1. Una realtà spaventosa e un assistente.

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Aprii distrattamente l'ombrello mentre mi avvicinavo al locale. Le mie Jimmy Choo picchiettavano sull'asfalto scivoloso.
La pioggia di Londra non sembrava intenzionata a dare una tregua quel giorno.

Mi diressi velocemente verso il salone.
Avevo appuntamento con Chloe alle 10 ed ero in perfetto orario.
Amavo avere la situazione sempre a portata di mano.

Arrivai al salone, che era molto affollato. Chloe mi venne incontro stringendomi calorosamente in un abbraccio.

-"Chris, vieni cara, possiamo iniziare subito."- disse velocemente.

-"Chloe, che piacere vederti."- risposi, seguendola.

Chloe aveva la mia stessa età.
Una venticinquenne tutta moda e discoteca, ma era anche la mia più cara amica. Forse l'unica.

Lavorava in uno dei saloni di bellezza più importanti di Londra ed era proprio lì che ci eravamo conosciute.
Adoravo Chloe perché sembrava che contenesse un'esplosione di energia dentro di sé.

Mi accomodai sulla poltroncina. Chloe mise le mani sulle mie spalle e mi guardò nello specchio.

-"Che ne dici di una piega liscia e mossa sulle punte?"-

Guardai la ragazza bionda nello specchio.
Il viso allungato e le labbra troppo carnose non mi erano mai piaciute granché. Gli occhi grandi e freddi mi facevano sembrare di ghiaccio.

-"Penso che ti renda meravigliosa, davvero."- aggiunse sicura.

-"Sai che mi fido di te. Iniziamo, Scott e Gerry mi vogliono vedere tra un'ora."-

-"Mmh come mai?"- mi guardò con un'espressione preoccupata.

-"Mi vorranno dare un altro aumento."- rise alla mia affermazione.

Mi rilassai parlando con lei dei suoi amori finiti male e del club dove saremmo dovute andare quel fine settimana. Quando finii, la baciai velocemente e la ringraziai.

-"Amo il tuo dannato modo di farmi i capelli. Ci vediamo sabato."-

-"Ed io amo la tua dannata carta di credito."- notò la mia espressione sconcertata e rise. -"Scherzo idiota, ci vediamo sabato."-

Uscii dal locale e mi diressi verso la casa editrice.

Quando entrai tutti i dipendenti erano alle proprie scrivanie, fingendo di essere indaffarati. Risi mentalmente.

Pensavano davvero che non lo sapessi? Per questo ero così brava nel mio lavoro.
Vedevo al di là dell'apparenza delle situazioni o delle persone.

Mi guardarono tutti con la coda dell'occhio, completamente spaventati.
Molto probabilmente venivo chiamata "strega cattiva" nella loro strana cerchia.

Non potevo biasimarli. Il mio lavoro era tutto ciò di cui avevo bisogno ed essere editore era sempre stato il mio sogno.

Andai nel mio ufficio e lì trovai il mio assistente. Era in piedi accanto alla scrivania e teneva il mio caffè al caramello nella mano destra.

Era un ragazzo molto bello e se non fosse stato per il rapporto professionale che ci legava, mi sarei anche potuta interessare a lui.

Era alto, ma molto magro. I suoi capelli ricci erano sempre tirati all'indietro, verso la nuca.
Non lo avevo mai visto ridere esplicitamente, ma potevo giurare che avesse due fossette ai lati della bocca.
I suoi occhi erano chiari e verdi. Una bellissima sfumatura di verde, di quelle che si vede raramente nelle iridi di una persona.
Sembrava potessi scavargli nell'anima soltanto guardandolo.

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