Cap 12. Stanford

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  Sam e Dean litigavano sempre più spesso.


Stare insieme come fratelli e amanti clandestini a volte era stressante.

Dean era un bel ragazzo e le donne gli andavano dietro. Donne anche più grandi, e la gelosia a volte era accecante e difficile da controllare.

Sam per dispetto flirtava apposta anche lui con altre ragazze.

Dean si arrabbiava quindi moltissimo.

Diceva che non era colpa sua se le donne gli andavano dietro, mentre lui invece lo faceva apposta, lo faceva per farlo incazzare.




Di solito quelle discussioni si risolvevano con un bacio infuocato o con l'urgenza di far l'amore subito, trovando un luogo appartato, lontano da John, ma poi finito il sesso, i problemi si ripresentavano.

Non era sempre tutto brutto. C'erano le frasi. Le frasi di miele e d'amore che si scambiavano durante il sesso, oppure semplicemente quando erano troppo stanchi per litigare e volevano solo fare pace.

Li si umiliavano anche, spesso.

"Non capisci che a te ci tengo moltissimo? Se faccio cosi è solo perché ci tengo davvero tanto!"

"Non volevo trattarti cosi...perdonami.."

"Sono stato uno stronzo..."

"Ti amo anch'io.."



Non bastava però. Bastava quel momento, ma poi i problemi si ripresentavano.

Dean e Sam ne avevano parlato e avevano compreso che i problemi non erano all'interno e tra loro, ma con gli altri.

Non potevano scambiarsi smancerie in pubblico, né davanti a loro padre, non potevano fare l'amore quando volevano e se volevano farlo dovevano organizzarsi con giorni di anticipo e programmare tutto. Inventarsi scuse, stressarsi.... Fare tutto di nascosto dal padre...

Era eccitante all'inizio ma poi cominciò a diventare stressante.

E poi c'erano ovviamente le spasimanti sia di Dean che di Sam.

Non potevano respingerle direttamente quando facevano un po' le ochette davanti a uno di loro, perché loro sapevano che erano single e respingerle cosi per non far rimanere male uno o l'altro, sarebbe apparso sospetto, e quindi, nei limiti, accettavano complimenti e flirtavano anche...senza fare niente di compromettente certo, ma per l'altro era frustrante.

Quando Dean e Sam ne parlavano, non arrivavano ad un punto, come se non potessero farci niente.

Sam stava male ovviamente, e per ripicca, usci più spesso la sera, per far ingelosire Dean, e non gli diceva dove andava.





" Sei tornato alle tre di notte. Ti ho sentito!!! Dove sei stato???" gli disse l'indomani, Dean. Non l'aveva affrontato direttamente la notte scorsa, perché non voleva che John assistesse a quella sfuriata.

"Levami le mani di dosso!!!" disse Sam. Non aveva fatto niente quella notte, ma non voleva dargli nessuna soddisfazione. Non lo meritava.

"Dove sei stato??"

"Chissà! Forse mi sono divertito anche io con qualche bella biondona, o forse con due...sul divanetto di qualche discoteca!"

"Io ti ammazzo!!"

"E allora fallo! È sempre meglio morire, che avere una vita cosi, con te." Disse Sam esasperato, con le lacrime agli occhi.

Dean lo lasciò andare. Cadde in ginocchio.

"Perdonami." Disse Sam, piangendo.

"Non posso." Disse Dean, mentre Sam lo guardava triste e se ne andava.





Stanford fu inevitabile. Sembrò la soluzione migliore o forse la via di fuga che permettesse ad entrambi di scappare dal dolore.

Quando Dean venne a sapere di Stanford, ne soffrii molto, ma si chiuse in sé stesso, senza parlarne con Sam. Senza avere il coraggio di chiedergli di rinunciare.

Purtroppo per Dean, John chiese proprio a lui di accompagnare Sam verso la strada per Stanford.


Stettero in silenzio per tutto il tragitto in macchina, e poi quando Sam usci dalla macchina e si volse a salutarlo con quell'espressione triste, Dean non potè non cedere.

Gli andò vicino e lo abbracciò.

Forte.

E poi anche se sapeva che non avrebbe dovuto farlo, che avrebbe solo complicato le cose, lo baciò.

E Sam ricambiò con una dolcezza che gli riempi il cuore e glielo svuotò allo stesso tempo. 

Solo con te....ho ali di neve e il cuore caldo come l'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora