Capitolo 22

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Dopo quasi una settimana dal rapimento di Nico, Bianca decise di andare nuovamente a parlare con Will.

"Sei sicura che sia una buona idea?" le chiese Hazel, apprensiva, mentre lei e la sorella osservavano il palazzo di Will dalla cima di un grattacielo vicino.

"Sì, è stata l'ultima volontà di Nico prima che venisse rapito. Voleva che l'avesse Will" rispose Bianca, la catenina con la piuma del fratello stretta nella sua mano, il vento che le scompigliava i capelli e le arruffava le piume delle ali.

"Dopo quello che gli abbiamo riferito non credo vorrà parlarti"

"Devo provare, devo farlo per Nico"

"D'accordo, allora. Buona fortuna"

"Grazie, ne avrò bisogno. Tu va da Michele, Percy e Annabeth arriveranno presto così spiegherete il piano anche agli altri arcangeli" disse Bianca, passandosi stancamente una mano sugli occhi.

"Sai che è un piano azzardato, vero? È difficile che funzioni" le ricordò Hazel, le ali bronzee protese in avanti, come se si proteggesse dal vento.

"Lo so, ma non ci è venuto in mente nulla. Se non dovesse funzionare, improvviseremo qualcosa al momento"

"Va bene, ci vediamo dopo" rispose Hazel, spalancando le grandi ali, prendendo il volo. Bianca osservò la sorella allontanarsi, dopodiché spalancò a sua volta le ali e planò in un piccolo vicolo lontano da occhi indiscreti, atterrando dolcemente e ritirando subito le ali. Si avviò a passo svelto verso il palazzo di Will, attraversando la strada per raggiungere il marciapiede dall'altra parte della strada. Suonò al citofono e il signor Solace le aprì poco dopo, invitandola ad entrare.

"Bianca, cosa ti porta qui?" chiese Apollo dopo aver aperto la porta di casa e aver permesso all'angelo di entrare.

"Signor Solace, mi dispiace di essere piombata qui senza avvisare, ma ho bisogno di parlare con suo figlio"

"Will non vuole vedere nessuno in questi giorni, da quando ha saputo che Nico è scomparso si è chiuso in sé stesso" rispose Apollo, volgendo lo sguardo verso la camera del figlio, gli occhi colmi di preoccupazione.

"La prego, non glielo chiederei mai se non fosse una cosa importante" insistette Bianca, stringendo più forte la catenina tra le dita "Si tratta di Nico"

"Vieni" cedette, alla fine, l'uomo conducendola di fronte alla porta della camera del figlio.

"La ringrazio" disse l'angelo e Apollo annuì, la lasciò, così che potesse parlare da sola con Will. Bianca bussò piano alla porta, per poi aprirla lentamente.

"Papà, ti ho detto di andartene. Voglio stare da solo" Will era seduto sul suo letto e osservava fuori dalla finestra con sguardo perso, senza neanche girarsi per vedere il suo visitatore.

"Will" lo chiamò piano Bianca e il ragazzo voltò di scatto la testa e il suo sguardo si indurì quando la vide.

"Che cosa ci fai tu qui? Vattene, sei l'ultima persona che voglio vedere" ringhiò Will, minaccioso, alzandosi velocemente dal letto, fronteggiandola.

"Will, ti prego, ascoltami..."

"No, vattene. Voglio rimanere da solo" rispose bruscamente, le braccia tese lungo i fianchi, i pugni talmente stretti che le nocche sbiancarono. Era più sciupato di quanto Bianca lo ricordasse: aveva perso peso, la maglia che indossava gli stava decisamente larga, i capelli erano scompigliati, gli occhi azzurri, contornati da occhiaie scure, erano spenti e distanti, avevano ormai perso la luce vivace che li illuminava.

Angel with a shotgun (Solangelo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora