Capitolo 4: Christopher

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Conosco quello sguardo, l'ho provato tante volte, ma è così strano vederlo sul volto di un'altra persona, non riesco a muovermi, sono impassibile di fronte a lei, di fronte al suo sguardo che diventa quasi impaurito. Torno alla realtà e comincio:

<<Non devi aver paura, non ti faccio del male, ti ho vista arrivare correndo e volevo assicurarmi che stessi bene. Comunque io sono Christopher.>>;

<<Il mio nome è...Helena>> dice singhiozzando;

Cazzo, Helena, mi è sempre piaciuto questo nome, penso tra me e me mentre mi siedo accanto a lei.

<<Beh piacere, se hai bisogno di aiuto io sono qui>> le chiedo;

<<No grazie, sono apposto così>> risponde asciugandosi le lacrime con la manica della felpa;

<<Non vorrei essere invadente, ma a me sembra il contrario>> dico;

<<Invadente? Sei piombato qui come se mi conoscessi da una vita>> dice seccata;

<<Si hai ragione, mi scuso per questo e se ti ho fatto spaventare, ma sono innocuo, non voglio farti del male>> rispondo

È pensierosa, tiene la testa fissa verso il mare, e più il tempo passa, più devo sapere cos'è successo a questa ragazza misteriosa dagli occhi verdi.

<<Allora? Vuoi dirmi perché sei piombata in spiaggia piangendo?>> continuo;

<<Non ho bisogno del tuo aiuto, non ho bisogno dell'aiuto di nessuno>> dice in modo irritata;

<<Ed è qui che ti sbagli, ognuno di noi ha bisogno di qualcuno che ci aiuti a sfogarsi, qualcuno che ci capisca, una spalla su cui piangere. E siccome qui non vedo nessuno in giro a parte me, lasciati andare, so che è difficile farlo con una persona che a malapena conosci il nome, però provaci, e non temere che io ti giudichi, perché non lo farò, anzi, cercherò in tutti i modi di capirti e capire anche i tuoi silenzi.>> dico accennando un sorriso che sembra averla convinta. Beh dopotutto so essere sempre molto convincente.

<<Mio padre...>> comincia <<ho litigato con mio padre, come se fosse una novità, continua a ripetermi di sottostare alle sue regole, pur avendo diciannove anni, ma io testarda come sono non voglio che nessuno mi obblighi a fare delle cose, perché io farò sempre il contrario, sono fatta così. Arrivo ad un punto in cui non riesco più a sopportare queste continue litigate e crollo.>> dice mentre vedo che una lacrima gli riga la guancia.

Dentro di me sono contento che questa ragazza si sia aperta con me, ma man mano che va avanti con il suo racconto riesco a capire quanto dolore prova.

<<Dev'essere un tipo molto severo tuo padre>> gli chiedo;

<<Eh già, e non solo con me, anche con la mia sorellina e mia madre, e io non sopporto che tratti male anche loro, e molte volte mi intrometto per difenderle, e mio padre diventa ancora più furioso, tanto da alzarmi le mani addosso e farmi davvero male, e io scappo di casa perché ho bisogno di nascondermi nel mio rifugio e stare lontano da tutti.>>

Sentendo queste parole, sento il vuoto dentro di me, e la rabbia comincia a farsi spazio. Anche se non la conosco, sto cominciando a provare un senso di protezione verso di lei, voglio conoscerla più a fondo, anzi, devo.

<<Non ho mai sopportato le persone violente, specialmente contro una ragazza, e questa cosa mi fa una rabbia pazzesca>> dico mentre mi guarda in modo perplesso;

<<Ormai ci sono abituata>> mi risponde velocemente per poi tornare a guardare il mare. Vedo che si sta calmando e questa cosa mi fa piacere. Faccio un respiro profondo:

<<Beh magari potremmo cambiare discorso, così ti distrai>> le chiedo;

<<Si credo sia la cosa giusta, magari poi un giorno ti racconterò il resto.>>

Un altro giorno? Cosa vuol dire? Vuole rivedermi? Penso tra me e me.

<<E' un modo per dirmi che ci rivedremo?>> dico;

<<Tutto è possibile>> risponde con un sorriso.

È la prima volta che sorride da quando stiamo parlando, e ne rimango estasiato.

<<Beh allora dimmi qualcosa di te>> continua;

Non mi sento ancora pronto per dirle tutto su di me, almeno per ora, ma so che imparerò a conoscerla, e lei conoscerà me, e sarò pronto a dirgli tutto.

<<Si, allora, vengo da Seattle e mi sono trasferito da poco a Berkeley per frequentare l'università di qui.>> le rispondo;

<<Ah sì? Anche io vado lì, strano che non ti ho visto in giro.>> dice mentre guarda l'ora;

<<Vuoi rientrare?>> continuo;

<<Per quanto vorrei rimanere qui, sono passate già due ore da quando sono fuori e non voglio far preoccupare mia madre.>> mi dice;

<<Va bene, allora ti accompagno>> dico e la vedo sorridere.

Così la aiuto ad alzarsi, e noto che non è molto alta e i suoi capelli sono di un rosso borgogna. Ci incamminiamo, e lungo il tragitto cerco di memorizzare la strada per non perdermi al ritorno e quando annuncia che siamo quasi arrivati noto che non abita molto lontana dalla spiaggia, per mia fortuna.

<<Ecco, questa è casa mia>> dice indicandomi una villetta che da fuori sembra davvero carina;

<<Ti ringrazio per avermi ascoltata e accompagnata a casa.>> continua;

<<Non dirlo nemmeno, è stato un piacere>>;

E prima di aprire il cancello mi lascia il suo numero di telefono, e mi sento fortunato per questo. Mentre la vedo incamminarsi verso la porta di casa, si gira di scatto:

<<Christopher>> urla e vedo che mi corre incontro e mi abbraccia;

<<Buonanotte>> mi sussurra;

<<Buonanotte Helena>> le rispondo sorridendo.

**********Angolo Autore**********

Finalmente il tanto atteso incontro tra Christopher e Helena. Non vedevo l'ora di scrivere questo capitolo e finalmente ho finito. Scusate per il ritardo, spero che ne sia valsa la pena.

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