La tomba di Anna Pemberton

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In quell'istante mi sembrò sentire la mia anima che si espandeva: stava diventando infinita come se stesse abbracciando tutto l'universo. Per cui, in un attimo, sapevo tutto d'ogni vita delle persone che riposavano in quello strano cimitero. Persone che in realtà erano inquiete, che non stavano riposando affatto, che non erano mai morte...come me del resto. Tutto si capovolse: non sapevo niente di tutte quelle insolite esistenze, ma erano loro, quei soffi di vita, che erano compresi in me, e che reciprocamente erano a conoscenza di ogni minuto della mia esistenza incomprensibile, del mio passato. E del passato di Anna.

In che anno mi trovavo? Guardai una delle lapidi grigie e fredde. L'incizione iniziava con una poesia, che riuscii a leggere alla luce della luna:

"La vita...ah la vita!
Che grande illusione,
d'amore e di vento
è come una canzone.
La vita fuggita,
la vita sognata,
la vita di nulla,
eppure adorata.
La morte...ah la morte!
Non guarda nessuno,
di sangue o di linfa
le basta qualcuno
da portare con sè,
lontano da dove,
tanto che importa,
ci sarà sempre un altrove."

L'incisione continuava in caratteri più grandi:

"WILLIAM CRAMBLY
1217-1274
poeta"

Ero sconvolta. Anna era appena morta nel 678, ed io, senza accorgermene, mi ritrovavo sola e senza una spiegazione logica, probabilmente intorno al 1300. O chissà quale altro anno. Andai a vedere un'altra pietra sepolcrale per accertarmi di essere sicura di ciò che avevo appena letto:

"...perdonami. E' l'ultima cosa che ti chiedo.
Poco prima che tu arrivassi, ho inghiottito un veleno letale,
e sto morendo. La morte non è che una condanna,
è l'unica certezza che mi resta:
dopo una vita senza senso, voglio almeno che la mia morte ne abbia uno.
Volevo vedere il futuro, e non ho visto altro che polvere.
E' tempo che questa polvere torni alla polvere."

Questi versi dovevano essere stati scritti in un biglietto d'addio. Seguiva il nome e la data: Andreina Cray, 1139-1187.

Mi resi conto che non si trattava di un sogno o di un'allucinazione, come avevo per un attimo sperato: era tutto vero.
Non sapevo che fare. Qualcuno mi aveva riportata in vita salvandomi dalla morte, ma non da me stessa: per quale motivo?

Osservai le altre tombe: contadini, emarginati, persone vissute e morte sole, ma anche bambini. E poi, eccola: la tomba di Anna Pemberton. Ne rimasi sorpresa, perchè una strega non veniva sepolta in un cimitero. La sua lapide riportava la data più vecchia. I miei occhi si riempirono di lacrime: ero legata a questa donna misteriosa. Anna faceva parte di me, e un pezzo di me era morto con lei. Mi accoccolai sulla tomba, come se cercassi consolazione in un suo abbraccio. Anna non era malvagia, ma la sua anima decise di lasciarla a causa del suo comportamento: il troppo potere che aveva acquisito l'aveva fatta sentire onnipotente, e le aveva dato alla testa.

Stetti un po' sulla sua tomba, fino a quando non mi sembrò che il vento mi parlasse. Era proprio il vento! O forse era Anna? Non scorderò mai quelle parole:

"Forse non serve parlare, e neanche capire...la vita ha la stessa logica di un sogno. A volte si trasforma in un incubo. L'incubo da cui hai tentato di svegliarti sognando altri mille incubi. Ma ora è tutto finito. Io non dovrò più andare alla ricerca della pace, perchè è la pace che ha trovato me. La tua mente, cara Victoria, è piena di sgomento e smarrimento, lo si legge nei tuoi occhi. Ma è la fine del principio e il principio della fine. Ritroverai te stessa nel sogno assurdo di questa nuova vita, prigioniera di ricordi che non ricordi, dell'oblio. Prigioniera di errori e orrori non tuoi. Dimentica, cerca di dimenticare tutto, e sii te stessa. Scopri chi sei. Devi prendere la tua strada, ma dovrai trovarla da sola, anche se costerà fatica, smarrimento e paura. Perchè sarai sola, senza di me. Anche se io non ci sarò, sappi che mi troverai sempre su questa collina."

Era la mia immaginazione? No...era tutto vero. Anna mi aveva parlato. Dovevo muovermi, ma non sapevo dove andare. Continuavo a ripetermi le solite domande, chi fossi, e qual era il mio scopo.



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