IX

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  Quella mattina si era svegliata all'alba poiché, non riusciva più a dormire agitata per il colloquio alla B&M.
Per quale motivo voleva incontrarla? Si domandò ancora distesa sul letto, mentre fuori imperversava una tormenta.
Che cosa voleva da lei Draco Malfoy? Possibile che non avesse trovato nessuno per il ruolo di giornalista?
No. Assolutamente no, si rispose. Vuole solo capire perché sono andata, umiliarmi al massimo, ma sarò io che alla fine distruggerò lui.
Sorrise compiaciuta e finalmente si alzò dal letto concedendosi un'energizzante doccia calda, dopo di che, fece colazione con del tè verde e due fette biscottate integrali, infine, si piazzò davanti all'armadio e iniziò a buttare all'aria i suoi abiti alla ricerca di qualcosa da mettersi.
-Questo no- disse lanciando il maglioncione che le arrivava fino alle ginocchia
- Questo neanche – aggiunse esaminando il golfino che si era infeltrito e ora al massimo le avrebbe coperto il seno. Storse il naso e guardò la catasta di abiti che ormai ricoprivano il letto. Alla fine s'infilò un paio di jeans comodi e un maglione rosso, ai piedi mise un paio di stivali neri scamosciati che dentro avevano la pelliccia, rigorosamente ecologica, e le mantenevano caldi i piedi.
Si guardò allo specchio cercando di capire cosa fare con i suoi capelli; avrebbe voluto lisciarli o semplicemente raccoglierli, ma in realtà le piacevano così: indomabili e svolazzanti.
S'infilò gli occhiali da vista, quelli che la facevano sembrare una gatta, e si mise in testa la cuffia bianca e rossa con il grande pompon che aveva ritrovato nell'armadio di sua madre e dopo essersi messa anche il cappotto, uscì da casa diretta agli uffici della B&M.
Arrivò davanti al palazzo di acciaio e vetro in perfetto orario, prese un grosso respiro ed entrò attraverso le grandi porte scorrevoli, come la prima volta si diresse alla reception trovando anche questa volta ad attenderla la Barbie bionda.
- Salve – disse Hermione con voce impostata – sono ... -
- Hermione Granger - finì Desireè, la receptionist – è attesa all'ufficio del presidente all'ultimo piano alle ore 10.00. Prego - disse alzandosi dalla sua postazione e invitandola a seguirla fino agli ascensori. Hermione non disse nulla e la seguì, era sotto shock. Come mai quell'oca, che solo due giorni prima la guardava come fosse un'aliena per com'era vestita, ora non osava sbeffeggiarla?
Venduta.
**
Londra quella mattina era ancora più tetra del solito, questo, però non lo incupì più di tanto, Draco amava quel tipo di giornate. Adorava quando il sole si dimenticava di scaldare nascondendosi tra le nuvole e la pioggia si abbatteva sul terreno rendendo quella città della Gran Bretagna più umida della Scozia.
Amava l'inverno e le tempeste, lui stesso si sentiva perennemente dentro a una tormenta, presto avrebbe trascinato anche lei nella tempesta e si sarebbe sporcata con lui.
Quando bussarono alla porta Draco era già seduto alla sua scrivania, pronto per la recita.
- Avanti - disse senza nemmeno alzarsi dalla sua comoda poltrona di pelle nera.
Osservò silenzioso la porta che si apriva lenta e guardò attentamente la donna che sferzante avanzava verso di lui. I loro occhi si scontrarono subito: lei cercava di leggergli l'anima, fallendo, e lui la sfidava ancora una volta. La Granger era la solita supponente pensò Draco, presuntuosa e orgogliosamente Grifondoro anche se da qualche tempo non vestiva quei colori.
Malfoy, per Hermione, era il solito deficiente che benché si vantasse di aver ricevuto un'educazione eccellente non si era nemmeno preso la briga si alzarsi e stringerle la mano, come si era solito fare in quelle occasioni.
Cosa si aspettava da lui, lo sapeva bene che razza di verme fosse il suo interlocutore.
- Accomodati - disse cercando di trattenersi, doveva rimanere lucido ma solo vedersela di fronte lo irritava.
Ricordati che è fondamentale che lei accetti, si disse ricordando le parole di Blaise.
Deve farlo, si disse ancora tra sé e sé, a costo di metterla sotto Imperius. Osservò la Granger ancora una volta senza proferir parola mentre lei si sedeva nella sedia davanti alla sua scrivania.
Strinse i denti e contrasse la mandibola nervosamente, se solo avesse provato a fare una cosa simile, si sarebbe trovato alle calcagna gli Auror e in particolar modo quel demente dello sfregiato e non voleva in nessun modo attirare la loro attenzione.
-Ti ho fatto venire qui- disse prima che lei potesse anche solo tentare di anticiparlo – perché penso che meriti un colloquio – Hermione sgranò gli occhi stupita.
Lui l'aveva anticipata, si era preparata un discorso per fare in modo di compiacerlo e riuscire a farsi dare un'opportunità, si sarebbe violentata scendendo a patti con lui. Quello era il solo modo possibile per farsi assumere a costo di portargli caffè e fare il porta borse ma avrebbe lavorato per lui perché solo così poteva scoprire cosa stava tramando.
-Sei venuta qui due giorni fa perché volevi un lavoro, giusto?-
- Sì Malfoy - rispose pronta – ma ... -
Draco ghignò soddisfatto, ora doveva solo lanciare la bomba e lei sarebbe stata costretta a sottomettersi al suo volere.
Doveva sottomettersi, indugiò ancora un attimo soffermandosi un istante solo sui lineamenti della donna. Hermione Granger non era cambiata affatto negli anni: era sempre uguale. Erano passati cinque anni e lei si vestiva ancora come una ragazzina con maglione più grande di due taglie e jeans: era patetica. Portava ancora lo stesso taglio di capelli di quando l'aveva conosciuta sul treno diretta a Hogwarts.
- Niente ma Granger – replicò secco – mi sono informato su di te-
Hermione strinse le labbra e si mosse appena sulla sedia, cercò di mantenersi vigile. Sarebbe dovuta andar lì e far valere le sue ragioni, l'avrebbe dovuto affrontare di petto, invece, benché la sua mano fremesse, stette zitta ascoltando cosa Malfoy avesse da dirle.
-So che hai lasciato il mondo della magia- Hermione rimase ancora una volta in silenzio anche storse il naso infastidita cosa che non sfuggì agli occhi adamantini di Draco.
- mi sono informato – aggiunse – su cosa hai fatto in questi anni -
Hermione sbuffò sarcasticamente- non immaginavo che la tua vita fosse tanto vuota da interessarti alla mia -.
Lui non la degnò di risposta e continuò . – so che hai studiato tra i babbani e che dopo la laurea sei diventata una giornalista –.
Hermione sollevò gli occhi al cielo esasperata.
- Se sono venuta per un lavoro come giornalista, che cosa pensavi che facessi: l'idraulico?-
Imbecille! Sibilò tra sé e sé Hermione
Iena! Rimuginò Draco.
- Divertente Granger - rispose Draco cercando di rimanere lucido e non farsi trascinare in un terreno insidioso come il litigio, che da come si stavano mettendo le cose, era l'epilogo più probabile.
- So che non usi più la magia – continuò ignorando il suo sarcasmo da quattro scellini.
- Oh, finalmente lo ammetti che sono una strega - disse divertita ricevendo un'occhiata truce dall'uomo.
Dio come sei odioso pensò lei.
Presto ti cancellerò quel sorriso dalle labbra, pensò lui mentre i suoi occhi brillarono di soddisfazione.
- So cosa hai fatto ai tuoi genitori - aggiunse Draco e il sorriso di Hermione si spense in un attimo, lui non si lasciò impressionare continuando imperterrito a parlare – So dell'incantesimo di memoria e del loro viaggio in Australia -
- Come hai fatto? Loro ... ?- era pallida come un cencio – a stento riuscì a formulare una frase di senso compiuto.
- Ho i miei buoni informatori -
- Gli hai fatto del male?-
Draco aggrottò la fronte e poi storse il naso non appena intuì cosa avesse pensato quella dannata Mezzosangue.
- Frena - sibilò a denti stretti – io non ho fatto nulla a quei babbani, sei tu che gli hai fritto il cervello – le ricordò con cattiveria.
- Io... - disse – come osi! – urlò alzandosi in piedi così che anche Draco Malfoy fu costretto a imitarla.
- Oso Granger, perché so che è la verità: ne ho le prove e tu sai che non mento- rispose con cattiveria guardandola dritto negli occhi scuri che ora si riempivano di lacrime. Ne fu soddisfatto, per la prima volta le sue parole la fecero soffrire proprio com'era solita far soffrire lui.
La legge del contrappasso si disse: una volta a me e una a te.
- So che non sei più riuscita a restituirgli i ricordi – Hermione trattenne le lacrime, non poteva piangere , non poteva farlo davanti a lui – e che ora non sai più dove si sono cacciati-
Singhiozzò sonoramente mentre la consapevolezza della sua sofferenza la fece sussultare.
- So che l'infallibile Hermione Granger, la strega più dotata degli ultimi venti anni, ha perso ogni cosa: la sua famiglia, la sua identità e perfino la magia- concluse Draco mentre un ghigno sarcastico si dipingeva nel suo viso pallido e appuntito.
L'aveva annientata, era bastato ricordarle i suoi fallimenti che la Granger era stata sconfitta senza nemmeno combattere.
Era cambiata, non era più la saputella amica dello sfregiato che anni addietro aveva osato dargli un pugno.
No. Di quella ragazzina supponente e presuntuosa non c'era più traccia e questo era un bene, l'avrebbe piegata senza sforzi.
Hermione, d'altro canto, avrebbe voluto avere la sua bacchetta e zittirlo per sempre, ma sapeva che non avrebbe risolto nulla. Le costava enormemente ammetterlo ma Malfoy aveva ragione :lei era l'artefice dei suoi mali.
Aveva privato i suoi genitori del suo ricordo, li aveva spediti in Australia utilizzando una magia che non riuscì più a cancellare e ora era sola, come mai lo era stata. Nemmeno durante la guerra si sentì così sperduta come negli ultimi cinque anni, quando capì che i suoi sforzi per preservarli dalla furia di Voldemort li avevano allontanati per sempre anche da lei.
Aveva rinunciato alla magia, agli amici, si era rifugiata tra i babbani ma niente la consolò: si sentiva tremendamente sola. Benché sapesse che a differenza di molti altri babbani che avevano combattuto ed erano caduti lei aveva avuto la fortuna di salvare i propri genitori, egoisticamente non riusciva a sopportare che le mani di sua madre Jane non la stringessero a se con amore e rimpiangeva i discorsi sulla politica e la filosofia che era solita fare con suo padre. Le mancavano e non li avrebbe più rivisti, chissà dove erano finiti o se...
No, non erano morti si ripeteva da tempo. Non potevano essere morti, non voleva dare ascolto a quel tarlo che si era insidiato nella sua mente da anni ormai e che non la facevano più vivere.
- Malfoy dimmi perché mi hai fatto venire qui, per deridermi? Dato che è palese che non mi darai un lavoro-
- Ti sbagli Granger - rispose secco – ho una proposta da farti – disse dirigendosi verso il piano bar e versandosi una generosa quantità di whisky incendiario.
Hermione lo osservò torva senza mai abbassare lo sguardo, era nella tana del serpente e non si sarebbe mai fatta schiacciare tra le sue fauci.
-Siediti- disse – vuoi da bere?- domandò poi cercando di essere cordiale
- No - rispose Hermione sedendosi soltanto quando lui si accomodò dietro la sua scrivania. Draco appoggiò le labbra al freddo bicchiere di cristallo e bevette avidamente il liquido, questo scese lungo l'esofago riscaldandolo.
Un brivido lo pervase, non seppe se quello era dovuto al freddo liquido ambrato che ora bruciava il suo stomaco o all'eccitazione per la proposta che stava per fare alla sua nemica di sempre.
- Voglio che tu lavori per me -
Hermione aprì la bocca incredula, era andata lì per quello: un lavoro alla B&M, non si era nemmeno impegnata aveva fatto tutto lui.
Perché le offriva un lavoro?
Sapeva che avrebbe dovuto star zitta , sia Johnson sia Kimberly avrebbero voluto che lei non si intestardisse, ma era più forte di lei. Aveva davanti a se Draco Malfoy, l'odioso Serpeverde che per anni l'aveva derisa e umiliata e ora, dopo averla sbeffeggiata per la sorte dei suoi genitori, le offriva un lavoro.
Doveva esserci sotto qualcosa?
Sì, ma cosa?
- Cosa vuoi in cambio - disse quelle parole con rabbia scandendole una a una, lui la guardò in viso e poi rise.
- Come vedo il tuo cervello Granger ha ripreso a funzionare, pensavo che te lo fossi giocato quando hai capito che i tuoi genitori non avrebbero più ricordato di averti messo al mondo.
Che Salazar li preservi da quel triste momento -
- Non dire idiozie Malfoy, dimmi perché mi stai offrendo un lavoro? –
- Dovresti essermi riconoscente – replicò lui con astio poi frugò nel cassetto e le lanciò una busta gialla. Hermione la prese al volo e se la rigirò tra le mani.
- Aprila - disse secco alzandosi dalla sedia per poi voltarle le spalle e guardare Londra dalla sua ampia vetrata.
Hermione aprì la busta e trattenne il fiato mentre il cuore iniziò a palpitare frenetico non appena capì di cosa si trattasse.

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