Capitolo 18.

370 20 1
                                    


Alla fine, l'indomani sera ho deciso di seguire quei due balordi a quella benedetta festa.
Indosso il mio solito vestito rosso, giacca e pantacollant neri e tacchi.
-Ti spicci?- mi chiede Andrea da fuori.
-5 minuti, devo solo truccarmi.- rispondo.
Matita, mascara, rossetto ed esco mettendo in borsa il telefono e la macchina fotografica.
-Sei... Bellissima.- mi dice Andrea vedendomi.
-Grazie.- rispondo abbassando lo sguardo.
Controllo per l'ennesima volte il telefono, notando nessun messaggio da parte di Stephan.
Sospiro.
-Niente?- mi chiede.
-Niente.- rispondo.
Entriamo in macchina, passiamo a prendere Eugenio e andiamo al pub, dove rivedo tutto il gruppo con cui uscivo quando stavo qui.
La voglia di divertirmi è sotto le radici degli alberi, ma cerco di parlare un po' con tutti e di liberarmi un po'.
La serata passa abbastanza velocemente tra balli, chiacchiere e foto.
Alle 3 siamo a casa. Scrivo un messaggio multiplo a quei due scapestrati: <L'ho fatto solo per voi. Amatemi. Buona notte, ci sentiamo/vediamo domani.>


-Stephan PDV.-

Continuo a guardare il telefono sperando in un suo messaggio. È andata via da due giorni e la sua mancanza inizia a farsi sentire anche troppo.
Domani è la Vigilia di Natale e io non so nemmeno come sta.
Bello proprio.
-Fratello, hai visto le foto dove è stata taggata Fede?- mi chiede Manuel entrando in camera mia con il portatile in mano.
Faccio di no con la testa e me lo porge; scosso avanti nelle foto e noto con amarezza che è sempre circondata da due ragazzi, uno bruno e uno biondo.
Vedo che si sta divertendo.
-La amo.- dico in un sussurro. –E ho una fottuta paura che me la portino via.-
-Ste, vai lì e riprendertela. La ami e lei non lo sa.- mi sprona. –Domani la passiamo con mamma e papà, ma la mattina dopo parti e le dici tutto quello che senti.-
-Perché non un messaggio, non una chiamata da quando è lì?- chiedo.
Mi muoiono le parole in gola e mi sento morire.
-Ho lottato tanto per lei e adesso si diverte senza di me. Si vede che sta bene. Si vede che è felice.- dico.
-Fratello, hai visto come ti guarda? Come guarda te, non guarda nessuno. L'abbiamo notato tutti, non solo io. Per questo ti sto dicendo di andare lì, lunedì mattina per riprendertela.- mi dice lui, mettendomi le mani sulle spalle e guardandomi negli occhi.
Annuisco. –Grazie.-
-Non ce n'è bisogno.- sorride ed esce.


-Federica PDV.-


Mi ricordo che da bambina,durante il giorno di Natale, la cucina era sommersa da cibo, la tavola era strapiena di roba da mangiare e io come tutti gli altri parenti, eravamo già pieni alla prima portata.
La tradizione non è cambiata. Mia mamma si da sempre da fare a cucinare una montagna di roba.
La vigilia, fortunatamente l'ho passata fuori con Eugenio, Andrea e la ragazza di quest'ultimo che si è preso tante di quelle botte per avermi nascosto tutto.
Mi alzo dal letto e il mio sguardo si posa subito sul telefono: auguri da parte di tutti, di lui nemmeno l'ombra.
Il cervello mi dice di continuare a fare l'orgogliosa, il cuore continua a urlarmi contro dicendo che mi manca.
Mangiamo e mi vesto velocemente e raggiungo gli altri sotto i pini per scambiarci i regali: a Eugenio ho preso una sciarpa stile Grifondoro di Harry Potter (Serpeverde a vita), mentre ad Andrea un cd dei RHCP che cercava da una vita.
-Tu non rispondere ai messaggi, mi raccomando!- mi urla Andrea vedendomi arrivare.
Cazzo.
Ho lasciato il telefono a casa.
-L'ho dimenticato a casa.- dico.
E se dovesse chiamarmi?!
-Ragazzi io scappo a casa, non vorrei che mi chiama e non mi trova.- dico.
-Aspetta, calmati 5 minuti, apri questo e poi sei libera di andare.- mi dice Eugenio rassicurandomi con un sorriso.
Mi siedo, prendo un respiro e apro i regali.
-Oddio ce l'avevi tu questa foto?!- chiedo ad Andrea vedendo un portafotografie con la foto di noi tre da bambini.
-Si. E a dirla tutta l'abbiamo fatto insieme perché come al solito lui non ha idee.- dice indicando Eugenio.
-Tu ti sei occupato della foto, io della cornice.- ribatte lui.
-Siete due tesori. Ora scappo sul serio.- li saluto, entro in macchina e corro verso casa.
Il telefono, come immaginavo, è ancora sul comodino e lo afferro.
Una chiamata persa e un messaggio.
<Ehi! Ti ho chiamata ma molto probabilmente non hai il telefono con te,volevo solo farti gli auguri per Natale e... Passalo bene. Stephan.>
Quando lo chiamo mi rendo conto che ho le mani che tremano.
-Pronto?-
Dio, la sua voce.
-Mi è mancata la tua voce. Scusami. Buon Natale.- gli dico.
Passano dei secondi in silenzio, poi quando sto per parlare mi precede.
-Dovremmo parlare, ma per telefono non è il massimo. Sei d'accordo?- chiede.
-Si, d'accordissimo. È meglio farlo di persona.- rispondo facendo avanti e indietro per la stanza.
-Appunto, meglio se con la neve.- dice.
-Cosa? Ma nevica a Milano proprio quando io non ci sono?!- chiedo.
-No, veramente sta nevicando da te.- risponde.
Mi affaccio alla finestra e effettivamente sta nevicando.
Lascio cadere il telefono per terra ripetendomi la sua frase un miliardo di volte mentre corro all'impazzata verso la porta di casa.
Come fa a sapere che qui nevica?
Semplice. Lui è qui.
Esco di casa sotto lo sguardo stranito dei miei genitori, che cercano di chiedermi spiegazioni pur sapendo di non ottenere risposta.
Mi fiondo verso il cancello e mi affaccio per osservare la strada. Immediatamente riconosco la macchina parcheggiata e senza pensarci due volte,corro incontro a quella persona appoggiata alla portiera e con il naso all'insù.
Lo abbraccio sprofondando le lacrime nella sua giacca.
Mi afferra il viso e asciuga le mia guance con la mano, per poi baciarmi intensamente.
-Tu sei pazzo.- gli dico.
-Di te però. Non piangere.- mi dice, asciugando quelle lacrime che scendono senza volerlo.
-Sono lacrime di gioia, cretino. Il più bel regalo di Natale di sempre.- dico baciandolo.
-Pure a Natale riesci a insultarmi. Incredibile.- dice accennando un sorriso.
Scoppio a ridere.
-Bene, adesso, posso farti gli auguri come si deve! Ahahah.- dico.
-Sono stato un coglione. Non avrei dovuto dirti quelle cose...- dice ma non lo faccio finire che lo zittisco con un bacio.
-Buon Natale amore!- oh cazzo, l'ho detto ad alta voce?!
-Come, scusa?- chiede.
-Ho detto buon Natale...A-M-O-R-E.- rispondo scandendo bene.
-Non credevo alle mie orecchie, tutto qui.- mi stringe a sé, fortissimo.
-Ho capito tutto, sai? Se tu non mi avessi sputato in faccia la realtà, non avrei fatto questo passo avanti. Ah, la prima cosa che ho fatto appena arrivata a casa è stata quella di dire di noi, ai miei genitori. Quindi, caro mio, ti toccherà conoscerli prestissimo.- dico.
-Sono quelle due persone affacciate alla finestra?- scoppiamo a ridere.
-Mi sei mancata da morire. Poi ho visto le foto della tua serata qui con due ragazzi e ho capito che dovevo venire a marcare il territorio. Mi son persino reso conto di esser...- dice.
-...geloso?! È grave, non è da te...- continuo io la frase.
Scoppio a ridere.
-Entriamo che sto congelando?- chiedo prendendolo per mano.
Annuisce e torniamo dentro, dove lo presento ai miei genitori.
Mangiamo e poi saliamo in camera mia.
-Devo dirti una cosa. Ti amo. Volevo dirtelo da un po' ma allo stesso tempo volevo che fossi certa di quello che provavi, e fossi pronta a dirlo ad alta voce.- dice, lasciandomi senza parole.
Gli circondo la vita con le gambe e gli accarezzo la cresta. Appoggio la mia fronte alla sua.
-Ti amo anche io.- gli sussurro e lo vedo sorridere. –Adesso, vieni con me.-gli dico alzandomi.
Mi guarda stranito.
-Devo farti conoscere un po' di persone.- dico facendogli l'occhiolino.
<Visite a parenti vari. Oggi pomeriggio niente. Euge stessa cosa.>
Mi scrive Andrea quando gli chiedo di uscire. Bello.
-Niente, i miei amici non ci sono. Ma ti faccio girare lo stesso.- gli dico sorridendo.
Lo prendo per mano e lo trascino fuori casa, diretti al parco.
-Niente macchina?- chiede.
-Devo smaltire il cibo di ieri e quello di oggi.- rispondo. –Questo è il parchetto dove vengo da quando sono piccola. L'abbiamo scoperto per caso passeggiando e qui ho conosciuto Eugenio, poi tramite lui ho conosciuto Andrea.- spiego.
Ci sediamo sulle altalene.
-E il vostro posto che mi dici sempre?- mi chiede dopo un po'.
-Non ci portiamo nessuno. È stato Eugenio a scoprirlo e ha paura che quelli che portiamo possano farlo scoprire ad altri.- dico con lo sguardo perso nel vuoto.-È un po' stupida come cosa.-
Sento il rumore di passi e mi guardo intorno: i rami dei pini che si muovono,la neve cade.
La cosa mi puzza.
-Vieni con me.- gli dico alzandomi e cercando di fare il meno rumore possibile.
-Che hai detto a Federica?- sento dire a Eugenio ad Andrea.
-Che avevamo da fare con parenti.- risponde lui.
-Non la facevo così stupida l'amica vostra.- sento dire stavolta da una voce femminile.
-Non è stupida, è un po' ritardata. Non sa che ci portiamo altra gente qua e che il posto non è più nostro. Ormai lo conoscono altre persone.- dice Andrea.
-Non mi sembra giusto però. Lei non ci porta mai nessuno e voi si.- dice un'altra voce femminile.
-Perché l'ho scoperto io. Non Andrea, non lei, io. E io posso portarci chi voglio.- lo sento dire con un tono beffardo.
Serro i pugni.
-Che hai intenzione di fare?- mi sussurra.
Raggiungo l'entrata da sotto i pini e mi segue.
-E così... Visto che l'hai scoperto tu solo tu puoi portarci la gente, vero?-chiedo entrando.
Sbianca.
-Peccato che abbia sentito tutto. Non me lo sarei mai aspettata da te, né tanto meno da te Andrea che gli reggessi il gioco. Ma va bene così. Certe persone è meglio perderle che trovarle.- dico.
Guardo in cagnesco tutti e quattro, prendo Stephan per mano e ci avviamo verso l'uscita del parco.
-Sai una cosa? Non la voglio un'amica come te che va e viene quando vuole!-esclama Eugenio.
-Benissimo! Io i miei amici ce li ho a Milano!- urlo di rimando. –Ho fatto male sin dall'inizio a fidarmi di voi!-
Usciamo definitivamente dal parco e andiamo verso casa.
Una volta a arrivati, andiamo in camera, si mette sul letto di fianco a me e mi abbraccia.
-Stai calma. Calmati. Sabato torniamo alla normalità, cerca di rilassarti.- mi dice massaggiandomi le spalle.
-Non vedo l'ora.- rispondo girandomi. 

Due facce della stessa medaglia. |StephanElShaarawy|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora