Pioggia di Cenere - 6

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 «Hai dovuto decidere ben presto, signore» disse Hiletus, «sulle responsabilità del capitolo.»
«Più presto di quanto avrei voluto» rispose Alartel, senza emozione, «ma mi auguro non troppo tardi.»
Nella sala del consiglio erano riuniti tutti i capitani di compagni e gli alti ranghi delle Scure Ceneri. Qua e là strisciavano servitori ottusi, attendenti dei comandanti e servoteschi indaffarati; al centro della camera, brillando, una mappa olografica illuminava i volti dei presenti, riuniti dal Maestro del Capitolo per decidere la strategia di intervento su Ardesil.
«Lo xeno dispone di mezzi per il combattimento in orbita?» chiese Alartel.
«Sembra di sì» rispose Aracme, controllando dei dati su un monitor, «i primi report risalgono quattro ore fa. Risulta che dallo Space Hulk sono partiti diversi oggetti assimilabili a caccia, più un singolo velivolo di grandezza maggiore, che possiede circa la stazza di un incrociatore. A questi vanno aggiunti mezzi da trasporto e da sbarco.»
«Nulla che possa impensierire la flotta a difesa di Ardesil» disse il comandante della flotta Ammit, Alessa, un'ammiraglia dai capelli canuti e con una lunga cicatrice a chiuderle l'occhio destro.
Aracme scosse la testa. «Non ho dati su una flotta in difesa del sistema. Possiedono alcuni incrociatori leggeri che sono impegnati con i caccia e il mezzo da battaglia dello xeno.»
«E le difese planetarie?»
«Hanno cannoneggiato lo Space Hulk direttamente da Yggras, ma gli Orki non si sono fermati» mormorò Aracame, pigiando alcuni pulsanti sulla Tabula-Dati e mandando sulla mappa olografica un ingrandimento tridimensionale di Yggras: una breve rappresentazione dell'immenso Space Hulk che, tra i bagliori che indicavano i colpi dei cannoni orbitali del pianeta, andava semplicemente a schiantarsi sul continente maggiore.
L'ammiraglia annuì, senza essere impressionata. «Probabilmente non c'era da aspettarsi niente di diverso. Ad ogni modo, la mancanza di supporto nel sistema può essere considerata un problema. Ma la flotta xeno non è nulla che la Ammit non possa gestire facilmente» fece, rivolta al Maestro Capitolare.
Questi fece un gesto d'assenso col capo. «Qual è il numero di Orki stimato sulla superficie?» chiese poi.
Aracame batté velocemente sulla console, e rimase qualche istante in silenzio a fissare lo schermo.
«La FDP di Ardesil non ha numeri precisi. È in corso uno sbarco anche su Ardesil I, ma sembra essere di entità minore. Su Yggras la stima è...dieci milioni.»
«Dieci milioni di Orki?» chiese il Maestro, con calma.
La sacerdotessa annuì, senza guardarlo. «Almeno dieci milioni.»
Il Maestro della Forgia fissò Alartel. Ariester non disse nulla, mentre Hiletos si piegava su Josua sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Il generale della FDP di Thalassis I divenne pallido.
«Non abbiamo mai affrontato un numero così grande, qui» fece, riuscendo a tenere un tono di voce fermo.
«Infatti. Abbiamo informazioni sulle FDP di Ardesil? Su ogni mondo del sistema» chiese Alartel, mentre i servitori andavano e venivano per la sala, portando candele e Tabule-Dati.
«Dispongono di tre milioni di uomini su Yggras» disse il generale, «e un altro milione e mezzo sparsi sul resto dei quattro pianeti.»
«Sono numeri esigui, per un sistema vessato dalle insurrezioni» osservò Hiletos, «i dati sono aggiornati?»
Aracme controllò, e spiegò che le ultime informazioni reperibili risalivano a due mesi prima. I presenti fissavano Alartel, il quale a sua volte guardava la mappa olografica, in silenzio.
«Dobbiamo mobilitare almeno quattro compagnie solo su Yggras» disse infine, toccando il modello del pianeta sulla mappa, «la seconda, la terza, la quarta e la quinta. La sesta compagnia andrà su Ardesil I. La settima e ciò che resta della nona saranno di riserva sulla Ignis Vindictae, che resterà in orbita su Yggras. L'ottava resterà qui su Thalassis I. Maestro Daves, sarà necessario risvegliare il fratello Caius nel Castraferrum della seconda compagnia.»
«Impossibile, mio signore» disse il Maestro della Forgia, «non abbiamo ancora terminato i riti dopo l'ultima incursione xeno su Thalassis. Inoltre, anche volendo ignorare le analisi e le cerimonie più sofisticate, il fratello Sedis ha dato segni di instabilità cognitiva in almeno tre occasioni, sul finire dei combattimenti.»
«Confermo quanto detto dal venerabile Maestro della Forgia» disse Hiletus, «fratello Caius non è nelle condizioni di tornare operativo in modo sicuro.»
Alartel annuì. «Dunque non ci resta che chiamare fratello Hibris della quarta compagnia.»
Matias si fece avanti, risoluto. «Mio lord, fratello Hibris è probabilmente più instabile di Caius. È certamente meno sicuro risvegliare lui.»
«Ha superato tutte le prove di purezza e attitudinali» osservò il cappellano Ariestes, con la voce resa ancora più profonda dalla copertura dell'elmo.
«Certo, perché sa bene come rispondere alle domande. Ma sul campo si è sempre dimostrato indisciplinato» continuò Matias, «e fin troppo prono all'azione individuale. Potrebbe risultare addirittura pericoloso.»
Alartel lo fissò gravemente, poi guardò Daves. Quello annuì, muovendo un poco il servobraccio montato sullo zaino. «I controlli e i riti su fratello Hibris sono terminati da tempo. Può tornare operativo in ogni momento.»
Matias li guardò entrambi con espressione corrucciata. Aracme si fece un poco più indietro, e per un istante nella sala si sentì solo il suo ticchettare e il monotono ronzio della mappa olografica.
«Non possiamo fare altrimenti» concluse infine il Maestro del Capitolo, «risvegliate Hibris. Che la FDP di Yggras venga informata in tempo reale sul nostro dispiegamento. Voglio almeno tre salienti e un possibile punto di lancio per una controffensiva. Dalla Ignis Vindictae decideremo i metodi di sbarco e di ingaggio. È presto per proporre dei piani accurati, ma sono certo che la cosa migliore sarà soccorrere la FDP di Yggras, quindi trovare il comandante di quelle bestie e ucciderlo. Esattamente come è accaduto qui su Thalassis mesi fa.»
«A questo proposito, venerabile maestro» aggiunse Aracme, «mi sono permessa di eseguire indipendentemente dei controlli incrociati. Basandosi esclusivamente sui dati pervenuti e dalle osservazioni dei mezzi da caccia e da trasporto xeno, c'è l'80% di possibilità che un terzo dell'orda attuale sia costituita da fuggitivi dei mesi scorsi.»
I capitani iniziarono subito a parlare tra di loro, alzando la voce. Si trattava di una questione che aveva fatto discutere i quadri del capitolo già all'epoca, poiché alcuni avevano ritenuto non necessario inseguire gli Orki in fuga, e il Maestro Capitolare aveva deciso di rinunciare, soprattutto a causa dell'alto numero di perdite subite dalle Scure Ceneri, soprattutto nella nona compagnia.
«Signore» fece Garantal, il capitano dell'ottava, «mi sia concesso chiedere perché la mia compagnia, che al momento con un numero maggiore di effettivi della nona, deve essere privata dell'onore di combattere.»
Il Maestro diede uno sguardo ad Aracame, che mosse leggermente i servobracci sulle labbra. «Non posso lasciare la fortezza e il sistema difesa dai validi ma pochi uomini rimasti nella nona» disse poi, «organizzeremo le loro tattiche secondo il codice, nonostante il personale esiguo. Ma non voglio discutere sulla necessità di un presidio qui, che come tutti sapete è un ufficio tanto onorevole quanto necessario.»
Garantal, cupo, annuì e si inchinò leggermente.
Hiletos fece per parlare, ma il Maestro Capitolare lo bloccò con un gesto perentorio del braccio. «Non possiamo perdere altro tempo in pianificazione. Inizieremo i riti di battaglia nel Pozzo della Fenice tra dieci minuti. Il primo sarà il capitano della prima compagnia. Riceverò soltanto alla fine il Maestro della Forgia e il cappellano. Venga approntato tutto. Andate.»
Gli astartes chinarono la testa battendosi un pugno sul petto, mentre gli altri ufficiali ammessi al concilio si inchinarono. Tutti si allontanarono tranne qualche servitore impegnato a trasportare incenso o schede di dati. Aracme rimase timidamente in disparte, la Tabula-Dati lampeggiante tra le mani.
«Maestro, perdonami se non lascio la sala come hai chiesto. Ma una comunicazione da Aephestus...»
«Non era previsto che tu andassi via. Immaginavo che Golgoth si sarebbe fatto vivo. Collegalo alla mappa e resta qui» rispose placidamente.
Aracme annuì e obbedì. In pochi istanti, il planetario olografico di Ardesil tremò, torcendosi, per trasformarsi nel volto deforme e meccanico di Golgoth. La sua voce sferragliante venne resa ancora più rugginosa dagli altoparlanti.
«Ti saluto, Maestro del Capitolo» gracchiò, «ti contatto per assicurarti il pieno supporto del Culto di Marte, e tutto l'appoggio necessario.»
«Ti ringrazio, Fabricator-General» ribatté Alartel socchiudendo gli occhi, «e sono certo che comprenderai la gravità della situazione, e ne terrai conto per le tue scelte nell'immediato futuro.»
Qualcosa ruotò sulla faccia di Golgoth, piegandogli un lembo della poca pelle grigiastra rimastagli sul volto. «Naturalmente. Ma alcuni dei compiti dell'Adeptus sono, ahimé, troppo impellenti. Ti chiedo ufficialmente di darmi otto dei tuoi astartes per una missione su Thalassis IV» fece poi, fermo.
Alartel inspirò piano. «Ho voluto sperare, Fabricator, che...»
«Otto uomini, Maestro» disse ancora, muovendo delle levette all'altezza di quello che un tempo doveva essere stato un mento, «e mi assicurerò che su Ardesil non manchi nessun supporto alle nobili Scure Ceneri.»
Aracme notò qualcosa che di rado aveva visto in Alartel; qualcosa di simile ad un irrigidimento, ad una tensione, una sfumatura che sapeva essere anche più terribile di quando, in battaglia, incedeva nel sangue dei nemici schiacciandone i crani e aprendone i corpi. Si fece più in disparte.
«Avrai otto uomini» disse Alartel, in un sussurro, «ma la sacerdotessa Aracme seguirà la missione da Thalassis IV e, se lo riterrà opportuno, potrà seguire i miei uomini nella cripta.»
Aracme non poté trattenere i micro-servobracci, che presero a ticchettare da soli. Golgoth emise una specie di gemito, o sbuffo, che risuonò sinistramente negli altoparlanti; due servitori si voltarono verso la mappa, e poi si affrettarono, come intimoriti.
«Non ho bisogno di una sacerdotessa» latrò il Fabricator, mentre la sua immagine olografica si faceva più grande e offuscata.
«Io invece potrei avere bisogno di altri otto uomini. Eppure, per i nobili e venerati rapporto che esistono tra il capitolo e l'Adeptus Mechanicus, sono disposto a cederli. Ti sto offrendo più di quanto mi hai chiesto.»
Golgoth tremò, o forse fu solo l'immagine a sbiadirsi indefinita. Infine rispose, con tono nervoso: «E sia. Li incontrerò direttamente su Thalassis IV. Quanto alla sacerdotessa, sono certo che imparerà qualcosa.»
Aracme non disse nulla, mentre Alartel si limitava a fissare negli occhi del modello tridimensionale. Infine Golgoth chinò la testa, mormorando una sorta di saluto, e la comunicazione si interruppe.
L'astartes si voltò lentamente verso la donna, serio. «Non posso fare diversamente» fece, cupo.
«Ne sono certa, signore.»
«Sarai accompagnata da uomini della migliore squadra dell'ottava compagnia. Se lo desidererai, potrai scendere nella cripta. Ma potrebbe non essere necessario. Capisci perché ho deciso così?»
Aracme annuì, lentamente. Il nervosismo le scuoteva ancora i micro-servobracci e le agitava lo stomaco.
«Farò come credo tu mi stia comandando, e seguirò le scoperte del Fabricator-General. Una volta sul campo, valutata la situazione, deciderò se la possibilità di ottenere dati sarà maggiore dalla sala di comando o dall'indagine sul campo. Posso già stimare che, con ogni probabilità, seguire gli astartes potrà darmi maggiore potenzialità riguardo ai riscontri diretti. Vuoi ordinarmelo, Maestro?» chiese poi, con un tono debole.
Alartel scosse la testa, lentamente. Pose mano all'elmo, ancora appeso alla cintura, e lo tenne tra le mani.
«Non sarà necessario che io ordini nulla.»
«Maestro, non capisco se questa è una prova di ubbidienza» fece poi, ritrovando fermezza nella voce.
«Forse è soltanto un'offerta di fiducia» mormorò Alartel. Poi, con calma, si infilò l'elmo. uT\

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