Capitolo 14 Susan

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Se Michael sapesse cosa sto facendo verrebbe fuori un bel casino. Proprio un bel casino. Ma non ci riesco a star ferma, anche se so che me ne pentirò. Sto intrattenendo una relazione epistolare, non so se si può chiamare così anche se è via mail, con suo padre. Mi ricordavo i dati di recapito, e dopo le sfuriate di suo figlio, di alcune devo ancora capire il senso, ho deciso che volevo capire se un rapporto con suo padre potrebbe o meno fargli bene. Ovviamente non gli ho detto la vera motivazione per la quale lo stavo contattando. Mi sono presentata come una ragazza interessata al corso che terrà a breve, chiedendo informazioni eccetera. Se mi avesse rimbalzato a un assistente avrei dedotto che non era il caso di spingere Michael a conoscerlo, invece, inaspettatamente, aveva risposto lui, invitandomi a seguire un seminario gratuito che avrebbe tenuto prima dell'inizio del corso vero e proprio. Mi aveva anche riempito di materiale vario, che per una che studia economia non è molto diverso dall'aramaico, ma era stato cortese e disponibile. Credo che seguirò il seminario, se è compatibile con i miei esami.

Chiudo di scatto il portatile, quando sento un rumore di passi fuori dalla porta della mia camera. "Ciao coinquilina!" "Ciao" dico cauta. "Allora, stasera festa!" "Stella non ho intenzione di venire a una festa" "Non ci verrai infatti" "Sono confusa" dico con un brutto presagio. "La festa verrà da te!" "NO" "Sì invece! Festa di pianerottolo. Niente gente esterna. Approfittiamo che siamo tornati tutti qui per gli esami e facciamo quattro chiacchere, dai!" La guardo con il mio peggiore sguardo da rompicoglioni, ma non la smuovo di un millimetro. "Non devi nemmeno preparare da mangiare, ognuno poterà qualcosa da bere e ordineremo pizza. Dai Susan... non lasciare che la situazione con quello là" dice indicando fuori dalla porta di casa "ti tolga la voglia di vivere". Sospiro, perché ho il sospetto che comunque non l'avrò vinta. "Ok" "Sìììì!" "Ma non aspettarti che sia l'anima della festa, ok?" ma lei sta già saltellando per la mia stanza, eccitata e con il telefono in mano. Starà già dando conferma a tutti che la festa la faremo qui. Ottimo. 

Qualche ora dopo, tengo la testa sgombra dai pensieri tagliando a cubetti i peperoni per fare la salsa per i nachos. Più si avvicina la sera, più mi agito. Quando i nostri amici iniziano ad arrivare, la tensione nel mio corpo ha raggiunto livelli  altissimi. Continuo a passare dal soggiorno alla cucina, controllando che tutto sia a posto, perfino i tovaglioli. Sembro un'invasata. Il cuore mi si ferma quando sento Peter dire: "Ehi, ragazzi! Era ora!"perché può rivolgersi solo a loro, Davide e Michael. Mi asciugo le mani sudate sui jeans, controllando di non essermi sporcata mentre finivo la salsa. Per fortuna no. Indosso scarpe da ginnastica bianche, jeans grigio chiaro a sigaretta e un morbido maglione nero, che arriva fin sotto il sedere. Niente a che vedere con la mise da acchiappo di Mia e Nora, che sfoggiano parecchi brillantini sotto il maglione, che immagino copra i mini abiti che si sono messe. Stella mi ha rimproverata, dicendo che potevo impegnarmi di più nel vestirmi stasera, ma non mi sentivo davvero in vena.

Quando il mio sguardo incrocia quello di Michael, avverto una piccola scossa. Sono sempre dolorosamente consapevole quando siamo vicini. Il mio corpo e la mia mente sono attirati verso di lui come una calamita, non cambia mai questa cosa. Purtroppo non si affievolisce nemmeno. La scena del bacio di ieri sera ancora saldamente piantata davanti agli occhi, mi fa bramare di continuare quella tortura. Perché continuare a sperare che il ragazzo che amo e che si è tirato indietro, trattandomi di merda e tradendomi peraltro, rinsavisca, mi tratti come merito e si dedichi a me in esclusiva è una tortura. Nella quale io, purtroppo, sguazzo che è un piacere. Mi saluta con un cenno, io mormoro un "Ciao" quasi sussurrato, mentre arrossisco. Perché deve continuare a farmi effetto così?

Davide mi viene incontro, abbracciandomi. Immagino sia per rassicurarmi, perché mi ha vista agitata poche ore fa. Ma mi è di conforto, così lo lascio fare. Michael si è allontanato, chiamato da Peter. 

Ho mangiato un pezzo di pizza. E ho cercato di fingere di averne mangiati almeno tre. Ma davvero, non ci sta niente dentro questo stupido stomaco tremolante d'amore. Stella quando ho detto che non avevo più fame mi ha guardato male, ma ho alzato le spalle, non è mia madre. "Buonissima questa salsa!" dice poi Lisa continuando a intingere i nachos. In realtà l'ho vista metterne un bel cucchiaio anche sopra la sua fetta di pizza. Lei è vegetariana, quindi immagino che le cose non abbiano tantissimo condimento. "Grazie" rispondo in automatico. "Ah, ma l'hai fatta tu?" chiede entusiasta. "Ehm, sì. Cucinare mi rilassa.. e avevo tempo oggi pomeriggio... quindi, ecco... io..." "Voglio la ricetta!" mi sento in imbarazzo, come se fossi una che passa il suo tempo a cucinare, da sola, in casa. In effetti non è molto distante dalla realtà. Annuisco, ripromettendomi di non parlare più di cosa cucino in presenza degli altri. Ho visto lo sguardo d'intesa tra Nora e Mia, mentre pensavano che non prestassi loro attenzione. Anche Michael ha abbassato lo sguardo. Sono patetica.

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