11. Perdono

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Sognai di essere a casa, sana e salva, lontana da Alex, che ormai non tornava indietro e non mi cercava. La vita continuava, da dolce lupa solitaria. Poi lo scenario cambiò. Io e Alex che correvamo nel bosco come cuccioli e ci ritrovavamo alle cascate dove avevamo dei vestiti di riserva e, dopo esserci ritrasformati e vestiti, cominciammo a sbaciucchiarci amorosamente fino a cadere nell'acqua fredda della cascata.
Ad un certo punto mi ritrovai in una stanza bianca tra due decisioni: restare sola o vivere sempre con Alex. Tentai di stare con Alex, ma l'immagine si cancellò e rimase solo la solitudine.
Mi inginocchiai e mi dissi:
《Alex... perdonami...》e mi scese una lacrima che, appena toccò il suolo, fece un esplosione di luce bianca.
Mi svegliai in un area completamente devastata del bosco e abbandonata a se stessa. Tutto era selvaggio e avevo sempre quel vestito bianco candido, ma tutto strappato. Poi mi accorsi di essere tra le braccia di qualcuno che mi guardava preoccupato.
《MARIA! MARIA TI PREGO RISPONDI! MARIA!》.
Era Alexander che, nel vedermi in quello stato, si era preoccuparo da morire.
《Perdonami... Maria scusa... mi spiace... ho pensato di fretta e sensa pensare a cosa sarebbe successo》.
《Alex...》ero troppo debole per parlare.

Qui si brucia! Hai la febbre alta!

Tu dici?

Mi portò a casa mia dove mi fece cambiare dalla sua amica.

E che cos'è? L'addetta al cambio delle donne?

Forse.

Poi mi mise nel letto a farmi riposare.
Alex mi mise una pezza bagnata sulla fronte, oramai bollente.
Svenii di nuovo.
Mi svegliai una settimana dopo, con Alex accanto a me che dormiva tenendomi dolcemente la mano. Sentii che la febbre era passata.
Volevo stringerlo tra le mie braccia e dirgli "ti amo" ma non riuscii a dire una parola. Ero paralizzata non so come. Tentavo di muovermi, ma mi sentivo legata e senza forze rimanenti. Piano piano la vista si appannava e al solo pensiero di restare nuovamente sola mi fece muovere. Finalmente.
Alex se ne accorse e mi disse centomila volte "scusa" o "perdonami" anche avendogli detto che non aveva importanza adesso. Ora eravamo insieme di nuovo. Lo strinsi e misi la sua testa sotto il mio mento.
《Non devi chiedermi scusa. Sono io che devo farlo. Chiedo Perdono》.

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