IV

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  L'ultimo piano del palazzo sede della B&M era deserto, per questa ragione Blaise Zabini non si preoccupò affatto di smaterializzarsi davanti alla porta dello studio del suo amico. Guardò un attimo la targhetta in platino che stava affissa sulla porta in legno scuro, ove un drago e lo stemma dei Malfoy erano stati marchiati con una tecnica babbana di cui non ricordava il nome, e prese aria.
Si soffermò ancora una volta sul nome nella targhetta, avrebbe dovuto dare a Draco una notizia inaspettata e sapeva quanto il suo amico odiasse le sorprese, quanto il suo amico odiasse la Granger.
Salazar che male ti ho fatto, pensò mentre con la mano bussò e poi aprì la porta.
Draco era seduto alla scrivania e come al solito era concentratissimo.
Blaise lo osservò mentre il suo amico sollevava lo sguardo per guardarlo stranito.
- Abbiamo un problema - disse prima che Draco potesse aprire bocca, lo vide assottigliare lo sguardo, facendo divenire gli occhi due fessure e il viso, prima disteso, divenne teso e preoccupato.
- Cosa...- disse alzandosi dalla poltrona in pelle.
- Hai presente i colloqui per il nuovo giornalista? -
- Che cosa altro ha combinato quell'incapace di un babbano?- disse sbuffando.
- Niente Draco , non è questo ... - ripose Blaise allentando con un gesto il nodo della sua cravatta nera .
- Allora perché sei...-
- Si è presentata una giornalista - disse Blaise, mentre Draco si accomodava ancora una volta nella sua poltrona dietro la grande scrivania in legno d'ebano.
Blaise gli girò le spalle andando a prendere due bicchieri dove versò una generosa quantità di whisky incendiario d'annata, il migliore, per cercare di annebbiare i sensi dell'amico o addolcirlo ner l'istante in cui gli avrebbe rivelato chi si aggirava nel suo impero .
Quando Blaise finì di armeggiare tra liquori e bicchieri e si sedette di fronte all'amico di una vita, questi sembrò sospettoso, era sicuro che Draco e il suo cervello stavano lavorando a pieno regime e se non avesse trovato una frase a effetto per addolcirgli la pillola , presto sarebbe scoppiato il caos, ne era certo.
- Allora?!- disse Draco – mi dici che succede?-
Blaise bevette un sorso dal bicchiere di fine cristallo di Boemia e guardò dritto negli occhi l'amico. Ora più che mai nella sua vita non sapeva come dirgli cosa i suoi occhi avevano visto, la semplice e cruda verità forse sarebbe stata la cosa più gradita, si disse, ma se ne pentì nell'istante in cui le sue parole echeggiarono nella presidenza della B&M.
- C'è la Granger -
Draco sgranò gli occhi e si alzò in piedi, il bicchiere che aveva nelle mani scivolò sulla scrivania imbrattando di liquore i documenti su cui stava lavorando.
- Come ha fatto?- urlò con rabbia sbattendo con forza la mano sulla scrivania , il porta ritratti nel quale era stata incorniciata la foto con sua madre Narcissa cadde e il vetro si frantumò a terra, Draco, non ci fece caso tanto era sconvolto.
- Non lo so – rispose Blaise guardando l'amico – sono venuto qui appena l'ho vista -
- Lei ti ha visto?-
- No, non credo -
Draco era furioso camminava avanti e indietro come un leone in gabbia, la sua gabbia dorata costruita con anni di fatica.
- Che cosa vuole?- domandò ancora ma la sua sapeva bene non era una vera domanda per Blaise ma più un'interrogativo a se stesso, alle intenzioni di quella ragazzina petulante che per anni gli aveva messo i bastoni tra le ruote e che dalla fine della guerra era scomparsa nel nulla.
- è qui per il colloquio -
- Con Haward?- domandò Draco
- Sì- rispose Blaise
- Dobbiamo impedire che lei venga assunta, sarebbe impossibile, se scoprisse che io sono il capo –
- Draco – disse Blaise serio – lei potrebbe...-
Draco lo fissò severo e per la prima volta Blaise capì cosa voleva dire obbiettare o semplicemente cercare di far ragione un Malfoy.
La Granger per Draco era il nemico, lo era sempre stata da quando l'aveva incontrata nel treno diretto a Hogwarts tanti anni prima; lo era da quando aveva capito che era una nata babbana, da quando con quello sfregiato di Potter e quel traditore del suo sangue di Weasley, il pezzente, avevano osato sfidarlo, sbeffeggiarlo , metterlo in cattiva luce. Lo era da quando, con il ritorno di Voldermort, aveva contribuito a far cadere in disgrazia suo padre, la sua famiglia, il suo casato. La reputava responsabile per le sue disgrazie, ma al contempo sapeva che era grazie a lei, a quel dannato di sopravvissuto con la saetta sulla fronte, che ora era un uomo libero, perché fu grazie a loro, se Voldermort era caduto e sempre a loro, doveva la sua libertà.
Li odiava nonostante questo perché erano la prova che lui aveva fallito.
- Draco - disse ancora Blaise distogliendolo dalla sua ira dai suoi pensieri.
- Veramente, ragiona, sarebbe un asso nella manica-
Draco storse il naso e girò le spalle all'amico, uscì dal suo studio senza voltarsi ben sapendo che Blaise lo stava seguendo, continuò a camminare veloce diretto al quindicesimo piano, era lì che si svolgevano i colloqui e sempre lì avrebbe rivisto dopo anni la sua nemesi, se era lì per qualche losco motivo l'avrebbe scoperto.
La Granger non avrebbe distrutto tutto il suo progetto, non ora che mancava veramente poco per raggiungerlo.

**

Mark Haward era un uomo corpulento con un accento Scozzese marcato , due grandi baffi di un color carota e piccoli occhi acquosi color nocciola e nessun capello nella testa; L'uomo si sfregò le mani lentamente facendo scivolare un palmo sull'altro, queste erano curate e bianche come se mai nella sua vita avessero lavorato.
Sembrava sicuro di se, padrone della situazione e questo lasciò Hermione sorpresa; aveva fatto alcuni colloqui nella sua vita, ma questo, era il più strano. Haward si era seduto davanti a lei da quasi dieci minuti e ancora non aveva detto nulla, continuava a guardarla sfregandosi le mani.
- Granger- finalmente parlò , pensò Hermione annuendo –giusto?-
- Sì -
- Bene – continuò l'uomo abbassando lo sguardo sui fogli che aveva posti di fronte a sé.
-è qui per il posto come giornalista –
- Sì - rispose Hermione. Avrebbe dovuto essere più esaustiva ma non vi era altro da dire se non quel sì, quell'uomo la stava disarmando.
- Per quale motivo io dovrei assumerla- disse ancora l'uomo riprendendo a fissarla mentre sul viso comparve un sorriso beffardo.
Ingenua , pensò Haward, sprovveduta, aggiunse valutando la giovane donna davanti a lui.
Sarà disposta a tutto per arrivare a quello che desidera o ci vorrà una leggera spinta per mostrarle come si va avanti in questo mondo di squali.

Hermione rimase spiazzata per un secondo di troppo, vedendolo gli occhi acquosi del suo interlocutore divenire freddi. Il suo sorriso era scaltro, irriverente, sembrava pronto a saltarle addosso e mangiarla ...ma Howard rimase fermo nella sua sedia continuando a fissarla .
- Penso di essere la persona giusta per questo tipo di servizio - disse piano – ho studiato...-
- Vedo – rispose secco controllando con una rapida occhiato il curriculum della giovane giornalista –di concreto oltre al giornale studentesco e questo stage, cosa ha fatto?-
Hermione aprì la bocca pronta a dirgli che da quasi un'anno lavorava per John Johnson ma poi si bloccò chiudendo la bocca.
- Niente- disse maledendosi per questo, poiché stava fallendo.
Come poteva ambire al posto come giornalista in quella nuova televisione, che auspicava di rubare gli utenti dei maggiori network Anglosassoni, senza un curriculum di rilievo?
Era stata stupida, avrebbe dovuto mentire, invece ,come al solito, era stata ligia nel compilare quei fogli e ora quel lavoro le scivolava come la sabbia tra le mani.
Stupida.
L'uomo sorrise pronto a farle la proposta: appena l'aveva vista entrare aveva capito che quella ragazzina sarebbe stata malleabile come cera tra le sue mani, lontana mille miglia dalle arriviste che giocavano a fare le giornaliste nei piani bassi di quell'edificio. Avrebbe preso quella ragazza dagli occhi scuri, i capelli indomabili e il corpo acerbo nascosto sotto quello scafandro vecchio di almeno dieci anni e ne avrebbe fatto il suo gioiello. L'avrebbe istruita, conformata al mondo del giornalismo e grazie ai suoi sforzi avrebbe potuto scalare la vetta tanto da diventare il braccio destro del capo, al posto di quel damerino Italiano che di giornalismo non sapeva nulla.
Sarebbe stata la sua marionetta: i suoi occhi, la sua bocca , la sua mente.
Aprì la bocca mentre dentro di se fremeva soddisfatto , quella ragazzina sarebbe stata il suo lasciapassare per il giornalismo che contava, sapeva che poteva riuscirci, quello era un gioco di potere e lui voleva essere potente, doveva esserlo.
Era pronto a parlare per esplicare il suo intento ma non fece in tempo poiché nell'istante in cui aprì la bocca la porta del suo ufficio vene sbattuta con forza facendolo sobbalzare e alzare in piedi.
Stava per urlare sdegnato, i suoi occhi si fecero stretti , avrebbe ucciso se solo avesse potuto chi osava interrompere il suo colloquio ma non riuscì a dire nulla quando capì che l'uomo di fronte a se altro non era che il capo in persona.

**
Era arrivato davanti all'ufficio di Haward usando la magia, si infischiò se qualcuno l'avesse visto, sarebbe ricorso a un'incantesimo di memoria e tutto si sarebbe risolto, ma ora doveva affrontare quella dannata strega.
Strega, ora riusciva perfino ad ammettere che era una strega, mentre per anni, aveva affermato convinto che no i nati babbani non potevano essere né maghi né streghe, anzi avevano rubato le bacchette, la magia ... era talmente assurda come cosa che si era perfino vergognato di avvalorare quella teoria ma non poteva certo andare contro a quel credo, suo padre lo professava.
Dannazione!
Aprì la porta davanti a e senza prendersi la briga di bussare , entrò.
Perché avrebbe dovuto, lui era il padrone, il capo di ogni cosa dentro quel palazzo.
Tutti si dovevano abbassare al suo volere e anche la Granger, doveva capire che Draco Malfoy non avrebbe più giocato.
Era finito il tempo in cui lei lo sbeffeggiava.
Ora si sarebbe dovuta prostrare ai suoi piedi e scomparire lontano, il più lontano possibile da lui o avrebbe assaggiato la sua ira covata in anni di anonimato lontano dal mondo magico.
La porta sbatté con forza sul montante e un tonfo ridestò l'attenzione dell'uomo davanti a se, questi era concentrato sulla giovane donna che composta gli stava seduta davanti, non ci volle molto per riconoscerla i suoi capelli indomabili non erano cambiati.
Haward sbatté gli occhi acquosi e si fece mansueto non appena lo vide, lei si girò lentamente e sgranò gli occhi sconvolta: non sapeva , constatò Draco.
- Signor...- cercò di dire Haward andandogli incontro con fare accomodante, reverenziale.
- Esci - urlò Draco, l'uomo sgranò gli occhi stupito ma non osò replicare, uscì mesto lasciando Hermione alla mercé di Draco Lucius Malfoy.  

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