Aurora.
Oh, com'è semplice questa vita Aurora mia, com'era difficile invece viverne un'altra tutt'altro che semplice.
Aurora guardava con occhi truccati di immenso la persona che si era fermata a tredici passi da lei. Solo tredici passi e il mondo sarebbe diventato un paradiso migliore, per tutti.
L'amore stava arrivando, ma aveva lasciato il treno fermo alla stazione e in quel momento non doveva fermarsi lei.
C'era una lacrima già scesa prematura sulla sua guancia, ma quella lacrima in particolare non era di gioia né di rabbia. Non era niente.
Stranamente in lei c'era un profondo, bellissimo niente.
-Mi hai lasciata sola un mese.
Scusate, ma che stupida narratrice: Aurora voleva dire "mi sei mancato", ma prima arrivano gli schiaffi e poi gli abbracci. C'era quella rabbia silenziosa tra i due, e nessuno voleva che quel momento partisse negativo alle loro fantasiose aspettative.
-L'ho fatto per te.
Disse Robert, avendo dannatamente ragione.
Aurora non replicò e anzi, si diede mentalmente della stupida per averlo salutato sputandogli addosso una colpa che sapeva essere solo sua, non di lui.
Restarono fermi, guardandosi con un fremito quasi impossibile da trattenere che li spingeva a corrersi incontro e ricoprirsi di baci, ma c'erano ancora tredici passi a dividerli.
-Un mese.
Ripeté senza volerlo.
Robert sorrise, come un dolcissimo stronzo.
-E io ti amo.
Aurora smise di essere un'altra persona quando sentì quelle due parole sfondarle il petto per ricucirle il cuore, perciò mandò a fanculo tutti quei rimproveri e corse verso e contro l'attore, fermandosi ad un solo passo da lui.
Tutto di lui era cambiato, sembrava addirittura più alto, ma i suoi bellissimi occhi pulsavano ancora di amore e tutto quello spettacolo solo per lei, la rosa con più spine, eppure quella più profumata.
Furono tredici passi verso il paradiso del nuovo inferno.
E quegli occhi brillavano soltanto guardandosi, creavano una fiamma da una scintilla, illuminavano il buio. Quei due sguardi, quelle due persone, quei due cuori, quelle due anime ogni volta che si rincontravano percepivano i segni del tempo. I segni di un tempo che non finisce mai e che un giorno li porterà via, sempre se loro non scapperanno prima che accada.
Robert l'amava, ma la vedeva ai piedi di un muro troppo alto per vedere il suo domani e lui voleva tenderle la mano per portarla oltre quel muro, oltre il mondo.
Un'altra volta il cielo parlò, i loro pensieri erano talmente forti da spostare interi fiumi di odio e di demoni.
Volevano portarsi via a vicenda, magari in un posto dove anche il cristallo più piccolo rimane il più brillante.
Aurora lo amava, ma non l'aveva mai detto, e quella volta doveva dirglielo, se la sentiva di lasciarsi portare via da Robert. Si fidava di lui. Lo amava fino ad un punto di non ritorno.
Le accarezzò la guancia, quel sorriso luminoso ancora splendente allontanava il passato e celebrava il futuro.
E se quella negatività prima s'era percepita, adesso era tredici metri sotto terra.
Aurora decise di non essere mai più triste per averlo allontanato, ma ci vollero tante cose prima di portare a termine la sua promessa.
-Ti amo, occhi nocciola.
Robert le circondò la vita con un braccio, scaldandola da tutto quel freddo che voleva pungerle i sentimenti.
Le due fronti si toccarono, Rob con il pollice le donava piccole carezze sulla guancia mentre addolciva lo sguardo per non farla star male, per non spaventarla, per rendere quelle lacrime piene di gioia e per dare modo al niente di diventare tutto.
-Ti amo.
Ripeté affogando nelle lacrime di gioia. La rosa finalmente realizzò che le sue spine potevano essere un pregio e non un difetto. Anche se il loro amore ancora era imperfetto, anche se il tempo volava sul mare dell'eternità, sfiorandone la superficie.
Robert spostò la mano sulla sua nuca e inclinò il capo verso sinistra, baciandola per portarla via. Aurora si aggrappò a lui per essere si cura di non cadere, di essere ancora in salvo nelle sue braccia, a casa.
In quel bacio tornarono le stesse gocce di pioggia che mesi prima erano entrate nelle loro bocche per dissetare un mare rimasto arido troppo a lungo.
Robert approfondì quel contatto, voleva di più per lei.
Le morse il labbro inferiore, piano, vivendo di gloria vedendola sorridere per quel gesto impavido. Quella volta chiusero gli occhi per vedere i loro cuori ricomporsi in un unico, grande impero.
E com'era felice quel regno.
Aurora lo guardò un secondo, beandosi della sua espressione eguale al riflesso di quella bellissima sensazione che li completava a vicenda.
Anche quando la paura tornava, Robert era sempre lì, per portarla via. Scopriranno nei giorni a seguire che l'amore è sempre stato un bellissimo tramonto, diviso tra mare e cielo.
-Amore mio...portami via.*si si tranquilli che nei prossimi capitoli ci saranno le dovute spiegazioni...almeno in parte. Recensione bella, approfondita, anche ripetitiva se serve, ditemi cosa pensate adesso della storia ora che siamo giunti a questo punto e che forse sarà la fine. Lo fate per me vero? Fatelo per me vi prego, miglioratemi sta giornata. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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Let's Hurt Tonight
RomanceSequel di "The Sea" "Dimmi tutte le cose che non mi hai mai detto prima. Non andartene, non alzare gli occhi al cielo. Dicono che l'amore è dolore, bene cara, facciamoci del male stasera. Se questo amore è dolore, allora tesoro amiamoci stanotte."