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  Si era assopita poco dopo essere giunta nella villa, distesa in quel morbido e confortevole giaciglio, si era completamente rilassata dimenticandosi ogni cosa. Malfoy, per la sua felicità, non venne a cercarla così che Hermione, dopo aver disfatto le valigie, si concesse un bel bagno caldo usufruendo delle essenze e degli oli profumati che trovò nel bagno. Rilassata con il libro tra le mani, rimase per forse un'ora in ammollo, svuotando la testa dal luogo e soprattutto dagli altri abitanti della casa. In quel momento, anche lontana chilometri dalla vecchia casa di proprietà dei suoi genitori, si concesse la sua razione di lettura.
Quando l'acqua divenne fredda e le dita delle mani raggrinzite decise che fosse giunto il momento per uscire dalla vasca e andare alla ricerca di cibo. Non si stupì di non essere stata chiamata per la cena, che immaginò fosse già stata servita poiché erano da poco passate le ventuno. Si asciugò i capelli cercando di districarli per non sembrare Mafalda l'amica di Linus, si mise un morbido e confortevole maglione di lana, uno di quelli del prese dal suo vecchio armadio e si avviò silenziosa per la villa.
Le cucine, si disse, dovevano essere situate nell'ala nord della villa, quella meno esposta al sole, poiché aveva visto che a sud vi erano le ampie sale, dove Malfoy e la padrona di casa erano scomparsi non appena erano arrivati.
Si diresse lì, ben attenta a non fare rumore e nonostante questa paura si fermò più volte per ammirare gli affreschi alle pareti: un trionfo di stucchi e pennellate sopraffine che raffiguravano vari momenti di quello che un tempo doveva essere stata una sontuosa e rinomata festa danzante.
Rimase lì ad ammirare le dame dipinte minuziosamente in abiti sfarzosi e senza tempo, i loro visi gai, i loro occhi sognanti; immobile guardò la ragazza che faceva da tappezzeria in un angolo dell'affresco. La sua mente vagò nei ricordi di quando anch'essa, giovane e spensierata, attendeva l'invito del ragazzo che le faceva palpitare il cuore e che invece, stupidamente, decise di invitare un'altra poiché lei, ignara di questo, accettò l'invito del ragazzo più ambito: Victor Krum il campione di Quidditch.
Chissà che fine aveva fatto; senza dubbio si era sposato.
Distorse lo sguardo dal dipinto e riprese a camminare furtivamente, celata nel buio della villa arrivò fino alle cucine dove per fortuna trovò delle incantevoli cuoche ben disposte a rimpinzarla di ogni leccornia.
Mangiò con appetito, cosa che non le capitava da qualche tempo e soddisfatta riprese le scale per andare nuovamente nelle sue stanze.
**
Si era fatto trascinare e anche il tempo era corso veloce, tanto che, non lo sapeva nemmeno lui, come aveva fatto ad arrivare la sera senza aver in pratica messo mano ai suoi documenti. La Granger, dannata strega, era sparita e chissà dove si era cacciata. Si guardò intorno cercando un appiglio, uno solo, se solo fosse riuscito ad avere un attimo libero per poterle inviare un messaggio con quello stupido aggeggio babbano che tutti usavano, avrebbe risolto ogni cosa, invece, Irina, sembrava sovraeccitata e restia a lasciarlo un attimo libero. Era suo ospite e non poteva essere maleducato, sua madre, si era dannata così tanto l'anima per renderlo un perfetto gentiluomo. Storse il naso . Se si fosse interessata anche a preservarlo dal marciume con cui suo padre era solito riunirsi avrebbe fatto un ottimo lavoro.
Guardò la donna davanti a se, che da quando era arrivato non la smetteva di ciarlare; Che ne era della restia moglie di Sergey Smirnov, quella che un tempo riusciva a malapena a sollevare lo sguardo in presenza del marito timorosa di recargli offesa se avesse osato guardare qualcosa che lui non approvava.
Era scomparsa , dissolta, come il topazio che un tempo ornava il suo anulare e che ora era stato dimenticato in uno dei cassetti di quello studio.
Era riconoscente a quella donna che, nonostante il periodo difficile trascorso, l'aveva accolto nella sua casa e aiutato. Sapeva che Irina non era una debole, anche se le piaceva apparire tale, sua madre stessa la temeva e fu per questo, che andò lì; i suoi genitori non avrebbero osato andarlo a riprendere fino a Mosca, dove in molti, avevano iniziato a disprezzarli.
Smirnov poi era convinto di poterlo manovrare come già faceva con la moglie ma si sbagliava, nessuno mai più avrebbe deciso per lui e con il suo arrivo in quella casa, aveva perso tutto o forse semplicemente mai l'aveva avuto.
Draco accarezzò il viso della donna davanti a se: gli occhi azzurri e limpidi di Irina lo fissarono un attimo. Poche volte si erano concessi carezze, tanto meno lì dentro, in quello che un tempo era l'invalicabile studio di Sergey Smirnov; Immenso nella penombra e lontano da occhi indiscreti, le slacciò la veste argentea e non si stupì di trovarsela nuda e pronta per lui.
Con un dito esplorò quel corpo perfetto che in tanti avevano agognato ma che, era certo, solo lui e quel bastardo del suo defunto marito erano riusciti ad avere. Assaporò con infinita lentezza i boccioli turgidi e ritti che gli mostrava, succhiò avido sentendola rabbrividire e sospirare ad ogni tocco.
Godeva, e lui, voleva tanto godere con lei ma non ci riuscì. Guardare quella donna bellissima che un tempo, e ancora oggi, era nei sogni erotici di molti Russi lo meravigliò e inorgoglì al tempo stesso. In molti provavano repulsione ad andare con una donna più vecchia e esperta. Irina era semplicemente Irina e mai provò repulsione per tale beltà ma nono riusciva più a godere appieno di quegli amplessi, per lei non provava niente: né amore, né passione, solo riconoscenza, infinita riconoscenza. Con una manata buttò a terra tutti gli oggetti che si trovavano sopra la scrivania , senza badare a cosa ci fosse o meno, infischiandosene come del resto faceva Irina, dei gingilli che un tempo facevano gonfiare il petto a Sergey . Un calamaio in cristallo ruzzolò a terra rompendosi in mille pezzi e riversando sul marmo bianco del pavimento tutto l'inchiostro che conteneva, i due non lo degnarono di un solo sguardo.
Hermione attirata da quel fracasso si avvicinò lesta e grazie all'oscurità della notte e nascosta, dietro la spessa posta socchiusa, osservò sconvolta la scena.
Irina le dava le spalle e nuda si strofinava su Malfoy che la guardava impassibile, l'uomo la fece sedere sulla scrivania di mogano e vigoroso entrò in lei. Urlò ansimando e con quelle urla riempì la stanza, Hermione non riuscì a muovere un passo sconvolta da ciò che vedeva, spiava.
Era vecchia, si disse; Come faceva a piacere a uno come Malfoy? Era bella , si corresse, ma non poteva bastare.
Che cosa avevano quei due in comune? Niente. si ripose.
Il cuore tamburellava nel petto , la vergogna le bloccò il fiato e goffamente urtò la porta sporgendosi di lato. Gli occhi grigi e taglienti di Malfoy la fissarono: l'avevano scoperta. Scappò veloce come il vento, silenziosa come la notte e ancora con le mani tremati arrivò nella sua stanza, se anche Irina si fosse accorta di lei non lo sapeva, ciò che le importava era che se ne fosse accorto lui: il suo capo.
Deglutì sonoramente e frugò frenetica nel baule alla ricerca di quel prezioso legnetto.
Era certa che sarebbe venuto a cercarla e solo con lui tra le mani poteva sopravvivere.
**
Immobile: era rimasto senza parole, sopraffatto nel vedere quegli occhi spaesati, increduli e sconvolti guardarli mentre lui ed Irina si perdevano nell'oblio dei sensi.
Si maledì mentre rabbioso aumentò l'andatura, afferrando i fianchi snelli della donna che ignara continuava ad ansimare, presa almeno lei da quel gioco chiamato amore che lui trovava vuoto e affine ad appagare solo momentaneamente la sua brama.
- Draco - urlò Irina mentre si sporgeva per poterlo baciare, l'uomo si spostò affinché le labbra della donna si i posarono sulla sua guancia e non sulle labbra a cui ambiva.
Spinse ancora una volta, questa volta con più forza sentendola ansimare sotto di se, inerme in balia della sua furia. Venne riversando il suo seme sulla donna e non si sprecò nemmeno a recitare l'incantesimo che evitava il concepimento poiché Irina, non poteva avere figli.
Quello era stato l'ultimo regalo di suo marito, uno dei motivi per cui Draco odiò con tutto il cuore Sergey; sua moglie non riusciva a dargli l'agognato figlio maschio, aveva avuto tre figlie tutte morte prematuramente nei primi giorni di vita, così si assicurò che mai più sua moglie desse alla luce una figlia che lui non voleva. Draco si staccò tirando su la cerniera dei pantaloni.
- è per lei che sei così distante?- Draco strabuzzò gli occhi e si girò di scatto.
Che diavoleria si era messa in testa Irina?
- Che stai farneticando!?- disse cercando di rimanere calmo, anche se non lo era affatto.
Anche solo pensare che a lui potesse interessare una come la Granger gli mandava il cervello in fumo. Irina era intelligente e se anche lei pensava una cosa così stupida; Chissà quanti altri avrebbero pensato la stessa cosa, soprattutto ora che avrebbe dovuto mostrarla come un trofeo.
- Quella che ti sei portato dietro- aggiunse ancora la donna infilandosi la veste che era scivolata ai suoi piedi.
- La mia segretaria- la mia segretaria ficcanaso, volle dire ma non osò; era bene non informare Irina di cosa la Granger avesse visto.
Non era bene dare alla Smirnova un motivo per prendersela con la Granger, certo sarebbe stato divertente, ma quella petulante strega gli serviva tutta intera.
-Scusa, dovevo capire che non ti saresti abbassato a una così- disse Irina versando per lei e per il suo amante una generosa dose di vino elfico.
Per un istante la mente di Draco lo riportò a pochi giorni prima quando si era incantato ad ammirare il fondo schiena della Granger, e l'incavo dei suoi seni.
Strabuzzò gli occhi incredulo perché ora aveva voglia di scopare ancora una volta.
– Sai, sono gelosa e non mi va di dividerti con nessuna- aggiunse Irina porgendogli il bicchiere.
Draco avrebbe dovuto replicare, rassicurarla, dirle che mai nemmeno sotto tortura avrebbe preferito Hermione a lei, invece si limitò ad alzarle la veste fino ai fianchi e riprendere da dove aveva terminato.
La eccitò con un solo tocco e la penetrò con foga; spinse affondo , una , due ,tre volte e si accasciò su i suoi seni cercando di calmare il respiro e di cancellare l'immagine della Granger dalla sua testa.
**
Si era addormentata nonostante fosse tesa come una corda di un violino , tra le dita stringeva ancora la sua bacchetta, la stessa che l'aveva accompagnata negli anni bui della seconda guerra magica.
Nella testa le immagini di Malfoy e bionda , Irina, così si chiamava, storse il naso ma non poté nulla si arrese tra le braccia di Morfeo.
Si svegliò grazie ai raggi del sole che penetravano delle persiane, si stiracchiò distendendo le braccia sopra il capo e sbadigliò sfregandosi gli occhi.
Con un balzo si alzò dal letto non appena se lo ritrovò di fronte: Draco Malfoy la guardava schifato.
- Granger - la sua voce era un sibilo , metteva i brividi. Hermione deglutì sonoramente e spalancò gli occhi non appena si rese conto che non aveva più la bacchetta tra le mani.
- Io ... -
- Non voglio sentire nemmeno un fiato- aggiunse Malfoy – tu – disse avvicinandosi a lei come un rapace afferrandole le spalle – dannatissima strega –
Hermione respirò con fatica ma mai abbassò gli occhi, mai gli avrebbe dato quel vantaggio.
- Come hai osato -
- Come ho osato?! - ripeté gelida – ma cosa credi: che aspiravo a vederti scopare con quella?- urlò furiosa – mi fate schifo , mi avete nauseata – aggiunse cercando di divincolarsi dalla sua presa ferrea.
- Sta attenta a quello che dici Granger – rispose staccandosi da lei, ritornando in un solo secondo l'algido uomo senza alcuna emozione.
- Potresti pentirti presto delle tue parole - quella frase uscì all'improvviso dalla sua bocca turbando anche lui che l'aveva pronunciata. Era assurdo , non voleva dirle quello; doveva ferirla, umiliarla, per averlo spiato mentre si scopava Irina, ma alla fine aveva dato voce a quel tarlo che aveva la donna le aveva messo.
Hermione sgranò gli occhi e strinse le labbra rabbiosamente non appena si rese conto a cosa Malfoy alludesse : – mai Malfoy, mi ammazzerei con le mie stesse mani prima che accada una cosa simile –
Draco si avventò furioso sulla donna che continuava a ribattere colpo su colpo a ogni cosa lui dicesse. La odiava, la voleva zittire, non era mai stato così a un passo dal farle del male, ma non un male fisico, bensì psicologico.
Come potesse renderlo così vulnerabile solo con due parole, non lo capiva.
Le afferrò il braccio e poi l'altro e li portò sopra la testa della donna che non emise fiato, mai gli avrebbe dato la soddisfazione di supplicarlo; la sbatté con forza sul muro, sentendo ora il suo corpo caldo contro il suo.
Strinse i denti mente i loro occhi si sfidavano silenziosi, incenerendosi.
Hermione si sentì sopraffatta: Malfoy era troppo pesante e forte perché riuscisse a scrollarselo da sopra e dovette stringere i denti ma non cedette, mai e poi mai si sarebbe mostrata debole davanti a lui.
- Non osare mai più rivolgerti a me in questo modo Granger o ti giuro che mi assicurerò che i tuoi genitori non acquistino mai più la memoria – disse con fervore quella frase e il cuore di Hermione perse un battito.
Hermione aprì la bocca ma la richiuse: l'aveva annientata.
Draco si staccò da lei e si sentì inquieto, anche se, si disse, che era colpa dell'adrenalina e della collera che quella donna gli provocava.
Nessuna riusciva a metterlo così a dura prova, nemmeno mai aveva osato ribellarsi a lui.
- Vestiti a mezzogiorno abbiamo un pranzo di lavoro e non voglio sentirti fiatare- Hermione si massaggiò i polsi ora liberi e non poté dire nulla poiché Malfoy era già uscito.
- Bastardo - urlò buttando all'aria ogni cosa chele passata tra le mani. Pianse nascosta dentro quella stanza ma non avrebbe mai dato a quel serpente la soddisfazione.
Mai si sarebbe umiliata lui l'aveva in pugno poiché i suoi genitori e la loro guarigione erano nelle sue mani, ma non avrebbe mai abbassato la testa, mai si sarebbe fatta schiacciare ed era certa che al momento opportuno, sarebbe stata lei a schiacciarlo per sempre.
**
Alle undici era già pronta e attendeva che il bastardo si presentasse davanti alle scale, vicino alla porta d'ingresso della villa, fortunatamente Malfoy era puntuale e non la fece attendere.
Per sfortuna però era accompagnato da Irina che le riservò un'occhiata ostile. Anche lei l'aveva vista? Si domandò Hermione distogliendo lo sguardo dagli occhi azzurri e freddi della donna.
Irina silenziosa la osservò attentamente come mai aveva fatto in vita sua. Prima erano le altre ad osservarla per poterla imitare e ora toccava a lei. Un moto di rabbia la persuase ma impassibile, continuò a guardare quella ragazzina dai capelli vaporosi e scuri, il viso angelico e il fisico magro e proporzionato. Era giovane ma niente di che, lei alla sua età era considerata una dea invece questa scialba inglese si nascondeva dentro ad un elegante tailleur con pantaloni a palazzo e giacca con taglio maschile, unico dettaglio carino erano gli occhiali con la forma allungata, che la rendevano più una gattina che una petulante secchiona.
- Draco - disse Irina girandosi verso di lui e baciandolo prima che si potesse scansare; appoggiò le sue labbra rosse che contrastavano con la sua pelle bianca come la luna, sopra quelle fredde e contratte di Malfoy sotto gli occhi stupiti di Hermione e quelli contrariati di Draco. La Granger girò le spalle immediatamente aprendo la porta e uscendo dalla villa , si sentì in più e volle mettere almeno dieci passi di distanza tra lei e quei due.
Erano fatti uno per l'altra: gelidi e bastardi , ma non capiva perché quel bacio le avesse dato tanto fastidio.
- Vogliamo andare - la voce di Malfoy le arrivò da dietro facendola sussultare visto che era persa nei suoi pensieri, la superò arrivando vicino alla macchina scura dove Igor li attendeva.
Hermione lo seguì accomodandosi al suo fianco nel sedile posteriore, zitti e immobili si fecero trasportare per le vie della città moscovita fino ad arrivare a un piccolo locale situato alla periferia della città.
- Granger - disse Draco quando l'autista uscì dalla macchina facendo il giro per aprire la portiera prima a lui e poi a lei – mi raccomando, chiudi la bocca e apri le orecchie –
Gli occhi grigi e taglienti di Malfoy la guardarono freddi, nessuna emozione si percepiva dal viso dell'uomo: né ansia per quel colloquio che l'aveva fatto alzare di buon mattino a cui era certa, era interessato, né rispetto per la donna che aveva al fianco.
- Non sono una bambina a cui devi ricordare come ci si comporta a tavola – rispose acida uscendo dalla macchina prima che l'autista potesse aprirle la portiera.
Malfoy le riservò un'occhiataccia a cui lei prontamente rispose, incurante degli avvertimenti che l'uomo le aveva appena fatto.
- Granger - sibilò affiancandola e trattenendola con forza. Hermione strinse i denti non appena sentì le sue dita afferrarle il polso, lo stesso che aveva stretto alcune ore prima e che ancora le faceva male.
- Malfoy - replicò cercando di darsi un tono senza però sembrare turbata o dolorante per la sua presa ferrea.
- Muoviti - disse – siamo in ritardo e odio fare aspettare la gente, qui, non si usa- le disse informandola sulle buone maniere Russe.
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Avevano riservato per loro una grande sala, ove un tavolo tondo e due uomini vestiti di nero li attendevano in piedi. Hermione deglutì osservando i loro visi: erano alti e ben piazzati, i loro volti erano arcigni e ostili, gli abiti che indossavano erano perfettamente stirati e molto eleganti anche se non riuscì a non storcere il naso non appena notò la pelliccia nera che uno di essi indossava.
- Zdràstvujte - disse Draco stringendo vigorosamente la mano ai due, Hermione rimase impallata senza riuscire a dire nulla, quei due individui la intimorivano e d era certa che uno dei due nascondesse sotto la giacca una pistola.
- Questa è la mia segretaria- chiarì ancora Malfoy tanto che i due uomini dopo averla squadrata e ammirata sorrisero all'indirizzo dell'ex Serpeverde.
- Ty prekrasna- disse uno rivolgendosi ad Hermione che non sapendo cosa dire annuì, Draco si irrigidì.
- Accomodiamoci – aggiunse irritato. Guardando prima l'uomo che ora rideva divertito dando una gomitata all'amico e poi la Granger che impietrita aveva accettato i complimenti di quel deficiente di Ivan Shalimov.
I due uomini si sedettero al tavolo e immediatamente i camerieri portarono le prime pietanze del lauto pranzo. In Russia si era soliti mangiare come primo una minestra, questa che venne servita con delle ciotole in coccio color senape su cui erano dipinti dei fiori azzurri e verdi. La minestra era molto saporita e gustosa, tutti mangiarono silenziosi ed Hermione, che non era mai andata a un pranzo di lavoro, si stupì del fatto che nessuno intavolava un discorso.
Per fortuna quando tutti finirono di gustare la minestra, Malfoy iniziò a parlare, purtroppo per la Granger usò il russo e lei venne così tagliata fuori da ogni discorso. Zitta guardò gli uomini osservare il mago che le sedeva affianco e annuire alle sue parole. Mai avrebbe immaginato che quel damerino potesse addirittura parlare quella difficile lingua e chissà quante ne sapeva.
Sorrise all'indirizzo del cameriere che le serviva l'insalata e rassicurata dal fatto che anche gli altri commensali ripresero a mangiare, infilzò la lattuga con la forchetta, sperando di aver indovinato tra le tante quella giusta.
Successivamente il cameriere portò anche il secondo piatto di carne, il Golubtsy : questo era un ripieno di carne e riso avvolto in fogli di cavolo stufato. Hermione rimase stranita nel trovarsi di fronte quell'involtino e sollevò lo sguardo per vedere come gli altri lo mangiassero; Rimase spiazzata poiché i due russi l'avevano divorato e Malfoy , come lei del resto, si era fermato a guardarli schifato.
Con la forchetta sfiorò la salsa che ornava il piatto e pensierosa cercava di capire cosa fosse.
- Quella è panna acida- disse Malfoy - dovresti intingere il pezzo di carne e assaporarli insieme-
Hermione assaggiò e forse per il fatto che lui era stato gentile per la prima volta, gli sorrise stupendosi e stupendolo al tempo stesso.
- Buono – disse.
- Dobroy - dissero i Russi in coro.
Hermione si girò da Malfoy e lui, non sapendo nemmeno perché, le chiarì cosa avessero detto.
- Anche per loro è molto buona- rispose facendola sorridere ancora una volta verso gli uomini.
Draco si irrigidì, ma nessuno se ne accorse, non sapeva nemmeno lui perché veder flirtare la Granger, senza che neppure se ne rendesse conto, lo rendeva così nervoso.
- Dobbiamo firmare - disse non appena arrivò il dolce.
Hermione strabuzzò gli occhi passando dal viso dei due a quelli di Malfoy.
- Avete concluso?- domandò indiscreta facendo ridere i due e irrigidire ancora di più Draco.
- Da - risposero i Russi.
- L'acciaieria sarà presto nelle vostre mani- disse l'altro uomo , non quello che le aveva rivolto quella frase in russo di cui ignorava il significato, ma l'altro quello più taciturno e schivo che aveva capito riscuoteva maggior credito anche da parte di Malfoy.
L'acciaieria ripeté tra se e se; Che cavolo se ne faceva Malfoy di una acciaieria? Era il presidente di una grande televisione, aveva comprato la BBC e chissà cos'altro e ora si metteva a comprare anche un'acciaieria in Russia.
Voleva forse fabbricare armi?!
Trattenne il fiato e un brivido scese lungo la schiena, il cuore tamburello frenetico. Doveva scoprirlo , doveva smascherarlo, perché non avrebbe lasciato correre come se niente fosse, non quello.
Odiava le armi, odiava la guerra e ora ancora una volta odiava Draco Malfoy.
I tre uomini incuranti dei suoi pensieri firmarono le carte e lei, zitta cercava di leggere i loro nomi, avrebbe fatto una ricerca su di loro e sulla fabbrica in questione gli avrebbe smascherati. Lo avrebbe messo con le spalle al muro se sarebbe servito sarebbe andata anche dalla polizia, dagli Auror.
Deglutì non appena i tre si alzarono in piedi stringendosi la mano a mo di saluto, .
-Da svidànja- dissero sia Malfoy sia i due uomini, lei si limitò ad annuire ancora in trance e non appena Malfoy si incamminò verso l'uscita, lasciando i due ancora seduti al tavolo, gli fu affianco.
Draco si sedette in macchina senza nemmeno aspettarla, chiuse la portiera e guardò fuori, Hermione sbuffò sonoramente non appena si accomodò sui sedili posteriori dell'auto.
- Cerepovec - disse all'autista che si girò per guardarlo
- La signora l'aspetta- Draco lo guardò storto intensificando lo sguardo
- Andiamo a Cerepovec - ribadì freddo e l'uomo non poté nulla si rigirò e accese la macchina.
- Che cosa c'è a Cerepovec?- domandò Hermione.
- La vecchia acciaieria di mio padre - rispose ed Hermione capì che non le sarebbe servito più indagare Malfoy le aveva appena svelato tutto.
- Che ne vuoi fare?- chiese ancora approdando di quel momento di scompenso in cui si trovava il suo capo.
- Smantellarla pezzo per pezzo- disse e il freddo nei suoi occhi le fecero intendere che niente al mondo, nessuno mai, nemmeno lei, per quanto si detestavano, suscitava in Draco lo stesso odio che provava per suo padre Lucius.
Mai avrebbe creduto che quel ragazzino che a i tempi di Hogwarts venerava l'algido genitore, ora lo detestasse, il motivo non lo sapeva ma presto ne era certa l'avrebbe scoperto. Forse sarebbe stato lui stesso a confidarglielo.



Salve. Siete bellissima. Buono. Arrivederci – addio.



Spazio Autrice:

Salve a tutti volevo sapere se i pochi che leggono trovano la storia almeno carina...

Mi piacerebbe sapere un vostro parere. Kiss.

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