II

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  Il cielo su Londra divenne nero nonostante fossero le otto della mattina, in realtà erano le otto e cinque ed era in ritardo, come sempre. Guardò l'orologio che inesorabile le confermò che anche quella mattina John Johnson, il suo capo, l'avrebbe rimproverata per la felicità di Kimberly il capo redazione e Leon il suo vice; la detestavano da quando era arrivata al giornale.
Hermione iniziò a correre non appena la pioggia si fece più intensa. Era sgraziata per via della borsa pesante , affondò con tutto il mocassino nella pozzanghera sentendo le dita dei piedi inumidirsi.
- Dannazione – sibilò a denti stretti.
Quando finalmente arrivò in redazione non si stupì nel vedere i suoi colleghi già a lavoro nelle loro scrivanie. Kimberly la guardò un attimo, nemmeno la salutò tanto era intenta ad ispezionare il suo abbigliamento.
Sbuffò indispettita, era lì per lavorare, per scrivere, non certo per una sfilata di Stella McCartney, sapeva che non era certo la donna più elegante dell'Inghilterra con il suo giaccone rosso cupo più grande di due taglie.
Questo, però, era caldo si ripeteva ogni volta che qualcuno la prendeva in giro; nemmeno la sua la gonna in lana cotta che le arrivava fino alle caviglie e i mocassini con la suola a carrarmato risultavano eleganti, in più oggi i suoi dannati capelli erano più indomabili del solito.
Competere con il vestitino nero che aderiva al corpo perfetto di Kimberly era quasi un'impresa titanica, lei ci rinunciò in partenza non era quello che interessava per fortuna aveva un cervello pensante a differenza di quell'oca giuliva.
Poggiò la cartella fradicia a terra e girando le spalle a quella che in realtà doveva essere il suo capo, si mise a lavorare.
- Granger - la voce stridula di Kimberly la riportò alla realtà, erano già passate due ore da quando era arrivata a lavoro – dovresti portare il caffè a John – disse abbozzando ad un sorriso che su quella faccia stirata più volte dal chirurgo estetico era più simile a una smorfia. Kimberly doveva essere stata bella da giovane e, in fondo, lo era ancora oggi anche se aveva passato da alcuni anni gli "anta". Era elegante e preparata anche se in molti pensavano che ricoprisse il suo ruolo all'interno del giornale per la sua bellezza, il suo problema era che odiava tutte le donne, come se fossero nemiche da schiacciare come insetti schifosi.
Odiosa.
Hermione era una di queste anche se, la ex Grifondoro, non aveva in alcun modo minato la sua leadership, anzi , era l'ultima ruota del carro e il capo la considerava più come una cameriera che una reporter.
- Si, certo - rispose alzandosi dalla sua scrivania.
- Era di tua madre? - domandò ancora Kimberly osservando la sua gonna.
- Scusa? -
- La gonna era di tua madre? - Chiese divertita la donna , Hermione strinse le labbra e si trattenne dal risponderle, dirigendosi inviperita verso la macchinetta del caffè.
Kimberly rise e questo le fece salire il sangue al cervello ma resistette, se avesse ancora la sua bacchetta quella "strega" non avrebbe osato prenderla in giro; Se avesse potuto sferrarle un bel pugno sul viso come anni prima aveva fatto con quell'odioso di Draco Malfoy, Kimberly si sarebbe rimangiata ogni allusione, ogni risatina.
Portò il caffè al suo capo ancora con quei pensieri nella testa e quando lui sollevò gli occhi acquosi su di lei si stupì.
- Granger - disse l'uomo vestito con un impeccabile abito grigio in lana dal taglio casual
- Sì -
- Siediti, dobbiamo parlare -
Hermione non si fece pregare si sedette composta nella sedia davanti alla scrivania del capo portando le mani sul grembo e lo guardò: Johnson era un distinto uomo di mezza età dai radi capelli bianchi e imponenti baffi, doveva avere circa sessantanni e da trenta era il direttore del giornale. L'Aveva ereditato dal suocero subito dopo aver sposato la figlia e lo dirigeva ancora dopo che aveva divorziato da Milly Stuard. Era un uomo in gamba, puntiglioso, severo ma sapeva il fatto suo e se quel piccolo giornale riusciva a resistere ancora nonostante Internet e la tecnologia il merito era tutto suo e forse, si disse Hermione, anche di quella iena di Kimberly.
- Come ben sai - disse John Johnson – io e Kimberly la settimana prossima siamo via per il G8 a Tokyo -. Hermione annuì, ricordava bene che il capo e la sua vice sarebbero volati in Giappone per poter assistere a quell'evento.
- Tu e Leon rimarrete qui - aggiunse – dovrete occuparvi di ogni cosa-
- Certo capo, conti su di me -
- Sì infatti,- replicò lui – è proprio per questo che ti ho fatto chiamare -
Hermione aggrottò la fronte, lei era stata invitata a portargli un caffè, quindi... quando bussarono e aprirono la porta non si stupì di sentire i tacchi di Kimberly avanzare verso la scrivania.
- Abbiamo pensato - continuò l'uomo mentre il suo vice si accomodava poco distante da lui, iniziando a guardarsi le unghie laccate di rosso – va bene ho pensato, che è venuto il momento di metterti alla prova -
Hermione aprì la bocca ma la richiuse non appena incontrò lo sguardo furioso di Kimberly, lei non era affatto d'accordo con il capo.
- Hai presente la B&M? - domandò il capo.
- Si certo la nuova piattaforma digitale per il calcio -
- Bene – disse l'uomo sfregandosi le mani –non è solo un'azienda che offre dei canali sportivi a pagamento, ma è agglomerato di aziende-
Hermione si fece attenta.
- Hanno comprato la BBC -
Hermione annuì, ricordava bene quel giorno Kimberly era come impazzita quando lesse la notizia , maledendo se stessa per non essere andata a London Stock Exchange.
- Presto , sono certo compreranno anche dei giornali -
- Probabile – disse Hermione ricevendo un sorriso per aver avvallato l'idea del capo, mentre gli occhi dell'uomo la guardavano attentamente soffermandosi indiscreti sul suo seno diligentemente nascosto da spessa lana.
Viscido, pensò in quell'istante.
John Johnson era un vero enigma: se un attimo prima sembrava un composto direttore di un piccolo giornale di provincia, un'attimo dopo lascivo le guardava il seno come il più viscido dei vecchietti del parco.
- Dobbiamo scoprirlo - aggiunse l'uomo alzandosi in piedi con enfasi – ed è questo il suo compito Signorina Granger. Nessuno sa chi c'è dietro questa azienda, nessuno conosce il suo presidente, non c'è nulla di nulla. È apparso all'improvviso , ha fondato un'azienda e ha comprato la TV nazionale senza che nessuno capisse cosa stesse succedendo. Sembra sbucato dal nulla, come per magia- Hermione sussultò al sentir pronunciare la parola "magia", ma si riprese immediatamente.
- L'unica cosa che sappiamo- disse Kimberly, ricordando ad Hermione che anche lei era presente – è che dispone di molte sterline. Tante da poter comprare le persone che lavorano per lui per mantenere il segreto sulla sua identità -.
- Potrebbe esserci dietro la malavita - disse preoccupata.
- Già potrebbe, tutto è possibile a dire il vero - rispose John Johnson .
- Che dovrei fare, pedinare i suoi dipendenti? Sorvegliare la sua sede?-
Kimberly scosse il capo e sollevò gli occhi al cielo.
- Beh, sì sarebbe un'idea ma io avevo pensato a qualcosa di più semplice come un colloquio di lavoro - Hermione rimane interdetta ma non obbiettò - Ricercano giornalisti per l'edizione on line del giornale- continuò l'uomo.
- Io lavoro già qui -
- Ma non lo sa nessuno, visto che il tuo contratto non è stato ancora depositato all'ordine - Hermione aprì la bocca sconvolta per quella notizia: lei non lo sapeva. Lei era convinta..., loro l'avevano illusa e ora le proponevano cosa?! Una promozione sul campo?
- Potrei andare lì e prendermelo questo lavoro - disse sicura di se guardando prima il suo capo, poi Kimberly.
- Potresti... – rispose Kimberly - peccato che sei legata a noi da questo - gli ricordò la donna sollevando il fascicolo – e se osassi metterti contro di noi, sai bene, che l'ordine dei giornalisti non ci penserebbe due volte a radiarti-
- Kimberly per favore - la rimproverò John – Hermione è una validissima reporter ed è per questo che ci fidiamo di lei e delle sue qualità- disse l'uomo guardandole ancora una volta il corpo per poi sollevare lo sguardo sul viso della giovane giornalista.
Maniaco.
- Sì certo John – rispose la iena anche se lo sguardo furioso che riservò a Hermione lasciava intendere ben altro.
**
Stava nevicando e dall'ampia vetrata del suo studio all'attico quello spettacolo appariva magico anche se di magico, in quello che i suoi occhi vedevano, non c'era nulla.
La magia era altro e lui, lo sapeva bene.
Nella strada, a quaranta piani di distanza, le persone camminavano dirette ai loro appuntamenti di fine mattina, alcuni sicuramente erano pronti per il pranzo , le macchine sfrecciavano veloci nella strada incurante dei problemi che affliggevano chi stava ai piani alti di quel lussuoso palazzo.
I babbani non si erano accorti di nulla, nemmeno di quel palazzo apparso dal nulla tra il giorno e la notte, tanto meno si erano interrogati sulla nascita di quella nuova piattaforma digitale che faceva concorrenza a Sky e le altre televisioni a pagamento. Nessuno si era degnato di chiedere chi fosse il proprietario della B&M e lui ancora una volta di più avvallò la sua teoria ormai ventennale, sulla demenza dei babbani.
Era stato un gioco da ragazzi, aveva cambiato i suoi soldi con le sterline Inglesi e si era buttato negli affari.
Avrebbe conquistato un posto d'onore tra quegli stolti e presto sarebbe tornato anche nel suo mondo, nella società che lo aveva prima osannato come l'erede di due grandi casati e poi messo alla berlina quando la guerra era finita e il suo nome precipitato nella polvere.
Si sarebbe tolto ogni sassolino dalle sue bellissime scarpe di pelle di Drago e avrebbe tappato la bocca a tutti quelli che avessero osato menzionare il passato. Che avessero ricordato il marchio nero, che ormai sbiadito, imbrattava il suo braccio.
- Draco - la voce di Blaise era sempre allegra e questo era ciò che più invidiava del suo amico, uno dei pochi che gli era rimasto insieme a Theodor Nott e le sorelle Greengrass.
- Sei andato? -
Draco si girò di scatto incrociando i suoi occhi con quelli scuri del suo amico, storse il naso e sbuffò, detestava dirlo,ma Blaise oltre che leale era anche fastidioso, soprattutto quando si metteva in testa una cosa.
- No -
- è tua madre- gli ricordò - non ti fai vivo da un sacco di tempo e ora che sei...-
- Non ho voglia di vederla -
- Ne dubito, so bene quanto gli sia affezionato- Draco storse la bocca nel suo proverbiale ghigno – e smettila di fare così, non con me, so cosa provi e per Salazar Draco: è tua madre, è giusto provare per lei quei sentimenti-
- Lui è a casa -
- Quindi è per Lucius che non vai a casa tua? -
- Quella non è casa mia - gli ricordò –non metterò mai più piede in quello schifo di casa-
Blaise lo guardò e stette zitto sapeva quanto Draco odiasse il vecchio Manor di famiglia da quando quella casa era diventato il quartier generale di Lord Voldermort. Sapeva bene che in realtà non nutriva odio per Lucius Malfoy, suo padre, era più offeso per quello che era successo e perché suo padre non era riuscito a proteggerli dal mostro lasciando lui, ma soprattutto sua madre, alla mercé di quei mostri.
- Ok Draco, però ...-
- No Blaise e per favore smettila con questa storia -
-Il tuo piano allora? Come riuscirai?-
- Non mi serve mia madre e tanto meno mio padre - rispose secco .
Lui ha già fatto abbastanza danni e non si immischierà mai più nella mia vita.
Mai più, ripeté tra se e se, sotto lo sguardo perplesso di Blaise Zabini. 

La Tela Del RagnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora