Amami

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Aurora entrò nella casa, chiudendosi la porta alle spalle, lanciando subito uno sguardo allarmato lungo tutta la sala.
Aveva ancora in mano il biglietto che stringeva forte per trovare un qualche appiglio a ciò che le stava per accadere. Di sicuro non se lo sarebbe dimenticato per molte notti a venire.
Con passo leggero degno di una ballerina raggiunse le scale che portavano al misterioso secondo piano, il suo cuore batteva fortissimo e non appena appoggiò un piede sul primo scalino percepì una tensione indescrivibile strizzarle lo stomaco senza pietà. Ad ogni gradino sentiva il suo tremolio crescere sempre di più.
Perché era così nervosa?
Giunse al secondo piano che era tutto fuorché un posto bisognoso di urgenti riparazioni. Semplicemente il paradiso della tecnologia domestica viveva esattamente lì.
Fece un passo in avanti, calpestando un altro biglietto che le consigliava di togliersi scarpe e calze. Così fece, e quando guardò oltre il biglietto vide una scia di petali color rosa tracciare il suo cammino fino a terminare davanti una porta chiusa.
Seguì quel tappeto di petali, i vellutati e dolci petali che le coccolavano la pianta del piede ad ogni suo passo.
Probabilmente appartenevano a delle rose.
Trasse un profondo, lungo e inaspettato respiro per contemplare la pace dentro se stessa prima di aprire la porta.
-Sono qui testa di ca...
La sua arroganza si spense in un modo davvero umiliante quando il suo sguardo venne catturato dai numerosi palloncini bianchi ad elio, galleggianti nell'aria come tante meduse.
Un sorriso sfuggì dal suo controllo, facendole toccare le fotografie appese ai nastri dei palloncini con delle mollette. Lesse quelle bellissime citazioni d'amore una ad una, sentendo più amore entrare dentro il suo cuore. Giunse all'ultimo palloncino, esattamente al centro della grande camera da letto. Girò la fotografia per leggere la frase, ma una voce inconfondibile che le ricordava casa la lesse per lei.
-Amami come ti amavo io...
Si voltò di scatto, perdendo l'uso della parola quando venne rapita da due occhi che imprigionavano il Sole più caldo nelle iridi di miele.
-...e come per sempre ti amerò...
Robert Downey Jr le si avvicinò a passi piccoli, lenti, graduati. Aurora si coprì la bocca per non urlare dalla felicità che minacciava di farle esplodere il cuore, sorridendogli fino a sentire dolore.
Abbassò lo sguardo e solo in quel momento notò di essere esattamente al centro della stanza, circondata da petali di rose che formavano un cuore.
Un sospiro di felicità le trafisse le labbra. Era già pronta ad alzare gli occhi e ringraziarlo, ma si ritrovò Robert ad un millimetro da lei, una calamita al posto del sorriso.
Non c'era bisogno di andare veloce, non c'era bisogno di andare piano.
Non c'era bisogno di essere nessuno.
-Rob, io..
-Shhh
La zittì dolcemente, poggiando l'indice sulle sue morbide labbra. Aurora aveva gli occhi chiari lucidi come il mare sotto la luce della Luna, lo sapeva, si rifletteva dentro quelli di Robert che la stavano già spogliando senza alzare un dito.
Lasciò cadere lo sguardo sulle sue labbra, respirando piano sopra ad esse, strappandole un sospiro di tensione e attesa.
-Perché così nervosa, honey?
Aurora boccheggiò alla ricerca di una risposta che non arrivavò, sentendo morire il suo respiro quando Robert le circondò la vita con il braccio.
Le sue mani tremavano, aggrappandosi ai suoi muscolosi fianchi per fermarsi.
-Non c'è nessuna stanza delle torture.
Disse lei per smorzare la sua inspiegabile rigidità.
-Oh no, honey...
Rispose in un roco sussurro.
Si chinò leggermente per sfiorarle l'orecchio con le labbra, facendole chiudere gli occhi dal suo respiro che la cullava dolcemente.
-Ci sei dentro.
Non le lasciò il tempo di deglutire per dare sollievo alla gola arida che annullò la loro distanza, spingendo le sue labbra contro quelle incerte di Aurora che ancora non credeva a tutto ciò.
Un forte brivido le attraversò il corpo, facendola muovere tra le braccia di Robert che la strinsero ancora di più per non lasciarla andare. Le succhiò il labbro inferiore, temporeggiando per lasciarla riprendere da quell'onda di emozioni che l'avevano travolta in una volta sola, portando una mano sulla sua guancia.
Aprì gli occhi solo per vederla ancora sotto shock, troppo rigida per sentirsi a suo agio.
-Rilassati, facciamo piano piano.
Mormorò, intrappolandole le labbra per qualche secondo e quando finalmente rispose al suo richiamo poté lasciar correre la lingua verso la sua compagna di una vita.
Non c'è nulla da dire, stavano vivendo il loro mondo, il loro primo mondo.
Avvolse le braccia sulle sue spalle, il solo rumore che si sentiva nella casa erano le loro labbra che si allontanavano per poi ritrovarsi. Come le onde del mare.
Si respiravano a vicenda, senza aver bisogno di staccarsi per riprendere fiato.
-Aurora...
La rosa dovette fermarsi per guardarlo senza distrarsi, per sentire due mani leggere come una carezza infilarsi sotto la sua maglietta.
-Vuoi amarmi?
Alzò il collo per stampargli un bacio sulla guancia completamente sbarbata.
-Si Robert.
Cercò di nuovo le sue labbra, ma non le trovò.
-Sicura?
Guardò più del dovuto dentro i suoi profondi ed oscuri occhi, pezzo dopo pezzo la sua risposta aumentava di sicurezza e sincerità.
-Con tutto il mio cuore.
Robert le sorrise e senza avvisarla le tolse la maglietta, lasciandola in reggiseno.
-Non hai idea in cosa ti sei cacciata.
La sua voce roca e graffiante diede un senso alla sua eccitazione che iniziava a crescere contro il basso ventre di Aurora, iniziando una lunga guerra contro il suo autocontrollo.
Come un avvoltoio iniziò a nasconderle il collo di baci, passandoci la lingua laddove trovava dei vecchi segni rossi, mordendola dove non l'aveva mai fatto prima.
La pittrice cacciò indietro la testa, stringendogli le spalle per non cadere subito nell'oblio sotto di loro.
-Indietreggia fino al letto.
Ringhiò lui, tracciando con l'intera mano il fianco che un'ora fa aveva stretto fino a farla piangere, facendola scansare leggermente anche se le impedì di farlo.
Per ripicca non si mosse.
-Fallo.
Non ci pensò due volte al suo secondo rifiuto e passò subito all'azione, premendo le labbra sulla vena centrale del collo talmente forte da farla indietreggiare come voleva lui. Questioni di attimi e cadde sul materasso, Robert in piedi davanti a lei torreggiava minaccioso.
Si tolse la maglietta, sentendo il suo petto e addome essere osservato molto attentamente. Slacciò la cintura, Aurora credette che l'avrebbe lasciata a terra, ma così non fu quando lo vide chinarsi su di lei e afferrarle i polsi con una mano.
-Non puoi.
Protestò lei, cercando di scendere dal letto.
Robert affiancò le sue anche con le ginocchia, impedendole di scendere mentre la guardava dall'alto verso il basso, i suoi polsi in una mano e la cintura nell'altra.
-Non avere paura, sweetie.
Aurora indurì lo sguardo, respirando male. Un po' di paura la provava, ma vorrei vedervi io nella sua situazione.
-Scusami se ce l'ho, Mr Grey.
Sorrise ironico, alzando un sopracciglio.
-Non sono così pivello.
L'insulto le morì in gola dopo quella risposta, serrò forte gli occhi quando sentì i suoi polsi venire legati da quella cintura di cuoio per poi essere legata a sua volta alla testata del letto.
Un brivido le ghiacciò la spina dorsale, aprendole lo sguardo.
-Robert io...
Si avvicinò al suo volto, accarezzandole le braccia piegate all'indietro fino ad arrivare alle guance, circondandole il viso con le sue grandi mani.
-Ti fidi di me?
-Mi fido.
Ancora quel dannato sorriso le impedì di non fidarsi di lui, permettendogli di baciarle la clavicola e slacciarle il reggiseno fino a farlo correre verso i suoi polsi legati.
Robert scalò verso il basso, giungendo dove prima si era sempre fermato, finalmente superando il limite, baciandole un seno. Inarcò la schiena quando chiuse le labbra sul capezzolo, stringendo l'altra forma nella mano.
Iniziò a stuzzicarlo con i denti, dandole una stilettata di uno dei dolori più piacevoli mai provati.
Mollò l'altro seno e continuò a lambire con movimenti circolari della lingua quello sotto esame, la mano libera che lentamente le tolse i pantaloni.
I loro desideri correvano come pazzi.
Folli erano i sognatori nascosti nel cielo, sopra le stelle.
Aurora incominciò a tirare le braccia per liberarsi e graffiare quelle spalle, sentire i suoi muscoli contrarsi sotto i polpastrelli. Invano tirò, ma non si arrendeva così facilmente.
Robert si tolse i jeans e li calciò per terra, stendendosi in tutta la sua lunghezza sopra di lei, i loro sessi divisi dalla stoffa.
Scese verso il basso, passando due volte le labbra sullo stesso punto per lasciare più parte di lui su quella pelle liscia e scossa da continui brividi.
Il primo gemito uscì quando afferrò i suoi seni quasi con aggressività.
Sentiva più caldo man mano che scendeva, fermandosi esattamente ad un soffio dal suo fiore. Sfiorò l'intimo con il naso, facendola gemere impaziente.
Con i denti morse il bordo delle mutandine, spostandole verso il basso. Per un attimo tolse le mani dalle sue forme per togliere definitivamente l'ostacolo. Aurora attese, attese, attese.
Robert con mosse calcolate fino al più piccolo dettaglio le baciò il clitoride e il bacino di Aurora scattò verso di lui, la rosa ancora lottava contro la sua costrizione di cuoio. La baciò lì, dando inizio ad un infinita serie di gemiti di lussuria e rabbia.
La pittrice sentiva tutte le sue emozioni contorcersi in basso, contro la bocca dell'attore che ad occhi chiusi le stava donando il piacere più grande. Tirò senza sosta le braccia, quasi pianse talmente la voglia di toccarlo era tanta da farle stringere i forte denti, facendole credere di esserseli rotti.
-Vai al diavolo Rob...
Il silenzio che fu spezzato gli drizzò le orecchie come un coniglio, facendolo bruscamente risalire verso il suo volto tanto da farla appiattire contro il materasso.
-Ripetilo.
Ringhiò fuori dai denti digrignati, iniziando a togliersi i boxer incapaci di trattenere la sua erezione.
-Fott...
Urlò di dolore e piacere quando entrò in lei con due dita, incenerendo il suo respiro, i polmoni completamente bruciati. Iniziò a pompare fuori e dentro di lei, spazzandole via una lacrima con un bacio.
-Non avere paura, honey.
La prese in giro non appena tornò a tremare quando le afferrò una coscia, portandola verso l'esterno.
-Non ho paura, honey.
Rispose lei imitando il suo profondo tono di voce.
Si tolse i boxer, uscendo da lei ma contemplando quel vuoto non appena il suo bacino si posò sul ventre, facendola sussultare.
Robert non riuscì più a controllarsi e spinse il suo membro contro il fiore della rosa, la sua schiena si inarcò, facendole sfregare il petto contro i pettorali sopra di lei.
-Sicura?
Si spinse dentro di lei un po' di più, facendola gemere.
Aurora sorrise ad occhi chiusi, stringendo le gambe contro i fianchi dell'attore che si ritrovò intrappolato nella sua stessa gabbia.
-Con tutto il mio cuore.
Senza pensarci due volte speronò in lei, irrigidendosi per un momento mentre i loro gemiti uscirono all'unisono.
La vista di Robert venne offuscata per qualche secondo, tempo di sentirla stretta su di sé e finalmente tornò a baciare le sue labbra con foga, togliendole il respiro non appena iniziò a muoversi velocemente su di lei.
Aurora con un ultimo strattone riuscì a liberarsi dalla cintura, imprimendo le unghie nelle sue scapole talmente forte da fargli male solo per incentivarlo a spingere più veloce.
In quella notte, tra cielo e sogni, i loro sospiri, gemiti di lussuria invadevano la stanza, la quiete fuori nascondeva le tempeste nei loro occhi.
Robert spostò la testa di fianco a quella della rosa, i suoi grugniti misti a ringhi di piacere assordavano il suo orecchio come il ruggito di un drago.
Aurora si lasciò andare per prima attorno a lui che imperterrito speronava dentro di lei, ignorando i suoi sussurri che gli chiedevano di fermarsi un secondo. Robert trovò uno sprazzo di lucidità quando si sentì sul culmine della perdita del controllo, uscendo da lei per bagnare le lenzuola del suo umore.
Soffocò un urlo mordendole il collo, ma causandone un altro più forte e doloroso da sentire.
-Oh cavolo, perdonami.
Si lasciò cadere al suo fianco, prendendola fra le braccia e baciandole il segno molto rosso che le aveva lasciato come ricordo.
-N...non è niente.
Robert le fece nascondere la testa sul suo petto, accarezzandole i capelli in un abbraccio più caldo del deserto.
-Mi dispiace se ti ho fatto male qualche volta.
Il suo respiro si stava regolando con calma, ma Aurora ancora faticava a boccheggiare.
Riuscì a calmarla con tante carezze e leggeri sussurri, tenendola sempre al sicuro vicino a lui, i loro corpi sudati che si scivolavano contro.
La rosa si addormentò molto presto e toccò a Rob farla navigare nei sogni più belli.
Le baciò la fronte.
Sussurrando....
-Amami come ti amavo io e come per sempre ti amerò.

*okay, ci ho messo troppo tempo. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

*Qua da Shinimal è tutto Al prossimo capitolo

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