Il vociare nella Sala del Concilio dei Pianeti rimbalzava tra gli archi e le colonne scolpite, vorticando sui pannelli lavorati nel legno scuro delle grandi foreste settentrionali di Thalassis I. Alartel aveva già dato disposizioni ai servitori, affinché la Thunderhawk fosse pronta alla partenza e al ritorno alla fortezza-monastero; la sua guardia d'onore, cinque astartes veterani in equipaggiamento completo e armati di requiem, stavano presso di lui, un poco in disparte. Aracme gli era accanto, appuntando qualcosa sulla Tabula-Dati mentre i Governatori dei mondi del sistema lanciavano occhiate furiose nella loro direzione e richiamavano sbraitando gli attendenti; fece deliberatamente finta di non accorgersi che Golgoth, il Fabricator-General di Aephestus, si avvicinava incedendo lento attraverso la Sala, appoggiandosi ad una lunga lancia, circondato da un seguito di servi e servo-teschi. Alartel lo notò, e si girò verso di lui senza fare un passo. Mentre nella Sala la confusione andava scemando, si potevano sentire i tonfi delle zampe meccaniche del Fabricator che battevano sul pavimento di marmo; il Maestro Capitolare, immobile nell'armatura possente e ornata, con l'elmo appeso alla cintola, non si mosse.
Quando infine furono l'uno davanti all'altro, Aracme abbandonò la Tabula e si mise ad osservare, evitando con cura di guardare il volto – ormai un insieme di lenti, tubi, bulloni e brandelli di pelle umana – del gran sacerdote del Mechanicus.
Finalmente, con una voce gracchiante che ricordava la scorrere di un coltello su una superficie arrugginita, il Fabricator parlò: «Dovresti smettere, Maestro, di illudere questi poveri ignoranti» fece, muovendo un tentacolo meccanico sulla schiena in direzione dei Governatori, «perché perseveri a esporre loro dei problemi, quando sai benissimo che sarai tu a decidere cosa fare?»
«Mi ostino a credere, Fabricator-General, che il capitolo debba tenere conto dell'opinione della gente che difende» ribatté il Maestro, impassibile. Le guardie d'onore s'era fatte un po' più vicine, sempre sull'attenti.
«Con quale risultato? Di metterli in allarme? Di porgli addosso l'angoscia di una scelta di rilievo che, per inciso, neanche potranno mai fare? Meglio lasciarli vivere nella sicurezza dell'ignavia, Maestro del Capitolo» disse Golgoth, agitando la lancia e quasi colpendo un servo-teschio che gli ronzava attorno.
Alartel mise una mano sull'elmo che portava appeso alla cintura dell'armatura potenziata. «Per quanto la scelta finale sulla protezione di Thalassis ricada su di me, Golgoth, non ho dubbi su quanto ho fatto oggi. È giusto avvertire gli abitanti dell'eventualità che il capitolo debba difendere anche altri sistemi.»
«Naturalmente. Così ora penseranno di poterti convincere, in qualche modo, che gli sforzi delle Scure Ceneri debbano concentrarsi solo su Thalassis. Una speranza vana, è ovvio. Una speranza anche stupida. Estendersi su Ardesil porterà benefici a tutti noi» mormorò e, sebbene non avesse più le labbra, qualche movimento sul suo volto assomigliò ad un sorriso. Aracme fece un passo indietro e si strinse la Tabula-Dati al petto.
«Dunque c'è stato qualcuno oggi, in questa sala, che ha beneficiato del mio discorso e che si è fatto un'idea propria.»
«Certo. Ma è stato irrispettoso. Avresti dovuto comunicarmelo direttamente» sferragliò Golgoth muovendo le dita di carne grigiastra sulla lancia, «e non farmi assistere come tutti gli altri. Io non sono come tutti gli altri. A differenza di questi insulsi Governatori, io posso fare qualcosa. Molte cose. E a Marte, che io rappresento, preme poter fare qualcosa per Ardesil e per chi lo difende. Non per chi si tira indietro. .»
Alartel fece un passo in avanti. I servitori lo fissarono, e i servo-teschi si fermarono. Golgoth rimase immobile, fissandolo. Poi indicò Aracme, con un tentacolo.
«Ma, naturalmente, la nostra alleanza è salda e duratura. I miei agenti ti accompagnano, e i tuoi mi proteggono. Di certo potremo intraprendere anche questa impresa insieme» disse il Fabricator.
«Non è stato ancora deciso nulla» ribatté Alartel, serio.
«No. Ma è ovvio che nel momento del bisogno, sapremo aiutarci come abbiamo sempre fatto. A questo proposito, Maestro del Capitolo, ho una richiesta da farti.»
Aracme inspirò, e guardò Alartel. Quello annuì lentamente. «Thalassis IV?» chiese.
Golgoth annuì, con quello che restava del suo cranio.
«È già tempo? Di nuovo?»
«Abbiamo interrogato gli indovini e gli auspex. Un nuovo ramo della Cripta Lambda è stato aperto. Stiamo approntando la spedizione.»
«Di quanti astartes hai bisogno?»
«Otto.»
Alartel restò impassibile. «Non posso concedere più di due uomini. Non mi hai mai chiesto un numero tanto alto.»
Golgoth scosse la testa. «Questa cripta è differente. Le scansioni e le divinazioni parlano chiaro. Contiene qualcosa di grande, potente, antico. Di conseguenza, sarà ben protetto. Due astartes non basteranno.»
«Sono certo che sai di cosa parli, Fabricator-General. Cosa vi aspettate di trovare, là dentro?»
«I guardiani saranno...»
«Sono a conoscenza della natura dei guardiani, Golgoth. Intendo sapere che cos'è la reliquia.»
Il Fabricator si mosse, facendo risuonare il pavimento. La sala si era quasi del tutto svuotata, e solo un paio d'attendenti restavano ancora a mormorare tra di loro. D'un tratto i servitori di Golgoth, come colti allo stesso istante da un medesimo pensiero, gli si assieparono più strettamente attorno; il suo corpo, sotto spinte organiche e meccaniche, si erse un po'. Il Fabricator-General annuì, voltandosi.
«Qualcosa di importante» fece, allontanandosi col suo seguito, «e ti assicuro che la tua fiducia sarà ben posta. Addio.»
Alartel mosse le labbra, ma non disse nulla. Golgoth rispose come se avesse udito qualcosa: «Te l'assicuro, Maestro del Capitolo. Otto uomini, otto» borbottò, ma il suo gracchiare si perse nel rumore metallico delle sue zampe.
Alartel scosse lievemente la testa, senza mutare espressione. Poi si voltò verso un'uscita, invitando Aracme a seguirlo. I servitori li precedettero, mentre in silenzio la guardia d'onore li circondava scortandoli.
«Cosa ne pensi?» chiese il Maestro Capitolare, mentre si avviavano verso l'attracco della Thunderhawk.
«Sono certa che il numero di astartes richiesto è esattamente quello ideale, calcolato secondo i riti e gli algoritmi più opportuni» fece lei, mentre i micro-servobracci sulle labbra ticchettavano all'unisono con le zampe sotto la tunica.
«Hai capito che non mi riferisco a questo. Parla.»
Aracme lo guardò, poi si strinse la Tabula-Dati sotto il braccio.
«Non sono aggiornata sulle elaborazioni degli ultimi tre giorni. Ad ogni modo, ho motivo di credere che il Fabricator-General Golgoth abbia individuato un nuovo accesso alle parte delle Cripte di matrice umana.»
«Siete già stati in quelle zone.»
Aracme annuì, sistemandosi la tunica con una mano. «Difatti. Ma abbiamo motivo di credere che altre cripte umane, pre e post imperiali, siano state ricavate nei sotterranei di Thalasiss IV. Quelle che abbiamo profan...aperto, per così dire, contenevano importanti informazioni riguardo a STC per utilizzo edilizio e civile.»
«Precisione, Aracme» ammonì Alartel, mentre passavano attraverso un grane arco in roccemento e scendevano un'ampia scalinata, diretti agli attracchi dei velivoli. Ai lati degli archi e delle scalinate stavano grandi stendardi con l'Aquila Palatina e l'araldica del sistema Thalassis; sotto di essi uomini erano di guardia elementi della Forza di difesa Planetaria, bene armati ed equipaggiati, ma insignificanti in confronto alle guardie personali di Alartel.
«Dunque, si tratta di schemi per compensatori e sottocircuiti complementari ad un altro STC, un nucleo di reattore plasma, che a sua volta è una componente essenziale per un motore di cui si discute da millenni. Esistono diverse teorie in proposito, e la questione ruota attorno ad un dibattito sull'interpretazione dei segnali elettromagnetici, in relazione a rituali che...»
«Non credo che Golgoth insisterebbe tanto per avere i miei astartes» la interruppe con delicatezza Alartel, «solo per andare a trovare altri componenti simili. Cosa contiene invece la cripta che vuole esplorare?»
«Ribadisco che non sono aggiornata» fece lei, muovendo i micro-servobracci e assumendo un'espressione in qualche modo imbarazzata, «ma ho motivo di credere che si tratti di cripte con materiale militari. Armi, di vecchia o nuova concezione. Non posso dirti di più, Maestro, perché solo l'Omnissiah sa precisamente cosa c'è là dentro.»
«Reputi quindi opportuno» concluse lui, «l'aiuto delle Scure Ceneri nell'operazione.»
Lei non disse nulla, mentre il piccolo corteo attraversava un nuovo arco, raggiungendo una sala amplissima, il cui tetto si perdeva oltre capitelli ornati retti da colossali pilastri. Servitori, ufficiali e inservienti sciamavano nell'hangar, approntando velivoli per la partenza.
«Credo» fece infine Aracme, «che il Fabricator-General Golgoth debba avere molte sicurezze, riguardo al contenuto della cripta. Credo anche che un vostro intervento vi metterebbe nella condizione di beneficiare più facilmente delle scoperte.»
Alartel si fermò, mentre parte del seguito e due guardie andavano ad ispezionare la Thunderhawk. Mettendo di nuovo una mano sull'elmo appeso alla cintura, il Maestro guardò Aracme.
«Più facilmente?» chiese, con calma.
Lei lo guardò, forzando un'inspirazione con i polmoni automatici.
«Sì» disse.
Alartel rimase in silenzio, perdendo per un istante lo sguardo nel vuoto. «Ti sentiresti di assicurarmi che posso riporre in Golgoth la massima fiducia?»
«Non puoi chiedere questo ad una sacerdotessa» fece lei, risoluta.
«Lo sto chiedendo a te come Aracme, non come sacerdotessa.»
La donna lo fissò ancora, e rimase in silenzio.