Capitolo 14

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"Elena"
«Elena, finalmente hai fatto colpo! Vedi, il vestito funziona sempre» esclama. Come non detto. La vergogna. Le lancio un'occhiataccia ma purtroppo lei non mi degna di uno sguardo. È concentrata ad ammirare Stefano. Sono consapevole sia un ragazzo carino ma lei sta seriamente nuotando nella bava.
«Terra chiama Azzurra, non ho fatto colpo, è un mio amico sin dall'asilo. Poi ti spiego meglio. Comunque, dopo scuola puoi passare da me?» domando.
«Ehm, sì certo, ora devo andare da una mia amica, ci vediamo in classe» improvvisa per farsi distogliere gli occhi di torno.
«Hai ragione, è parecchio carina» ridacchia Stefano una volta che Azzurra scompare tra gli studenti.
Suona la campanella e tutti si dirigono nelle proprie aule. Arrivo in classe e cerco un posto libero tra i banchi in fondo. Mi siedo e preparo i libri di inglese.
«Ciao Elena» mi dice una mia compagna di classe sedendosi sul banco a fianco al mio.
«Ehm... Noemi giusto?»
«Si esatto» afferma sorridendo.
È una ragazza tenerissima, molto timida e sempre disponibile. Adoro i suoi capelli rossi e le sue lentiggini. «Come stai?» mi chiede.
«B-Bene... Perché?»
«Stavi fissando il vuoto, eri come posseduta» ridacchia.
«Stavo pensando» rispondo.
«A chi?»
In mio aiuto, per fortuna, entra in classe la professoressa di inglese. L'inglese, la mia materia preferita, l'unica in cui ho voti parecchio alti. Adoro questa lingua, la trovo quasi magica.

Finite le lezioni. Si è conclusa bene la giornata scolastica... Beh, sette nell'interrogazione di fisica non è male. Azzurra mi affianca appena esco dal cancello. È strana, parecchio strana.
«Tutto ok Azzurra?» le domando.
«No» mormora.
«Che è successo?» chiedo preoccupata.
«Te lo spiego oggi pomeriggio da te, qua può sentirmi troppa gente» ribatte a denti stretti spostando la visuale a destra e sinistra.
«Mi spaventi se dici così»
«Tranquilla, io vado ciao»
«Ciao!»
Che ha fatto? C'entra Francesco? Se è colpa sua questa volta mi sente. Nessuno si deve azzardare a toccare chi voglio bene. Col tempo ho imparato a far tesoro di quelle poche persone che mi stanno accanto, è una questione reciproca, tu fai del bene a me e io cercherò sempre di farlo per te. Non ho mai pugnalato alle spalle; non si pugnala alle spalle. Tradire la fiducia è la cosa più brutta che si possa fare e come mi ha insegnato nonna, il karma poi arriva come un boomerang. Le cose che dai poi le ricevi.
«Ancora tutta sola a fissare il vuoto?» Di nuovo Noemi. Questa ragazza non mi ha mai parlato e deve iniziare proprio ora?
«Eh già»
«Comunque prima non mi hai risposto a chi pensavi...» domanda curiosa mentre continuo a fissare il marciapiede.
«A una persona, non posso spiegarti, sono questioni private» mi giustifico tentando di raggirare la domanda.
«Ah va bene, ehm, ci vediamo in giro, ciao Elena» rimedia alla domanda allungando poi il passo.
Chino il capo in segno di saluto e tiro un sospiro di sollievo. È un po' troppo sfacciata questa ragazza.
Arrivata a casa inizio a cucinare la pasta, sono totalmente negata in questo ambito. Ho difficoltà persino a preparare il the, figuriamoci la minestra. Mentre aspetto che l'acqua inizi a bollire mi siedo sul divano e accendo la TV digitando un canale qualsiasi che trasmetta musica random. "Hai delle isole negli occhi" di Tiziano Ferro. Amo questa canzone. Appena scolo la pasta mi arriva un messaggio e per poco non rischio di ustionarmi con l'acqua bollente tutta la mano destra. È Azzurra.
<Elena, potresti venire tu da me? Mia madre non vuole che io esca>
Le rispondo:
<Ehm, certo, a dopo>
Sono letteralmente preoccupata. Mangio, lavo il piatto, lo metto a scolare e vado a prendere le calze e il vestito che mi ha prestato Azzurra per uscire con Fabio ieri sera. Uscita di casa collego le cuffie al telefono e iniziò ad incamminarmi per arrivare da lei.
Le nuvole e il vento si sono messi d'accordo con il mio stato d'animo. Ho dimenticato il giubbotto in casa e ora sono qui a tremare dal freddo. Fuori da casa di Fabio c'è una ragazza insieme a un altro, uno dei due fratelli, su questo non c'è dubbio. A mano a mano che mi avvicino riesco a riconoscere le due persone. I capelli rossi della ragazza e quelli castano chiarissimo di Lucas. Noemi. Ancora lei. Mi perseguita. Sono appiccicati l'uno all'altra. Non so come mai, ma questa cosa mi da fastidio. Io non sono mai stata trattata così. Sono gelosa. Non lo staranno facendo apposta ma sembra di sì. Mi fa male pensare che nessuno mi abbia mai trattato così, come se io fossi un tesoro prezioso, come se avessi bisogno di aiuto. Può sembrare il contrario ma sono sempre in difficoltà. Non c'è mai stato un attimo nel quale non abbia desiderato l'aiuto da qualcuno. Ma purtroppo nessuno mi ha mai aiutato, forse è nata così la mia corazza.

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Spazio autrice,
Chiedo scusa per il capitolo corto. Spero che la storia vi stia piacendo e al prossimo capitolo.
Erica

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