Il Nulla

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Svegliarsi fu come riemergere dal mare dopo un lungo stato di apnea. Ripresi fiato a fatica e mi guardai attorno: il bosco era immerso nella nebbia e nella brina dell'alba appena passata. Tutto taceva. Un silenzio surreale. Riuscivo a stento a vedere gli alberi vicini da quanto fitta era l'aria pesante, come se fosse avvolto tutto dentro una grande nuvola piena di pioggia. Il Libro era ancora tra le mie mani, finalmente potevo guardarlo meglio: identico all'altro, ma lo stemma sul retro non raffigurava niente. Ed è proprio così la vita: il Niente. Lo strinsi forte al cuore e i tornò in mente la dolce Anna. -Anna cara parlami- sussurrai ad occhi chiusi. Non sentii parola alcuna, ma vidi nitido il volto di Naan.

Era il momento di agire, ancora una volta di rialzarsi e andare. Ma dove? Mi trovavo nuovamente al punto di partenza: non sapere dove andare. Sembrava di stare in quello strano cimitero, e mi tornò alla mente quella parola che mi martellava nella testa: il Destino. Che cos'era? E perchè tante persone lo temono?

Ripresi a camminare, e non si sa come, trovai il sentiero. Lo seguii seguendo il mio intuito, con la speranza nel cuore di condurmi al paese: volevo tornare alla locanda si Sylvanas. A tratti pensavo di non arrivarci mai. Camminai a lungo. La nebbia si stava diradando mentre il sole si levava in cielo, e finalmente iniziai a scorgere in lontananza la fine degli alberi, e l'inizio del ciottolato a terra.

All'uscita del bosco, ai piedi dell'ultimo albero, si trovava un uomo, un mendicante vestito di stracci con un berretto vicino per chiedere l'elemosina. Aveva uno strumento a corde e stava cantando una ballata che non scorderò mai:

...questa è la ballata
della gran disperazione,
d'angosce e torenti,
che strazian le persone.
Di deboli e di vinti,
di bassa uanità,
sfruttata e poi gettata
da chi non ha pietà.
Di disperati pianti,
di vite senza amore,
che giorno dopo giorno
spaccano il cuore.
Di piccoli, grandi errori,
di lacrime da asciugare,
tutti han tolto a tutti
il diritto di sbagliare.
E non c'è più speranza
oltre il velo del futuro,
davanti ti ritrovi sempre
un alto grande muro.

Era così triste e malinconico, mi chiesi se stesse parlando di sè stesso. Mi avvicinai:

"Buongiorno signore"

"Sta parlando con me?"

"Sì..."

"Nessuno vuole mai parlare con me!"

"Mi spiace, signore, non ho soldi con me...ma la sua canzone...è terribilmente bella. Posso chiederle una cosa?"

Il vecchio mi guardò meravigliato:

"Cara Victoria, ascoltami bene"

E iniziò a cantare:

Verrà il Destino, e porterà con sè
i tuoi fantasmi, tutti, assieme a te.
Ieri notte, Victoria, hai corso, corso forte,
e lo sai? Eri in gara con la sorte.
E la notte è lunga, lunga ancora,
corri forte, corri, Victoria!
Questa è la fine, la fine dell'orrore,
di tristezza e di follie,
della morte e dell'amore,
e della lunga strada che portava all'assassino,
attraverso gli arabeschi disegnati dal Destino.

Rimasi sbigottita, ma che cosa stava ficendo? E come faceva a sapere il mio nome? E della notte appena trascorsa? E chi era quell'assassino di cui stava parlando? C'entrava mica Naan? Mi tremavano le mani, e lui parlò:

"Mia cara giovane ragazza, è inutile che ti affliggi la mente con tante domande. E' inutile porsi troppi quesiti"

"Ma lei come fa a sapere come mi chiamo? E perchè sa certe cose? Io non ci capisco più niente...!"

"Non c'è niente da capire! Mi hai chiesto che cos'è il Destino, e questa è stata la mia risposta"

"Ma io non le ho chiesto niente!"

"Oh sì invece! Ti sembra strano? La Vita è strana. La Morte di più. O forse al contrario? Chi lo sa più"

Lo guardavo e non capivo.

"La Vita e la Morte, tu comprenderai, se il Destino ascoltare saprai"

"Ma lei chi è?"

"Chi pensi che io sia? Il Destino, Victoria, governa la Vita e la Morte. Nessuno sa da dove proviene, forse dall'universo, oppure dal Nulla"

Sentii il vento levarsi d'improvviso, alle mie spalle nel bosco, mi voltai di scatto e l'aria violenta mi scompigliò i capelli. Quando mi girai, l'uomo non c'era più. Sparito. Il Nulla. Forse anche quest'uomo così strano proveniva dal nulla. E se fosse stato il Destino in persona? La testa mi scoppiava, ancora domande, ancora risposte confuse. Mi sedetti al suo posto, e alzai gli occhi al cielo. Le nuvole corsare parevano rincorrersi. Il celeste del cielo inafferrabile, abitante del Nulla. Il niente...il tutto del nulla. Lo avevo sotto gli occhi.

La mente è un labirinto,
e pure senza uscita,
ci puoi solo entrare:
e già ti sei smarrita.



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