bianca... poi mi sono tagliata e... e si è tinta di rosso!» lei era in preda a degli attacchi di panico.
Lui abbandonò il forno e attraversò la cucina con grandi falcate.
«Belle, ti... ti avevo detto di stare lontana da quelle rose. Ho dell' acqua ossigenata e o cerotti nel bagno grande»
«E la rosa che è diventata rossa?» chiese.
«É ovvio che sia diventata rossa, il tuo sangue ci è finito sopra!» disse lui con naturalezza.
«No! Non hai capito, la rosa era appassita, poi è diventata bianca e quando mi sono tagliata e il sangue è caduto a terra la rosa è tornata come prima... cosa succede?» ripeté lei.
«Non lo so, forse sei stanca e hai le allucinazioni»
«E perché mi hai detto di stare lontana dalle rose?»
«Perché non voglio che ti faccia male con le spine» Sebastian stava iniziando a perdere la pazienza. Era stufo di tutte quelle domande.
«No, c'è dell'altro sotto... tu mi nascondi qualc...»
«Io non ti sto nascondendo nulla! Adesso smettila di blaterare e vatti a sedere a tavola!» urlò lui.
Lei lo guardò negli occhi mentre i suoi si appannavano sempre di più.
«Non ho fame» disse sottovoce e andò in camera sua con passo veloce.
«Belle!» gridò lui. «Belle torna qua!» era arrabbiato, ma non voleva che succedesse quel che era successo l'altro giorno.
La seguì e mentre lei stava per chiudere la porta lui la bloccò.
«Torna giù e pranza insieme a me» le ordinò.
«Io non prendo ordini da te!» sibilò la ragazza tra i denti.
«Invece tu farai quel che ti ho detto di fare o resterai in camera tua per una settimana!» il ragazzo continuava ad avere un tono di voce alto.
«Tu non mi dici quello che devo fare! Non sei mio padre hai capito!? Non puoi tenermi chiusa in camera mia per una settimana!» gridò lei con le lacrime che le scendevano lungo le guance, diede una spinta a Sebastian sul petto e lui soffocò un gemito. La ferita c'era ancora. Belle ne approfittò per chiudere la porta della sua camera ma lui si ricompose quasi immediatamente e afferrò la porta prima che si chiudesse. La tenne aperta con il suo forte braccio.
«Scendi a mangiare» ripeté.
Lo guardò di nuovo negli occhi. Era ferita nei sentimenti. Pensò che era ingiusto che lui le desse ordini.
Belle non disse niente, si limitò ad andare in sala da pranzo.

La bella e la bestia •||storia modernizzata||•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora