Capitolo 8 Susan

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"Meno dieci... nove... otto... " sento il conto alla rovescia che ci separa dall'inizio del nuovo anno e mi allontano dalla confusione. Non riesco a trovare Michael da circa un quarto d'ora. Siamo tutti alticci, ma lui aveva una bottiglia di tequila in mano e diceva che aveva bisogno di prendere una boccata d'aria. Ho fatto per andargli dietro, ma poi mi sono ricordata che devo lasciargli spazio, così gli ho solo detto: "Torni per il conto alla rovescia?" e lui mi ha risposto "Certo bellezza, poi brindiamo all'anno nuovo" ridacchiando come se fosse la battuta del secolo. Che io non ho apprezzato.  E ora non riesco a trovarlo. Sono a una festa piena di gente sudata e ubriaca, corpi che si muovono in uno spazio ristretto e vorrei essere altrove. Le mie amiche che sono accompagnate dai fidanzati, Stella e Lisa, stanno contando abbracciate a loro, mentre Mia e Nora sono sopra un tavolo a urlare numeri a caso, mentre l'anno nuovo incombe. Riesco ad uscire dalla casa della confraternita che ormai mancano due secondi. Sono senza cappotto e ho un pò freddo, nonostante l'alcool. Mi incanto a guardare lo spettacolo che mi si presenta davanti. Allo scoccare della mezzanotte, da varie zone del campus, partono fuochi d'artificio che illuminano il cielo. Dopo poco tutti si riversano fuori dalla casa per ammirare lo spettacolo pirotecnico.

Mi stringo nelle spalle, scivolando all'indietro nella calca, guardandomi attorno per cercare qualche faccia conosciuta.
"Buon Anno!!" mi urla qualcuno nelle orecchie. Mi giro e Stella mi abbraccia stretta, saltellando felice. La stringo a mia volta, augurandole a mia volta un buon inizio d'anno, poi cerco di scivolare via dal casino. Lei non la pensa in questo  modo, perché mi stringe il braccio e non mi lascia andare. "Resta qui a festeggiare! Dove te ne vuoi andare, scusa?" non le dico che sto ancora cercando Michael, perché sembrerei sua madre, quindi alzo le spalle e mi stampo un sorriso di circostanza sulle labbra.
Dopo circa un quarto d'ora, i fuochi d'artificio mi hanno stufato, e mentre sto cercando una scusa plausibile per staccarmi dalla mia coinquilina e tornare dentro, lei mi anticipa chiedendomi di andare dentro con lei. "Devo assolutamente fare pipì, vieni con me? Approfittiamo del fatto che sono tutti qui, dai!" Annuisco, perché in effetti potrebbe essere l'unico modo per non fare code chilometriche.

In realtà dentro è rimasta una quantità di gente, non credevo fossimo così in tanti stasera ma mi devo ricredere. Schiviamo agilmente un gruppo di ragazzi che sta giocando a Beerpong, o almeno ci prova, dato che metà squadra è appoggiata al muretto dietro di noi cercando di restare in piedi, poi, dopo aver constatato che i bagni di sotto sono impraticabili, saliamo al piano di sopra. Il corrimano non è abbordabile, dato che sembra ricoperto di qualche succo appiccicoso e verde fluorescente. Rabbrividisco, mentre seguo Stella che agilmente oltrepassa un paio di coppiette in vena di effusioni attaccate al muro del corridoio.
Finalmente raggiungiamo il bagno ed entriamo, pronte a rivedere lo schifo che c'è al piano di sotto. Per fortuna, a parte un paio di mutande molto striminzite abbandonate a terra, sembra abbastanza in ordine. A turno teniamo chiusa la porta, poi quando entrambe abbiamo fatto ne approfittiamo per sistemarci il trucco. "Ok, sono pronta, torniamo giù dai nostri amici!"dice. "Sì, andiamo!" Apriamo la porta, trovandoci davanti un ragazzo che cerca di stringerci la mano, mancandole entrambe. "Cazzo ma siete gemelle? WOOOOOOOOOOOW!" urla e io e la mia amica ci guardiamo ridendo come pazze. "No, sei tu che ci vedi doppio, bello!" gli urliamo per farci capire, poi lo oltrepassiamo. Stiamo ancora scuotendo la testa ridendo, quando una delle porte che da sul corridoio si spalanca, rischiando di prendere in pieno Stella, che si ferma appena in tempo. Restiamo spiazzate un momento, nel quale una ragazza bionda acconciata come una pin up esce come una furia. Ha il vestito rosso con lo scollo a cuore che si allaccia dietro il collo, e trucco pesante. "Sei davvero uno stronzo!" urla a qualcuno dentro la stanza e io e la mia amica ci guardiamo con una faccia buffa. Assistere a queste cose non è proprio la regola, ma ci è già capitato, qualche volta, specialmente a queste feste. Però è sempre una cosa che ci lascia un pò così, divertite e imbarazzate. Appena la ragazza se ne va verso le scale, chiudiamo appena la porta per passare oltre. Chiaramente diamo una sbirciatina all'interno, chi non lo farebbe! Ecco. Io. Non. Avrei. Dovuto. Farlo. Almeno stavolta. Per la mia sanità mentale non avrei dovuto fare altro che tirare dritto senza sbirciare curiosa dentro la stanza. Perché lo stronzo, è Michael. E in questo momento si sta riallacciando i jeans.
Voglio morire. Mando una preghiera silenziosa al cielo sperando che in qualche modo il pavimento piastrellato sotto di me si apra e mi inghiotta. Speranza inutile. Resto lì impalata e fissare il ragazzo che amo armeggiare con l'ultimo bottone dei jeans, prima di passarsi una mano sul viso e poi sui capelli, come a riprendere lucidità. Stella è ancora di fianco a me con gli occhi sbarrati e un'espressione scioccata sul viso, che vedo piano piano con la coda dell'occhio diventare consapevole e dispiaciuta.

Occhi color cioccolato 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora