III

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  Il vento gelido le scompigliò i capelli giusto un attimo prima di entrare dalle porte scorrevoli dell'edificio al centro di Londra. Rimase stranita non appena John le aveva dato quell'indirizzo e benché si sforzasse non riusciva a ricordarsi di averlo mai visto prima. Eppure era certa che prima della guerra , nell'ultima passeggiata che fece con sua madre, prima di cancellare da lei ogni ricordo di se, non c'era.
Era certa che non ci fosse nemmeno quando aveva iniziato l'università e con i suoi colleghi del tempo si erano recati in quella via per uno stage .
Anzi, ora che ci pensava, era certa che lì un tempo ci fosse stato un parco, di quelli con le giostrine per bambini con i cavalli bianchi e azzurri e sempre lì, che suo padre le aveva comprato lo zucchero filato dopo che era caduta e si era sbucciata un ginocchio . Ricordava le parole di suo padre – questo è il nostro segreto Hermione- le aveva detto perché sua madre andava su tutte le furiose se mangiava un cioccolatino e sarebbe impazzita se avesse saputo dello zucchero filato.
Sorrise ricordando quell'aneddoto e si portò una mano al cuore dove teneva appeso un medaglione con le loro foto, l'unica cosa che era riuscita a portarsi via prima dell'inizio della seconda guerra magica, prima di perdere tutto.
Storse il naso e guardò ancora l'edificio dall'esterno: quel posto era sinistro ed era certa che la magia c'entrava qualcosa .
Dannazione! perché benché andasse via , benché cercasse in tutti i modi di sfuggire alla magia questa la rincorreva?
Prese un grosso respiro e finalmente entrò nel palazzo che accoglieva alcuni uffici tra cui la presidenza della B&M .
Entrò titubante al suo interno i tacchi che per l'occasione si era messa produssero un fastidioso ticchettio sul marmo bianco che abbelliva il piano terra dell'edificio. Ci volle un po' per riuscire ad ambientarsi ma poi Hermione riuscì a trovare ciò che cercava: la reception.
La donna seduta alla reception la guardò e storse il naso, Hermione si guardò allo specchio che aveva davanti a se; quell'edificio era pieno di specchi, chi l'aveva ideato doveva aver un ego smisurato pensò avviandosi verso la donna che non smetteva di sorriderle beffarda. Si era messa l'unico vestito che possedeva, questo era in lana color porpora, aveva il collo alto e la copriva fino alle ginocchia ,per coprirsi le gambe aveva usato quelle spesse calzamaglia in cotone nero e aveva messo i tacchi, anche se erano alti solo cinque centimetri, si sentiva un poco strana poiché non era abituata ad indossare niente di diverso dai suoi mocassini in Inverno e le ballerine in estate.
Questa era l'unica nota femminile che si era concessa vista la tormenta che imperversava su Londra, certo non poteva vestirsi in altro modo, non era certo scema come quell'oca che la fissava come se lì dentro fosse la regina del buon gusto dato che indossava una camicia talmente fine e trasparente che si notava da lontano il pizzo del reggiseno e non era nemmeno pazza come quella che era passata un'istante prima accanto a lei che portava una gonna al ginocchio senza calze.
Uscire senza calze a Londra! Per cosa poi, per rischiare l'ipotermia?
- Desidera - la vice dell'oca bionda era irritante, Hermione cercò di distendere le labbra in un sorriso ma questo risultò più falso del seno della ragazza che si trovava di fronte.
- Avrei un colloquio come giornalista per il nuovo notiziario on line -
La donna la guardò ancora un attimo soffermandosi sul suo vestito in lana. Hermione abbassò lo sguardo per osservare cosa avesse catturato l'attenzione della donna e sbuffò non appena capii che quelle spesse calze non andavano affatto bene con le vecchie decoltè che aveva ai piedi, ma non le importava , facevano caldo.
- Una giornalista - ripeté la donna guardandola perplessa.
- Sì, mi sono... -
- Ok - dice in modo sbrigativo – il suo nome è?-
- Hermione Jean Granger -
- Perfetto- rispose la donna controllando sul computer, - Mark la riceverà tra poco-
- Chi sarebbe Mark? -
La donna sorrise e mosse il capo come per dirle che era fuori come un melone – il capo del personale- rispose piatta ,- che cosa credeva che il grande capo si sarebbe sprecato per farle il colloquio?-
Hermione la guardò storto e si trattenne dal risponderle, ma la incenerì con lo sguardo.
Se solo avesse voluto... l'avrebbe incontrato il suo prezioso principale e chissà se non sarebbe stata lei a irriderla.
- Dove devo andare - rispose invece
- Al quindicesimo piano Mark Haward , responsabile notiziario- rispose la donna e con un gesto eloquente della mano la congedò.
- Arpia - sibilò tra i denti mentre si dirigeva a passo sostenuto agli ascensori incurante di quello che la circondava.
Hermione era così irritata che non vide nessuno , nemmeno due occhi scuri che titubanti e alquanto perplessi la osservavano.
L'uomo vestito con un elegante abito grigio di alta sartoria si avvicinò alla reception – Desirée – disse con voce altisonante e melodiosa – chi era quella? -
La donna sbatté gli occhi all'uomo come un gatta che fa le fusa, sapeva bene che quello era il braccio destro del capo; molte delle decisioni che si prendevano alla B&M passavano sotto il suo elegante naso. Era affascinante ed elegante e in molte avevano perso la testa per quel misterioso uomo di origini Italiane e ora lui le rivolgeva la parola, perdi più sapeva il suo nome.
- Chi signor Zabini? - domandò timorosa facendo un ampio sorriso mostrando così la sua perfetta dentatura.
- Quella ragazza che era qui un attimo fa ed è andata a prendere l'ascensore- domandò ancora Blaise guardando la donna dritto negli occhi, non si stupì nel vedere le guance della donna arrossire e nemmeno di vederla sporgersi un poco per mostrargli l'artiglieria pesante.
Rifatta, disse tra se se notando il seno sotto la camicetta trasparente ; detestava quell' artificio babbano.
- Oh, quella era una giornalista –
- Giornalista?!- ripeté perplesso.
- Sì, per il notiziario On Line , Howard tiene i colloqui al quindicesimo -
- Howard -
- Sì il...-
- So chi è , però vorrei sapere il nome di quella ragazza, l'ha detto?-
- Sì certo...- disse controllando immediatamente sul computer – Granger, Hermione Jean Granger-
Blaise annuì e cercò di deglutire, sembrava che avesse ingoiato un rospo velenoso invece che la sua saliva.
Ora chi cazzo lo dice a Draco che c'è la Granger?!

**
La stanza nella quale si svolgevano i colloqui era pressoché deserta, salvo un antipatico con il capello e il doppio petto. L'uomo con gli occhi azzurri e un sorriso accattivante la guardò un attimo e poi si girò verso lo specchio per compiacersi ancora una volta.
Hermione detestava quel genere di uomo che come una donna si compiaceva davanti a uno specchio, non si stupì nel vederlo togliersi un peluchio dalla giacca e quasi rise non appena questo si tolse dal taschino interno della giacca un piccolo pettine a denti stretti passandoselo tra i fini capelli rossi.
Doveva essere Scozzese, pensò, ma non osò chiederlo era troppo pieno di se per sprecare fiato con lui.
Si sedette nella poltroncina color antracite e attese il suo turno, portandosi composta le mani sul grembo, avrebbe dovuto portarsi un libro per spezzare l'attesa , invece, aveva lasciato a casa l'ultimo libro di Martin.
Sicuramente sarebbe stato più interessato sapere come Dani sarebbe riuscita ad ammaestrare i Draghi che vedere quel damerino camminare nervoso per tutta la stanza.
Sollevò la testa e si obbligò a guardare fuori, la visuale da lì era magnifica, Londra era stupenda soprattutto quella mattina con la neve che cadeva lieve ricoprendola come un manto.
- Granger - la voce stridula di una segretaria la riportò alla realtà, si alzò lentamente e sollevò lo sguardo per incontrare gli occhi a mandorla di una bruna decisamente bella anche per lei che era una donna . Questa la guardò un attimo e poi le girò le spalle – Il signor Howard l'aspetta – disse invitandola ad entrare.
Hermione camminò veloce seguendo la donna per un lungo corridoio illuminato a soffitto da luci al neon, le pareti tutte bianche presentavano alcuni quadri astratti decisamente belli e sicuramente costosi, tutto era perfetto e geometrico, nessun colore oltre il bianco, il nero e il grigio.
- Aspetti qui - disse la donna entrando nella stanza e uscendo subito dopo.
Hermione si guardò intorno, la scrivania al centro della stanza era in cristallo e sopra di essa non vi era nulla se non un plico con dei fogli, immaginò fossero le domande che le sarebbero state rivolte a breve.
Voltò le spalle alla scrivania soffermandosi ad ammirare il quadro che abbelliva un'intera parete. Era un gioco di bianco e nero con sfumature di grigio, la tela era stata completamente ricoperta dalla tempera nera, solo una parte in alto a sinistra era più chiara, appunto grigia e due quattro linee bianche si congiungevano , guardandola bene sembra il contorno di qualcosa che Hermione no riuscì a capire a causa delle sfumature di grigio.
Era strano, alquanto struggente e non si capiva perché le facesse quell'effetto, sfiorò con il dito la "D" in basso a destra, quella, pensò, doveva essere la firma del pittore.
Il cuore sussultò e ritrasse la mano allarmata: magia.
Quella tela era stato dipinto con la magia e per questo non osò più sfiorarla.
Attese lì , davanti al quadro l'arrivo del capo del personale mentre la sua mente vagava senza meta nei ricordi del passato,Hogwarts, la magia, la guerra che l'avevano portata lontano dai suoi cari.  

La Tela Del RagnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora