Era arrivato alla B&M alle prime luci dell'alba poiché non era riuscito a chiudere occhio quella notte. Troppi i pensieri che vorticavano per la testa del presidente della nuova piattaforma digitale.
Sua madre aveva mandato una missiva e come al solito chiedeva di vederlo, non aveva alcuna voglia di incontrarla, di vedere i suoi occhi che supplicavano il perdono, non lo avrebbe mai concesso troppo era il dolore, la rabbia che ancora covava verso i suoi genitori.
Sapeva che sua madre era solo una vittima, come lui delle idee strampalate di Lucius, li aveva convinti entrambi in quella pazzia, poi come loro era rimasto intrappolato dal gioco al massacro attuato dal Lord Oscuro. Voldemort li aveva prima raggirati e poi spodestati nella loro stessa casa, da carnefici a vittime di quell'animale senza anima. Per colpa di suo padre i suoi sogni di bambino sarebbero naufragati, invece ora non tutto era perduto. Blaise l'aveva informato dell'incontro con Astoria, anche quella era una grana non da poco. La piccola delle Greengrass, era sì una ragazza a modo, bella e avvenente ma pur sempre una donna, e le donne, parlavano e anche parecchio e lui, per ora, voleva tenere per se il coinvolgimento della Granger. Doveva contattare Astoria e chiarire, comprare il suo silenzio o magari ... beh, anche quella era un'idea.
Guardò fuori dalle ampie vetrate del suo studio, lì all'orizzonte, dove il Tamigi si univa al cielo, nasceva un sole nuovo e forse proprio in quel giorno avrebbe messo le basi per il suo futuro.
**
La sveglia quella mattina suonò molto presto rispetto ai cannoni di Hermione, lavorare al giornale l'aveva in qualche modo arrugginita, poiché non usciva da casa prima delle nove, invece, Malfoy, pretendeva che alle sette e mezzo lei fosse già nella sua scrivania.
Spense la sveglia con rabbia e si rigirò più volte nel letto prima di trovare il coraggio di alzarsi, si stava così bene tra quei morbidi guanciali e il tepore era certamente più gradevole del freddo pungente che si sentiva nella sua stanza.
Rabbrividì non appena uscì dal letto e ci volle un secolo prima che l'acqua bollente riuscisse a scaldarla, si lavò i capelli e strofinò con vigore la pelle facendola arrossire per scaldare così anche le mani.
Quando uscì dal bagno, si era già fatto tardi, ci mise un attimo e ringraziò il suo innato buon senso che le aveva consigliato di preparare la notte prima quello da indossare.
Si guardò allo specchio e sembrò soddisfatta, il blazer nero che aveva messo sopra la camicia in seta era veramente bello e quel taglio maschile le dava un'aria distinta ed elegante. Forse i jeans, pensò, non avrebbero riscosso lo stesso successo ma per renderli più aggraziati decise di indossare un paio di quelle armi di tortura che prendevano il nome di decolté.
Storse il naso non appena le indossò, poiché, nonostante costassero un occhio della testa, quelle scarpe erano immettibili. Come fanno le altre? Si domandò mentre ormai fuori di casa si dirigeva a passo spedito verso la metro.
Resistono, si disse, vedendo una con un paio più alto delle sue. Resistono, sorridono e guardano avanti. È ridicolo pensò, veramente ridicolo, se solo provassi a ...
No, scosse il capo come una pazza, incurante degli sguardi delle persone che le stavano intorno. L'avevano presa per matta con ogni probabilità, ma lei invece cercava in tutti i modi di non pensare che con la magia, con un banale incantesimo , avrebbe sentito meno dolore e sarebbe già comodamente seduta al caldo nel suo nuovo ufficio.
Sospirò sonoramente mentre si portava le mani agli occhi, si bloccò di colpo prima di strofinarsi gli occhi con le dita ricordandosi che quella mattina si era perfino truccata; niente di che, si mise solo un ombretto beige e del mascara ma per lei, che metteva solo una crema da due soldi in viso, quello era un passo da gigante.
Socchiuse gli occhi e li riaprì di colpo, alla prossima fermata doveva scendere, un mendicante la guardò pensieroso e poi sorrise, l'uomo fece un passo verso di lei e s'inchinò facendole la riverenza.
Che vergogna pensò Hermione osservando gli abiti dell'uomo, si sentì lo stomaco chiuso non appena si rese conto che solo la sua giacca l'avrebbe sfamato per un intero anno. L'uomo si sollevò per poterla guardare meglio, i suoi occhi azzurri sorridevano gai e con disinvoltura le offrì una delle rose che vendeva per la strada-.
- Una rosa bianca per la sua purezza- disse e Hermione non riuscì a rifiutare.
- Tenga - urlò, dopo aver cercato una moneta nella sua nuova e immensa borsa, ma il mendicante era già sparito.
**
Desirèe Freeman, la receptionist della B&M, si era da poco accomodata alla sua postazione, il centrifugato di verdure era poco distante dalla tastiera e sarebbe stato sia la sua colazione sia il suo pranzo. Impallidì e distratta lo rovesciò non appena vide la ragazza che solo il giorno prima, infagottata come l'omino della Michelin, avanzava disinvolta verso il suo bancone.
- Merda! - disse a denti stretti, mentre quel liquido gelatinoso s'insinuava dentro i tasti della tastiera e su tutto il suo piano di lavoro, imbrattando perfino la sua nuova gonna in panno di Zara, copia identica o quasi di quella di Gucci vista nelle sfilate autunnali.
Hermione si trattenne dal riderle in faccia, la guardò un attimo e con estrema gentilezza, quasi leziosa e impertinente, domandò: - Ha qualcosa per me, Blaise ... – disse, vedendo la giovane impallidire non appena aveva chiamato Zabini per nome - mi ha detto che avrei trovato qui il pass e le chiavi del mio nuovo studio - .
La ragazza deglutì e abbassò lo sguardo, cercando confusamente nel cassetto poco lontano dal piano in cui ora stagnava il suo pranzo.
- Ecco- disse porgendole una grossa busta gialla, Hermione storse il naso e prima di prenderla dalle mani della ragazza, tolse un fazzoletto con il quale la pulì.
- Le consiglio di pulire prima che il capo veda questo scempio- concluse girando le spalle alla receptionist e dirigendosi a passo svelto verso gli ascensori.
- Granger - disse Zabini sorridendole disinvolto.
Hermione sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi neri e curiosi di Blaise Zabini che non smettevano di guardarla.
Che cosa aveva oggi? Sembrava euforico.
- Zabini - disse lei muovendo il capo a mo di saluto.
Lui sorrise sconvolgendola, da quando è che mi sorride, si domandò.
Per fortuna nell'ascensore entrarono altre persone così da evitare che Zabini si prendesse la briga di chiacchierare con lei. Entrambi, però, furono gli unici che raggiunsero l'ultimo piano dove Hermione sapeva esserci la presidenza e il suo studio.
- Vieni ti mostro il tuo ufficio - disse Zabini.
Poi ti mostro a Draco, non vedo l'ora di vedere la sua faccia. Granger sarai una vera sorpresa, già mi frego le mani.
- Tranquillo faccio da sola - cercò di rispondere mantenendo un tono neutro, ma era decisamente agitata. Che cosa passava per la testa di Zabini, oggi era completamente diverso da ieri. I suoi occhi brillavano e sembravano maliziosamente attirati dalla sua figura.
Possibile?
- Granger, non avrai paura a stare sola con me?- Domandò divertito Zabini.
Hermione si girò di scatto per non guardarlo in viso, vergognandosi per aver immaginato che lui potesse interessarsi a lei.
Che assurdità stava pensando la sua mente?
- Ieri siamo stati soli per tutto il tempo e pensavo che avessi capito che non corri alcun pericolo - arrossì vistosamente quando se lo ritrovò di fronte: come aveva fatto?
Era sgusciato davanti a lei in un lampo e ora se lo trovava di fronte.
- Mi credi? - domandò sollevandole il viso con un dito per poterla guardare in viso.
- Vorrei che tu ti fidassi; almeno con me, non corri alcun rischio- disse quelle parole quasi sussurrando e per qualche ragione a lei oscura credete a ogni cosa. Con Zabini stava al sicuro, era gentile, divertente, ironico, ma il suo amico, il suo nuovo datore di lavoro, con lui non sarebbe stata la stessa cosa. Tra poco l'avrebbe incontrato e già tremava per i possibili scontri che i loro due caratteri incompatibili avrebbero prodotto, sapeva che doveva trattenersi, che lui aveva il coltello dalla parte del manico, ma ci sarebbe riuscita?
Da oggi doveva incontrarlo ogni giorno e con quel pensiero nefasto si sedette dietro la sua nuova scrivania in cristallo cercando di rasserenare il battito del suo cuore.
- Va bene Zabini -
- Blaise - disse – chiamami Blaise, Hermione –
**
Hermione si guardò ancora una volta intorno, lo studio che le avevano assegnato era si e no più grande di tutta la redazione del giornale nel quale aveva lavorato per quasi un anno. Ancora più spazioso rispetto a quello perché sgombro da scrivanie e armadi, nel suo nuovo ufficio c'erano solo la scrivania in cristallo, un Personal Computer di ultima generazione, un armadio a muro dove con molta probabilità avrebbe dovuto catalogare i documenti della società e un'ampia finestra dove osservare Londra in tutta la sua bellezza.
Anche lì il bianco e il grigio la facevano da padroni: bianchi erano i muri e il mobilio, grigi i pavimenti e le tende e anche il divanetto che era stato disposto nell'angolo buio della stanza era dello stesso colore.
Hermione si alzò per poterlo osservare meglio, visto che non era riuscita a notarlo prima, questo era soffice e stranamente non in pelle. Si avvicinò ancora un attimo e con la mano accarezzò il tessuto: era velluto e arredava in modo elegante quell'angolo, si sedette per tastare la comodità e non si stupì nel constatare che era veramente soffice e accogliente.
Malfoy aveva gusto, anche se , forse non era lui l'artefice di questo, con quel pensiero decise che era ora di andare a fare una visitina al capo.
**
Draco era assorto nei suoi pensieri quando bussarono alla porta.
- Avanti – disse sollevando lo sguardo verso la porta per vedere chi osasse disturbarlo. La porta si aprì di colpo e quasi gli andò di traverso la saliva quando se la trovò di fronte: come aveva fatto a cambiare in una notte?
- Granger - disse sorpreso, cercando di rimanere il più distaccato possibile.
La donna aveva indossato una giacca dal taglio maschile e una leggera camicia in seta spuntava da sotto, portava dei jeans aderenti che facevano risaltare le gambe magre e lunghe, i tacchi poi, davano un tono sexy a tutta la figura. La guardò in viso e deglutì: i capelli erano sempre indomabili ma ora sembravano accarezzare dolcemente il viso, gli occhi erano adornati da un paio di occhiali dalla montatura nera che la facevano sembrare ancora più sexy. Dannazione la Granger aveva fatto un patto con il diavolo per ucciderlo lentamente o la colpa era del suo migliore amico ?
Zabini sarebbe morto molto presto se era l'artefice di questo cambiamento, lui, con questa ci doveva lavorare e non riusciva a capirci niente quando una si vestiva così. Greta, la vecchia segretaria, aveva sessantanni ed era perfetta nei suoi abiti dimessi; Perché se ne era andata in pensione? si chiese in quell'istante disperato.
Possibile che le facesse questo effetto, per Salazar: era la Granger, lui la odiava, la doveva usare per raggiungere il suo più grande desiderio.
Lei lo guardò dritto negli occhi e si chiuse la porta alle spalle dando così a Malfoy la possibilità di vedere anche il retro. Draco impallidì non appena le notò il fondo-schiena, quella non era la Granger, era la sua sosia, non poteva essere lei e che cavolo?
La donna avanzò verso la scrivania , ignara dai pensieri dell'uomo che aveva davanti a se.
- Malfoy - disse rimanendo rigida davanti alla scrivania, aspettando che lui dicesse qualcosa.
- Dovresti dirmi cosa devo fare?- domandò cercando di non aggredirlo anche se fu tentata visto il modo in cui la stava guardando.
Viscido serpente pensò.
Draco abbassò la testa e prese un fascicolo in fondo al cassetto, cercando in questo modo di scacciare i pensieri poco casti che aveva fatto su di lei.
Stai tranquillo, ora passa, si disse.
- Questi sono tutti gli impegni che ho da oggi alla fine della settimana, dovresti trascriverli al computer e avvertirmi quando sono imminenti- disse guardandola ma questa volta la maschera che mise su era imperturbabile e perfino la Granger se ne rese conto.
Hermione sgranò gli occhi notando quanto fosse grosso il plico di fogli che Malfoy le stava consegnando.- Greta , la mia vecchia segretaria, faceva così. – aggiunse vedendo la sua boria evaporare- poi dovresti battere questi documenti, mi servono per la riunione di questo pomeriggio e per domani- disse ancora - voglio che prenoti due posti per Mosca. Venerdì partiamo – concluse.
Hermione annuì cercando di ricordarsi ogni cosa.
-Alla riunione dovrò essere presente?- chiese portando al petto il plico di fogli.
Malfoy storse la bocca irritato.
- Certo Granger, ti ho detto che dovrai venire ad ogni riunione, quindi ora spicciati che hai una marea di roba da fare-
Hermione sbuffò avviandosi verso la porta a passo sostenuto.
- Granger - la richiamò Draco – pretendo che ti rivolga a me con rispetto e visto che io sono il capo e tu una semplice segretaria, il lei è obbligatorio, non siamo certo amici e mai lo saremo- concluse acido, facendo così capire che quella collaborazione non sarebbe stata certo una vacanza ma una vera tortura per Hermione.
Hermione strinse i denti e si girò di scatto, i suoi occhi mandavano saette tanto era furiosa. Avrebbe pagato per zittirlo con un sonoro ceffone ma non si sarebbe abbassata.
- Certo signor Malfoy - disse in tono provocatorio, Draco s'innervosì ma lei era già fuori dalla porta prima di farsi investire dall'ira dell'uomo.
- Dannata vipera!- disse a denti stretti, maledicendo il giorno in cui aveva avuto la malsana idea di assumerla.
STAI LEGGENDO
La Tela Del Ragno
FanfictionSono passati cinque anni dalla fine della seconda guerra magica: Hermione Granger ha lasciato il mondo magico da quando i suoi genitori si sono trasferiti in Australia mentre Draco Malfoy brama di ritornare nel mondo magico inglese che l'ha deriso e...