Mi avvicino a Luca, mentre i miei amici mi guardano straniti. "Scusate, devo parlare prima con lui" dico piano. Saggiamente, si vanno a sedere lontano. Lui mi guarda, stralunato, mentre prendo posto accanto a lui, di nuovo. Sto cercando una cosa nel telefono, la foto che ho fatto alla lettera di suo padre a Michael.
"Leggi questa, per favore. Partiremo da ciò che c'è scritto" lo esorto.
Lo osservo, mentre prende il telefono dalle mie mani e apre l'allegato per leggere meglio. Man mano che va a vanti a leggere, vedo i suoi occhi allargarsi per lo stupore, e poi la comprensione, quando capisce cosa sta leggendo. Chiude gli occhi un momento, quando arriva alla fine e legge la firma di suo padre.
Per alcuni minuti non dice niente, guardando il soffitto della stanza. Vorrei stringergli il braccio, chiedere se va tutto bene, ma in questo momento riesco solo a stare rigida e zitta accanto a lui. Alla fine mi rende il telefono, con uno sguardo d'accusa. "Quindi.. è così?" chiede. Sento che è arrabbiato, ma non ci posso fare più niente. Annuisco, perché ormai gli altarini sono stati scoperti. Lui sa. Sa che ha un fratello, e che è anche la persona di cui sono innamorata.
"So che è uno shock. Lo è stato anche per me" inizio a dire.
"Sul serio?" ribatte sarcastico "SUL SERIO, SUSAN?" Sta urlando e parecchie testa si sono voltate verso di noi. Lui sembra non farci caso.
"L'ho scoperto solo di recente" provo a giustificarmi.
"Ma non mi dire. E lui?" si riferisce chiaramente a Michael. "Lui ancora non lo sa" dico.
Luca sbarra gli occhi, sorpreso. "Vuoi dirmi che tu lo sapevi e lui no? Lui non sa che siamo..." "No" lo interrompo, perché vedo che gli costa molto, parlare.
"Io, ho fatto questa cosa di nascosto. Ti prego di ascoltarmi, prima di giudicare" chiedo.
Mi fa un gesto con la mano, come ad invitarmi a continuare.
"Dopo che ci siamo lasciati, lui ha preso una strada pericolosa. Si ubriacava al limite del coma etilico e sembrava che le sedute di psicanalisi non funzionassero".
"Aspetta: psicanalisi?" mi interrompe. Lo guardo, passandomi una mano sulla fronte. Dio com'è difficile.
"Sua madre è morta pochi mesi fa. Avevano dei problemi. Dopo, abbiamo scoperto che erano tutti legati all'abbandono del padre di Michael. Lei proiettava su di lui tutte le sue frustrazioni, cose del genere. Comunque, lui aveva bisogno di aiuto qualificato, così ha iniziato a vedere un terapista" spiego, prima di guardarlo per chiedere se posso andare avanti.
Annuisce, così continuo. "Non avevo modo di aiutarlo, ma ho sempre pensato che se suo padre aveva voluto mettersi in contatto con lui, forse almeno un pò ci teneva. E Michael ha un disperato bisogno di qualcuno che ci tenga a lui" affermo.
"Beh, ha te, no?" dice con scherno. "Fammi finire" lo imploro.
"Avevo fatto una foto alla lettera che James gli aveva mandato e una giorno ho provato a scrivergli. Mi ero detta che era solo curiosità, che probabilmente uno che lascia come recapito la mail dell'università probabilmente avrebbe fatto rispondere un assistente qualsiasi. In questo caso, avrei lasciato perdere" dico, poi mi fermo un attimo per prendere fiato e tenere insieme il filo del discorso.
"Invece mi ha risposto lui, di persona. Gli avevo chiesto informazioni su un corso che sta tenendo, e lui mi ha inviata alla presentazione del corso. Mi sono presentata e l'ho ascoltato parlare. Sono rimasta sorpresa nel ritrovare oltre che i colori di Michael, anche alcuni suoi modi di gesticolare, in suo padre" poi taccio, perché mi rendo conto che anche lui sta cercando somiglianze tra i due.
Quando riprendo, la sua espressione non è più scettica. "Al termine della presentazione, ho aspettato che la gente se ne andasse e poi mi sono presentata. Lui è rimasto spiazzato, ma mi ha invitato a prendere un caffé e abbiamo parlato. Gli ho spiegato qual era la situazione di Michael, della terapia, eccetera. Sai, lo strizzacervelli gli aveva consigliato di concentrarsi solo su se stesso, lasciando per un pò da parte i problemi che avevamo noi e anche la storia di suo padre". Sospiro, perché ora arriva la parte che odierà.
"Ho iniziato a scrivere a tuo padre, gli raccontavo di Michael, dei suoi progressi, delle cose che mi ricordavo di quando era più piccolo, cose così. Poi una sera mi hai invitato a cena a casa tua" mi tormento le mani, nervosa. "Non hai idea dello shock che ho provato quando mi hai portato a conoscere tuo padre e mi sono ritrovata davanti lui" dico scuotendo la testa per scacciare il ricordo.
"Quindi tu non lo sapevi?" chiede, sospettoso. "No, non lo sapevo. Non sapevo nemmeno come ti chiami di cognome, non avevo collegato i pezzi, diciamo. Comunque" sbuffo "quando siamo rimasti da soli, tuo padre mi ha chiesto se sapevo di uscire con il fratellastro del mio ex. Quando ha capito che ero all'oscuro di tutto, ha continuato a fingere che ci fossimo appena conosciuti, facendomi promettere di non dirti niente. Anzi di non dire niente a nessuno".
"E tu hai accettato?" mi accusa.
"Sì Luca, ho accettato. Soprattutto perché non sapevo proprio da che parte iniziare a spiegare tutto. Sapevo solo che i sentimenti che provo e che provate tu e Michael non sarebbero stati altro che un problema, quando fosse saltato fuori. Ma tuo padre mi ha promesso che avrebbe parlato con te presto, così ho aspettato".
"Per questo mi hai lasciato?"
"In parte sì. Ti voglio molto bene, Luca, ma nel mio cuore so che per Michael provo altro. Non è giusto mentire, né a te né a me stessa. Ieri ho convinto Michael a contattare suo padre, dopo mesi di tentativi. Speravo davvero che andasse tutto bene" concludo con voce rotta, perché sto per mettermi a piangere di nuovo. Tiro su col naso.
"Susan, devo pensare a tutto questo. Dannazione, è tutto un fottuto casino!" esplode, mentre io mi sento prosciugata. Poi come se avesse avuto un'illuminazione, prende il telefono, alzandosi. "Devo chiamare mio fratello" dice, poi si blocca. "Hai chiamato mio padre prima, vero?" Sospiro chiudendo gli occhi, mentre lui mormora: "Certo che l'hai fatto" e si allontana per telefonare.
Davide e Stella ne approfittano per venirmi accanto. "Ehi, tutto bene?" chiede la mia amica, ansiosa. "No" rispondo.
"Chi è il tizio che è entrato poco fa?" chiede invece Davide, pratico "Il padre di Luca, mi pare di capire" dice ma si vede che è confuso.
"Perché ha detto all'infermiera di darci notizie di Michael?" chiede Stella, mentre vedo il suo fidanzato fare due più due. Sbarra gli occhi, cercando il mio sguardo. Io non posso far altro che annuire, sembro una bambolina hawaiana del cazzo.
"Merda" dice. "Cosa?" chiede Stella. "Quel tizio è il padre di Luca. Ma anche il padre di Michael" spiega. Lei si volta scioccata verso di me. "No!" esclama. Mi scappa un risolino isterico. "Sì, l'ho detto anch'io quando l'ho scoperto" dico, amara.
"Possono dare informazioni solo ai familiari" continuo. "Luca non sapeva niente, così con un pretesto ho preso il suo telefono e l'ho chiamato. Non ho il suo numero, solo un'e-mail" aggiungo a mò di spiegazione.
La mia amica si avvicina e mi lascio abbracciare. "Mi dispiace così tanto, Susan. Mi spiace per questa situazione, per Michael, per Luca, per tutto!"
"Quindi gli hai detto che ha un fratello?" chiede Davide indicando la schiena di Luca, che sta ancora parlando al cellulare. "Sì". "Avrebbe dovuto farlo suo padre, e non adesso" commenta a labbra strette.
"Almeno ci avviseranno se succede qualcosa" dico. Sono sfinita. Emotivamente e fisicamente. Continuo a fissare la porta dell'area Emergenze come se potesse parlare.
Quando Luca rientra, i miei amici si fanno da parte per lasciargli spazio. Lui però non si siede, fermandosi a poca distanza da me e iniziando a battere un piede. Ora è agitato anche lui, sembra... stropicciato, non so come definirlo. Ha gli occhi lucidi. "Tom sta arrivando" dice solo. Provo, per la prima volta, a prendergli la mano. Lui si tira indietro, e per me è un colpo al cuore.
Non è solo colpa mia, ma mi rendo conto che al momento sono l'unica con cui se la può prendere.
Abbasso la mano, tornando a guardare quella maledetta porta. So perfettamente che è inutile sperare che qualcuno venga già adesso a dirci qualcosa, ma non riesco a fare a meno di sperare. Perché se mi arrendessi alla possibilità che lui possa non farcela, morirei. Non posso farne a meno, lui è la mia scintilla. E' ciò che mi tiene viva.
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Occhi color cioccolato 2
Roman d'amourSeconda parte della storia di Susan e Michael. Finalmente stanno insieme, ma l'entrata in scena del padre di Michael, che lui non ha mai conosciuto, rompe l'equilibrio tra loro. Mike si chiude in se stesso per non soffrire e mettere ordine nella sua...