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  Draco afferrò il braccio della donna e con uno strattone se la strinse al petto con possesso. Strofinò il suo naso sui capelli della Granger, profumavano di buono, vaniglia, sesso ...
Dannazione!
Dovette concentrarsi o si sarebbe spaccato e chissà che casino avrebbe combinato, alla fine, mentre alla villa di Irina gli ospiti ignari continuavano a danzare e a bere fiumi di bianca vodka, lui e la Granger si smaterializzavano lontano. Londra li accolse con vento e gelo , la notte era alta nel cielo e nessuna stella lo ricopriva. Ancora avvinghiato alla donna, Draco poggiò i piedi sul pavimento scuro della sua villa alla periferia della capitale inglese.
Casa, si disse sentendo l'inconfondibile profumo delle rose che crescevano nel roseto del giardino e che Tibly, il suo fedele elfo, raccoglieva ogni giorno per adornare i vasi di tutta la casa. Hermione si guardò intorno stranita non appena si rese conto di non essere arrivata a casa sua.
La sala era immersa nell'oscurità solo una flebile fiamma nel camino, dovuta a un ceppo che ardeva lento, la illuminava, il profumo di rose era inebriante e ebbe su di lei un effetto rilassante.
- Lumus - disse Malfoy e con un rapido colpo di bacchetta e luce fu. La sala era vasta anche se poche erano gli arredi. Draco amava lo stile moderno e minimalista, il bianco e il nero con alcune sfumature di grigio;
Era amante del bello , questo si, ma quell'ordine maniacale rendeva l'ambiente tetro e freddo.
- Dove ... -
- A casa mia- rispose immediatamente Malfoy sciogliendo il nodo della cravatta e andandosi a versare del Firewhisky, solo quello poteva distogliere i suoi pensieri dal corpo della donna che continuava a fissarlo, sfidandolo.
Salazar! l'avrebbe presa con la forza se non se ne fosse andata.
Era stato un caso, non aveva pensato che ad andare via rifugiandosi nel posto che per lui era più sicuro: la sua casa nella Londra babbana. Si era scordato che lei, si era dimenticato, che facendo così non avrebbe potuto raggiungere la sua casa, visto che, non usava la magia.
Era stata una svista o la voleva ancora lì, con lui.
- Che ci faccio a casa tua, Malfoy ?- urlò Hermione, che ignara delle turbe che passavano per la mente dell'uomo, gli andò vicino strattonandolo.
Draco le fu addosso: le sue mani fremevano per toccarla , i suoi occhi come lamine bruciavano ardenti e lei, stupida, era ora in trappola.
- Se vuoi ti mostro come possiamo impiegare il tempo – disse a denti stretti soffiandole quelle parole a un palmo dalla bocca. Quanto avrebbe voluto buttarsi su quelle labbra rosse, sopraffarla, zittirla.
La Granger, ignara, lo guardava spaventata. Il profumo di vaniglia si mischiava a quello della pelle della donna, un profumo speziato che avrebbe mandato in estasi chiunque.
La voleva.
La bramava.
Non poteva prendersela.
Capirlo fu per Malfoy devastante, non era normale per lui decidere di non prendersi una donna; le donne erano sempre state per lui solo un passatempo, invece, quella dannata contava di più.
Era il lasciapassare per il suo sogno.
Era il suo frutto proibito.
Si staccò immediatamente come scottato nel vedere i suoi occhi scuri dargli battaglia, mentre il corpo ancora avvolto in quel vestito peccaminoso tremava per l'ansia e la paura.
Lo temeva e a ragione si disse, ma teme ciò che dici di essere e che vorresti, mentre è ignara di tutto, lei non ti conosce affatto.
Del resto , non ti conosce nessuno.
- Tibly - urlò con rabbia e il fedele elfo fu lì in un attimo.
- Porta la ... signora a casa sua – disse indugiando più del dovuto nello scegliere l'epiteto con cui definirla. Avrebbe dovuto usare sciagura, poiché la Granger era la sua disgrazia. L'aveva capito subito, ma non avrebbe mai immaginato che, con solo una settimana di convivenza forzata a lavoro, l'avrebbe ridotto così.
Era la Granger.
Dannazione era una mezzosangue?!
- Malfoy – urlò la donna agghiacciata guardando l'elfo domestico con occhi sgranati
Come osava?! Come poteva sfruttarli ancora? Era un essere indegno, un vile, un bastardo.
- Io non utilizzo un elfo domestico come un mezzo di trasporto -
- Allora rimani qui - ribadì secco. Sganciandosi anche il primo bottone della camicia poiché non riusciva a respirare, a connettere. La Granger doveva andare via e subito.
- Prendo un mezzo, un autobus –
- sono le cinque della mattina , secondo te viaggiano- la canzonò astioso poiché anche la sua pazienza a quell'ora tarda era andata a dormire.
- Il nottetempo?-
Al solo menzionare quell'autobus magico Draco la incenerì. Nessuno doveva sapere, nessuno doveva immaginare anche solo che lui avesse contatti con la Granger.
- Così, domani, il mondo saprà che ti scopo -
Hermione impallidì immediatamente e al solo pensiero di essere etichettata come una delle sue sgualdrine, inorridì.
- Mai - urlò e la sua rabbia si mischiò a quella di Draco nel vederla schifata .
- Non eri così restia questa sera, mentre ti toccavo- replicò acido.
- Che dici,bastardo!- urlò – mi tenevi stretta, ho cercato di ... - la rabbia fu cieca: si avventò su di lui, lo colpì e fu allora che Draco la freddò. Le afferrò i polsi facendola sbattere al muro, ma non gli importò, la furia , i suoi occhi battaglieri: doveva zittirla. Doveva farle capire chi era che comandava. Così, la baciò con rabbia, mordendo quelle labbra rosse , affondando i denti sulla sua carne, sicuro di farle male come male aveva fatto lei pochi istanti prima denigrandolo.
Il caos. Nella sua testa regnava il caos.
Doveva scacciarlo via, liberarsi ma era forte e pesante e ...
Lo odiava ...
Lo odiava?
Sì e allora perché adesso il suo cuore batteva frenetico, la pelle bruciava e le sue labbra avevano permesso alla lingua di Malfoy di giocare a rincorrersi con la sua.
Merlino! No. Urlò nella testa liberandosi di lui , sgusciando via.
Malfoy rimase spiazzato, sconvolto egli stesso di tutto quello che era successo.
- Mai più- disse Hermione e non gli servi la bacchetta per farsi temere – non dovrà succedere mai più –
- Tibly ti prego portami a casa mia- si sentì uno schifo, ma quello era l'unico modo per mettere più chilometri possibili tra lei e Malfoy.
L'elfo indugiò un attimo spaesato ma poi dopo che il suo padrone gli fecce un cenno con il capo portò via la donna. Quando tornò, trovò la sala in uno stato pietoso: il quadro che era appeso poco lontano dalla porta era caduto, i vasi erano stati tutti rotti in mille pezzi e le rose che contenevano erano ora riverse a terra: ristagnavano nell'acqua.
**
Avrebbe dovuto rimanere a casa, poiché gli avvenimenti della notte prima l'avevano frastornata, ma mai avrebbe dato a quel verme quell'arma per deriderla. Sì, era certa che stava giocando , perché era impossibile che lui fosse attratto.
Non era il suo tipo, Malfoy aveva forse un tipo?
Dannazione perché la sua mente non la smetteva di pensare, perché continuava a roderle così tanto
Si vestì velocemente indossando un abitino nero in panno, sopra mise una giacchina a tre quarti che le scaldava le spalle e sperò che per quel giorno Malfoy le risparmiasse la sua fastidiosa presenza; era impossibile: aveva ben tre riunioni.
Arrivò alla B&M in perfetto orario , evitò di passare alla reception perché non aveva voglia né di vedere quell'oca giuliva né tanto meno di doverla salutare. Si sedette dietro la sua scrivania e si stupì di trovare tre fascicoli e degli appunti; lesse e mosse il capo rendendosi conto che Malfoy, aveva già provveduto a trovarle qualcosa da fare. Non aveva osato però dirglielo di persona , ma aveva scritto dei promemoria di proprio pugno. Sfiorò con il polpastrello quella grafia fine e sinuosa e si sentì una vera cretina nel farlo.
- Dannazione!- Disse socchiudendo gli occhi e iniziando a darsi dei pugnetti sulla fronte, chiunque l'avesse vista in quel momento avrebbe pensato che fosse una pazza. Il problema era che anche lei pensava di esserlo, poiché, non appena chiudeva gli occhi, si ricordava del calore che avevano le sue braccia , il suo sapore ...
- Tutto bene ?- la voce di Blaise arrivò come una doccia gelata, sconvolta alzò lo sguardo per osservare il moro ex Serpeverde che sullo stipite della porta la guardava dubbioso.
- Noto che anche tu, sei alquanto strana; penso sia colpa di Irina,quella, ha la tendenza a far uscire il peggio da tutti tranne che da Draco -
Hermione cercò di sorridere ma sapeva che questo era tirato, strano e innaturale, sperò che Zabini non sapesse leggergli dentro. Le sue emozioni dovevano essere celate a lui come al suo detestabile amico.
Se non fosse per i suoi genitori, per quell'assurdo contratto che aveva firmato per ridargli la memoria, sarebbe andata via, scappata da questa assurda situazione.
Blaise la guardò negli occhi e annuì , gli occhi scuri brillarono e la consapevolezza acresse in lui
No. Credo, anzi sono certo, che lei si sia accorta di Draco e quel cretino senza cervello si sia accorto finalmente che la Granger è una donna.
Qui ci sarà da ridere. Peccato, che non possa chiamare a raccolta tutti per fargli assistere alla scena se no ... sai che risate.
- Avete concluso qualcosa?- domandò avvicinandosi alla sua scrivania.
- Penso di si - rispose vaga.
Blaise annuì – sei molto scrupolosa – aggiunse Zabini guardando distratto le cartelle poggiate sul tavolo.
- Hai visitato Mosca?- domandò infine sollevando lo sguardo.
- No- rispose secca
- Quel despota non ti ha fatto nemmeno vedere il Cremlino?- chiese guardandola
- No-
- Suppongo sia per il fatto che non ama farsi vedere in giro con la vedova allegra-
Hermione sgranò gli occhi, stupita.
Sì, si disse, non ama farsi vedere con lei, però, se la fa senza alcuna vergogna.
Schifoso, se solo pensava che anche lei stava per finire nello stesso modo.
Blaise storse il naso al solo ricordarsi la russa.
Merlino! Un tempo era uno schianto e , ammise Blaise , lo era ancora oggi ma suo marito e i suoi amici non vedevano di buon occhio quella specie di amicizia con Draco e il suo amico non poteva bruciarsi ancora la reputazione.
- A me non è affatto sembrato a disagio in sua presenza- rispose Hermione distogliendo Blaise dai suoi pensieri.
- Ah sì - domandò scettico Zabini
– Sì - rispose lei asciutta sedendosi meglio sulla sua sedia che ora sembrava avere le spine visto l'argomento che stava trattando.
Il moro la guardò ancora e poi sorrise – interessante - aggiunse – mi sa che vado ad informarmi –
Così, dopo averla salutata uscì dalla sua stanza e bussò nell'ufficio del presidente della B&M.
**
Si era smaterializzata poco distante dal palazzo, aveva letto che era imponente e maestoso: un trionfo di acciaio e vetro, ma non si sarebbe mai immaginata fosse così. Non era mai stata nella Londra non magica, almeno non nel caos del centro. Era sempre stata restia verso quel mondo, non era certo timore, perché doveva averne: aveva una bacchetta e poteva difendersi.
Suggestione?! Forse era quella, era stupida come giustificazione. Nessuno avrebbe potuto persuaderla a sposare uno di loro, lei amava suo marito, purtroppo lo amava ancora anche se per lui era diventata inutile come un elfo domestico.
No era stupidità, vecchie convinzioni e ignoranza. Ignorava quel mondo che aveva imparato fin da piccola a detestare, ignorava i loro usi e costumi, ignorava che come lei le donne di quella parte di mondo amavano e odiavano, ridevano e piangevano e come lei, soffrivano perché i figli che avevano partorito rifiutavano da anni di parlare con loro. Erano uguali, tutte, le c'era voluto quasi quarantacinque anni per capirlo ma ora , era evidente.
Uscì dal vicolo guardandosi intorno, una fiumara di gente passeggiava a passo sostenuto avanti e indietro, le macchine , i loro mezzi di trasporto, sfrecciavano a poca distanza ma Narcissa Black, vestita con una veste lunga celata sotto un ampio mantello non se ne curò; entrò dalla grande porta a vetri e trattenne un urlo mentre questa si apriva per magia davanti a lei.
Trattenne il fiato e con regale padronanza di se si avviò verso la donna che la guardava stranita.
- Buonasera - disse.
-Buonasera - rispose Desirèe l'avvenente receptionist della B&M. – mi dica?- domandò notando che la donna sembrava cercare qualcosa.
Narcissa sorrise affabile esibendo la sua dote migliore: il raggiro.
- Sarei venuta a trovare mio figlio- disse
- Suo figlio?- domandò scettica la donna che sembrava stranita , non aveva mai visto quella strana donna. Non sembrava pazza, era decisamente molto bella anche se sciupata. Anni prima , osservò , doveva essere stata bellissima, però aveva un gusto orrido nel vestire. Doveva senza dubbio rivolgersi alla nuova segretaria, quella si che aveva fatto un patto con il diavolo: nessuno era riuscito a cambiare dal giorno alla notte; Senza dubbio, osservò con stizza, si era fatta un nuovo guardaroba e chissà quanto aveva speso, la stronza.
- Sì- disse ancora Narcissa riportando l'attenzione su di se. Mentre con il dito tamburellava frenetica sulla scrivania.
- Non so chi sia, mi dispiace- si affrettò a dire la receptionist
- Impossibile che non sappia chi è - continuò a dire Narcissa mentre ora la sua espressione si fece dura e la bacchetta scivolò tra le sue mani ossute, l'anello con lo stemma luccicò - immagino conosca Draco Malfoy – aggiunse, la voce della donna si fece un sussurro, lieve e delicato, gli occhi azzurri brillarono e Desirèe annuì stregata.
- Ecco, portami da lui - la donna si alzò dal tavolo e incurante di lasciare sguarnita la sua postazione la condusse agli ascensori e poi su verso l'ultimo piano dove, un ignaro Draco Malfoy, cercava di scendere ancora a patti con la sua coscienza e quello che solo poche ore prima aveva fatto alla sua segretaria.  

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