Si trovava in una stanza piccola e angusta dalle finestre sbarrate con spesse grate di ferro. Era completamente al buio, fatta eccezione per una piccola lampadina che sfarfallava, illuminando fiocamente la stanza. Sotto la lampadina vi era una persona seduta, i polsi legati dietro lo schienale della sedia con spesse e ruvide corde marroni. La testa del prigioniero era coperta da un piccolo sacco di seta nero, così da renderne impossibile il riconoscimento, mollemente abbandonata contro il petto. I vestiti erano ridotti a brandelli: la camicia a maniche lunghe era squarciata sul petto e sulle braccia, lunghi tagli profondi stillavano sangue, imbrattando quel che rimaneva dell'indumento. I jeans erano impolverati e strappati all'altezza delle ginocchia. Si poteva dedurre che aveva lottato contro i suoi aguzzini prima di essere imprigionato.
Ai lati della sedia, leggermente in penombra, vi erano due uomini alti e ben piazzati a sorvegliare il prigioniero. Avevano le braccia conserte e, legate alle loro cinture, spiccavano due else crociate di due spade.
"Allora, come sta oggi il nostro ospite?" chiese una voce, facendo intendere che vi era una quarta persona in quella stanza. Il prigioniero non rispose, ma alzò di scatto la testa quando udì la voce "Non dici nulla?"
I passi si avvicinarono e un uomo entrò nel piccolo cono di luce della lampadina. Era più alto di una decina di centimetri dei suoi scagnozzi, spalle larghe e ben piazzato. Indossava un elegante completo nero gessato, in netto contrasto con i vestiti logori e sudici del prigioniero. Il testa portava un cappello nero, simile a quello dei gangster, con una fascia bianca appena sopra la tesa. Il volto dell'uomo era duro e spigoloso, di una bellezza cruda e grezza, la pelle di un caldo color caramello.
"Non sai che è maleducazione non rispondere alle domande? Non ti hanno insegnato le buone maniere?" domandò sprezzante l'uomo, la voce profonda e ironica. Lo sconosciuto alzò il volto, osservando il prigioniero dall'alto in basso, un ghigno sprezzante sulle labbra che metteva in mostra una schiera di denti bianchi e perfetti. Nell'alzare il volto, l'aguzzino, aveva messo in mostra i suoi occhi, sebbene ancora ombreggiati dalla tesa del cappello: erano di un azzurro chiarissimo, talmente chiaro da sembrare bianchi, più pericolosi e inquietanti di qualunque sfumatura di nero, in netto contrasto con la pelle caramellata.
"E pensare che tu sarai la nostra esca più importante per l'inizio della guerra" commentò l'uomo, prendendo il volto del prigioniero con una mano per tenerlo fermo. Il prigioniero cominciò a divincolarsi, cercando di sottrarsi alla stretta dell'aguzzino, invano "Ragazzi, credo che il nostro ospite abbia bisogno di qualche altro incentivo per farlo parlare. Ci pensate voi?"
I due uomini annuirono all'unisono e l'aguzzino lasciò la presa, allontanandosi dal prigioniero, lasciandolo in mano ai due tirapiedi.
"Ci vediamo tra un'ora. Quando ritornerò ti converrà collaborare, altrimenti le conseguenze potrebbero diventare ancora più severe. Divertiti" augurò l'uomo, lasciando la stanza, ridendo, una risata priva di allegria. Poco prima che la porta della stanza si chiudesse le urla del prigioniero risuonarono per tutto l'edificio.
"Nico, ti senti bene?" chiese Calipso, posandogli una mano sulla spalla, preoccupata.
"Sì, sto bene. Perché?" rispose l'angelo, voltandosi verso la ragazza.
"Non hai un bell'aspetto" constatò Frank, prendendo Nico per un braccio, conducendolo ad uno specchio vicino al bancone del bar. L'arcangelo sussultò lievemente quando vide il suo riflesso: era più pallido del solito, il visto stanco e scavato, i capelli malamente legati in una coda arruffata, gli occhi scuri contornati da profonde occhiaie scure che rendevano il suo sguardo spiritato.
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Angel with a shotgun (Solangelo)
أدب الهواةNico è un angelo neutrale, non si è schierato nè con il Paradiso nè con l'Inferno quando Lucifero si ribellò. Lui è convinto che l'amore non possa risolvere i problemi, che non ci si possa sacrificare per una persona e che nessuno potrà conquistare...