1- La Nuova Cameriera

470 15 7
                                    

MEMORIE DI FUOCO

A Trafalgar Vale, che mi ha dato una sacco di idee, consigliato e scritto con me parti della storia; a Medusino, che mi ha spinto ad andare avanti a scrivere, a loro che hanno sopportata i miei messaggi a orari assurdi perchè sono un'indecisa patologica e non sapevo se era meglio una cosa rispetto ad un'altra; alle mie amiche che sopportano ogni santo giorno me e i miei interminabili attimi di folllia totale!! Vi ringrazio tanto con tutto il cuore!! Non so cosa farei senza di voi!

Passa a leggere il Capitolo 1 revisionato! 😉

1- La Nuova Cameriera

Sono in viaggio con mia madre, stiamo cercando un alloggio: è mattina presto. Entriamo in una pensione o qualcosa di simile, parliamo con la proprietaria; mia madre deve servire i tavoli io le persone nelle stanze se vogliamo fermarci a dormire questa notte e le successive.
Una ragazza di circa la mia età mi porge un grembiule, uno di quelli grandi, ricopre quasi tutta la mia gonna blu, nel frattempo la cuoca posa due vassoi sul tavolo e ci chiama. L'altra ragazza, che ho scoperto si chiama Jinny, mi mostra il modo più comodo per portare il vassoio sulle scale tenendo la gonna leggermente alzata per evitare di inciampare.
Sul vassoio c'è un cartellino con un numero «É il numero della stanza in cui devi portare la colazione!» dice sorridente, ricambio il sorriso e ci avviamo verso le scale, dopo una rampa di gradini c'è la prima camera da servire, la porta è bianca con il numero 207 scritto in oro. Busso.
«Avanti.» risponde la voce di una giovane donna; entro, ci sono due donne anziane, sono a letto e vicino a loro c'è un'infermiera, è lei la proprietaria della voce.
«Buongiorno!» dico con un sorriso che le tre donne ricambiano, appoggio la loro colazione sui tavolini scorrevoli dei letti.
«Grazie! Tu sei nuova qui!» Ringrazia la prima donna.
«É vero, non ti ho mai vista! -fa eco la seconda- Come ti chiami?»
«Kira. Sì, oggi è il mio primo giorno qui. -rispondo mantenendo il sorriso- voi, invece?»
«Io sono Giselle e lei è Sakura.»
«Dai! Ma perchè devi sempre rispondere al mio posto?! -sembra piuttosto seccata- Lei invece si chiama Aika! Ed è la nostra infermiera! E sono stata io a dirlo!» Riprende quest'ultima, ma l'altra sembra non averla sentita.
«Quanti anni hai... Come hai detto che ti chiami?»
«Kira, si chiama! Sei sempre la solita smemorata Giselle!»
Sono due vecchiette simpatiche.
«Ho sedici anni»
«E ascolta, per caso...» Sakura viene interrotta da Aika.
«Credo che ora debba tornare a servire gli ospiti delle altre stanze...»
«Si, lo credo anch'io. Ci vediamo dopo.»
Mi salutano. Arrivo al banco, secondo vassoio camera 314.

Mi si presenta una porta aperta più esterna e altre due chiuse all'interno, i numeri sono scritti fuori e visto che sono 314 e 403 penso che la prima sia la 314; ripeto le stesse azioni, altre due donne, trenta-quarant'anni e un'infermiera.
Quella che sembra la più attempata mi guarda in cagnesco, non faccio in tempo a posare il vassoio che chiede «E' per gli inquilini della 314?!»
«Sì, non siete voi?» rispondo chiedendo titubante, non sembra per nulla felice; è la più giovane a prendere la parola.
«NO, noi siamo la 403. -ha la voce dolce- La 314 non è nessuna delle due porte qui fuori, devi fare tutto il giro, ti mostro una scorciatoia.»
É completamente diversa dall'altra, anche se fisicamente si assomigliano abbastanza da poter essere sorelle.
«Perchè la stai aiutando?! Non ci ha neanche portato del cibo e come al solito disturbano perchè sbagliano stanza!» É un po' alterata.
«Oh smettila! Sei sempre la solita antipatica! Non vedi che è nuova?!»
«Nuova si, nuova no a noi il rancio lo portano sempre per ultime; prima loro, prima loro solo perchè loro sono due pi... -viene interrotta da un colpo di tosse dell'infermiera, poi riprende la donna dai capelli rossi - Si, si, scusa. Tanto poi quando gli porta la colazione vedrà che sono due...»
«Allora! Sai che non possiamo dire niente!» la rimprovera l'altra.
«Mi state confondendo, comunque ora porto la colazione alla 314 e poi vi prometto che la porto a voi.»
«Non fare promesse che poi non mantieni, sei come le altre.» risponde la scorbutica.
«Lasciala perdere. Guarda se passi di qua -mi dice aprendo la porta-finestra che da sul terrazzo- fai prima. La porta è quella, se bussi uno dei due dovrebbe aprirti.»
Ringrazio, mi dirigo verso la mia destinazione e una volta arrivata busso una, due, tre volte ma nessuno risponde.
«Allora?! C'è nessuno?! -ancora niente- Ho portato la colazione!»
Provo ad aprire ma è chiusa a chiave, sto per bussare di nuovo quando sento una voce dall'interno.ù
«Ace, vai ad aprire. Io sono apena uscito dalla doccia!»
«No, Marco vacci tu! Sto decidendo cosa mettere ho solo addosso l'asciugamano... E poi perchè dovrei aprire?»
«Idiota -ribatte quello che dovrebbe essere Marco- Hanno portato la colazione!»
Ma Ace non è ancora venuto ad aprire.
«Ah già, speriamo non sia la stesa ragazzina di ieri, non appena abbiamo aperto si è messa ad urlare come un'oca...»
«Ho capito che devo aprire io... -urla l'altro esasperato- Comunque la "ragazzina" aveva più o meno la tua età!»
«Serio?» Chiede il moro.
«Sì, serio. Una ventina d'an...» Non termina la frase, si sente un tonfo.
«Non dovresti correre con i piedi bagnati, Marco e tanto per precisare ne ho diciannove, non venti...»
«Taci!» Sibila il compagno caduto mentre, finalmente, mi apre.
Un uomo sui trenta con uno strano taglio di capelli biondi in testa, che ad essere sinceri ricorda molto un ciuffo d'ananas, gli occhi chiari e un fisico niente male; sul petto ha tatuato uno strano simbolo, una croce con al centro una sorta di sorriso, ho già visto una cos asimile ma al momento non mi ricordo in che occasione, è tutto bagnato e ha indosso solo una salvietta in vita, dev'essere Marco.
«Prego entra pure.»
«Grazie.» sussurro un po' imbarazzata, sto per entrare quando il ragazzo moro lo frusta su una chiappa con un panno arrotolato e, se non fosse stato per la prontezza di riflessi del biondo che ha afferrato con una mano la salvietta, quest'ultima sarebbe caduta lasciandolo... Sì, insomma... nudo.
L'artefice di tutto ciò esulta: «Sì!! Hai visto, Marco?! Ci sono riuscito!»
La "vittima" fa un respiro profondo e chiude gli occhi, quando li riapre sorride, un sorriso isterico. «Ti dispiacerebbe uscire ancora per un secondo? -lo guardo interrogativa- Faccio veloce.»
Annuisco. «No, non mi dispiace affatto. Basta che ti muovi, non ci siete solo voi.»
Esco e chiude la porta.
«Pezzo d'asino! Potevo rimanere nudo!» Sbraita.
«E quindi?» replica il moro.
«E quindi?!! Non hai visto che avevo aperto e sulla porta c'era una ragazza?!»
«Ah sì? Hai ragione: non sarebbe stato un bello spettacolo... L'avresti scandalizzata. Ahia!»
La porta si riapre, vedo il moro con un bernoccolo in testa; anche lui ha un bel fisico, addominali scolpiti e bicipiti poderosi, gli occhi sono due pozzi neri e le lentiggini sul viso completano il quadro: è molto carino. Ora ha su i pantaloni.
«Buongiorno, l'appoggio sul tavolo?»
«Sì, grazie. -risponde Marco, dopo si rivolge ad Ace- Vado a vestirmi, non fare danni e nom traumatizzare anche lei, ti prego.»
«Io?! Io sono un angioletto!»
«Sì, quando dormi. Forse...»
Sto appoggiando la colazione sul tavolo, sento alitarmi sul collo.
Oh cazzo!
Mi volto lentamente trattenendo il respiro; dietro di me c'è Ace, faccio un passo indietro, lui si avvicina, ne farei volentieri un altro ma il tavolo mi blocca e io ci appoggio le mani sopra andando indietro con la schiena per mettere maggiore distanza tra noi. Lui non sembra intenzionato a fermare la sua avanzata, ormai il suo viso è a un centimetro dal mio, ha appoggiato anche lui le mani sul tavolo all'esterno rispetto a dove le ho appoggiate io. Ci stiamo guardando negli occhi, deglutisce e lancia lo sguardo oltre la mia spalla.
«Tutto qui?» mi sussurra all'orecchio; il mio cuore riprende a battere e trovo le parole per rispondere.
«Sì, mi sembra abbastanza.»
Lo spingo leggermente indietro, ha la pelle dura ma allo stesso tempo è liscia, non so come descriverla; nel toccarla provo una piacevole sensazione.
Ho finito di sistemare la colazione sul tavolo.
«Davvero ti sembra abbastanza?! A me sembra poco...» dice grattandosi la testa, sembra un tipo simpatico.
«Sì, siete due e ci sono due brioches, una al cioccolato e una alla crema, due tazze di caffè-latte e dei biscotti, mi sembra più che sufficiente...»
Nel frattempo arriva Marco «Si sta lamentando per il cibo?»
Non faccio in tempo ad aprire la bocca che Ace prende la parola.
«No no, la stavo solo ringraziando.»
«Si, si. Certo, Ace... Beh io mangio, scusate.»
«No, tranquillo figurati; ve l'ho portata apposta.» Dico sorridendo.
«Senti un po' tu, perchè non hai gridato e non tremavi quando ti abbiamo aperto?» Chiede Ace.
Marco lo corregge. «Quando le ho aperto
«Si, vabbeh.» fa un gesto di non curanza con la mano.
Questa domanda mi spiazza, sinceramente non lo so. Non mi è passato neanche per l'anticamera del cervello di urlare.
«Perchè avrei dovuto gridare o tremare?»
«Beh, perchè ci hai visti.» replica il bel moro.
«Ah scusa, dovrei aver paura di una coppia di fidanzati o scandalizzarmi perchè siete omossessuali?! Se vuoi posiamo rifare... -Marco si ingozza con un pezzo di brioches ed Ace quasi cade a terra- Ragazzi tutto okay?» Gli chiedo preoccupata.
«Noi non stiamo insieme!» Risponde Marco dopo essersi ripreso.
«Ops, scusate...»
«Ora ti faccio vedere io quanto sono gay, tesoro.» Sibila Ace con voce sensuale leccandosi il labbro superiore. Si avvicina pericolosamente al mio viso, appoggia una mano sulla mia guancia, lancio un'occhiata a Marco e vedo che sorride divertito, si avvicina sempre di più, è a un soffio dalle mie labbra quando gli pianto un calcio sullo stinco; il suo sguardo da perverso diventa dolorante, io ghigno e il biondo scoppia a ridere.
Questa volta sono ad avvicinarmi a lui sussurrandogli all'orecchio.
«Guarda che se baci bene non significa che tu sia etero...»
L'unico suono che esce dalle sua labbra è un "Ahio" soffocato e si siede sulla sedia.
«Wow, pensavo che ti facessi baciare; nessuna resiste al suo fascino, ovunque andiamo ogni ragazza che lo vede gli cade letteralmente ai piedi!» spiega Marco.
«Beh, non proprio tutte. Io no!» Gli sorrido.
«Ascolta... Ehm... Come ti chiami?» il biondo mi guatda mordendosi un labbro e cercando di ricordare il nome che non gli ho mai detto.
«Kira. Tu sei Marco e invece il ferito è Ace, giusto?»
«Sì, giusto. Ascolta Kira potresti andare nel cucinino, c'è un frigo-bar dovrebbe esserci dentro del ghiaccio. -annuisco alle sue parolr- glielo porti per favore?»
«Sì, certo.»
«Io non posso perdermi questo spettacolo!»
Ace si massaggia lo stinco lamentandosi. Vado, prendo il ghiaccio e torno, lo appoggio delicatamente sulla gamba che nel frattempo ha appoggiato su un'altra sedia.
«Allora anche tu sai essere delicata!»
«Un semplice grazie sarebbe bastato.» alzo appena le spalle, incrociando le braccia sotto il seno.
«Dovrei ringraziarti per avermi tirato un calcio sugli stinchi?!» mi guarda e gonfia le guance come fanno i bambini.
«No, per il ghiaccio; comunque è stata solo colpa tua...»
«Colpa mia?!!»
«Si, se tu non ti fosti avvicinato così tanto io non ti avrei tirato quel calcio.»
Apre la bocca per ribattere, ma poi la richiude e non sapendo cosa dire guarda Marco che si sta godendo il suo "spettacolo".
«Mi spiace per te, Ace, ma ha ragione.»
Prendo il vassoio, sto per andarmene ma Ace mi prende per un braccio.
«Ne fuoi un pefzo?» mi chiede con la bocca piena, sorrido.
«No, grazie. Devo finire di portare la colazione agli altri.»
«Okay.»
Ho raggiunto la porta e prima di richiuderla alle mie spalle alle mie spalle dico «Ah, poi dovete spiegarmi perchè avrei dovuto gridare!»
«Dofo quandfo?»
«Ace non si parla con la bocca piena!» Lo rimprovera Marco, il diretto interessato per tutta risposta deglutisce.
«Fa niente! Comunque ho detto: dopo quando?»
«Quando passo a ritirare i piatti da lavare.»
«Allora ti aspetto, Kirettina!»
«Non mi chiamo Kirettina!»
«Lo so! Ti chiami Kira, ma io ho deciso che ti chiameró Kirettina o Kiretta?» annuisce convinto.
«Aah... Va bene, ciao!» scuoto appena la testa divertita ed esco dalla camera.
«Ciao e non metterci troppo tempo!» mi urla quando ormai ho chiuso la porta.


ANGOLETTO AUTRICE:

Ecco il primo capitolo!! Lo so all'inizio è un po' noiosetto ma mi serviva per presentare il nuovo personaggio e nulla, forse é un po' contorto per la storia delle camere e delle vicchiette ecc. ma giuro che non dureranno molto!
Grazie per aver letto.
A presto, baciux Sel

Memorie Di FuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora