Capitolo 17

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Appena entrati nella sala indicata dal maggiordomo, troviamo Tristan seduto su di una sedia trattenuto da due dei camerieri più robusti che abbiamo in casa.
Non dice nulla, ma ci osserva ancora con furore.

Mio padre è seduto di fianco a Lord Hawckhearth.
Entrambi sono posizionati di fronte alla sedia su cui si trova Tristan.

Mio padre si rivolge a noi:
"Sedetevi!"

Sempre ordini.
Ma facciamo comunque come ci dice.

Sebastian mi accompagna alla prima sedia libera che si trova alla distanza maggiore da Tristan.
Lui ci segue con gli occhi.

Ora mi spaventa.
È inquietante il suo modo di osservarci.

Ad ogni modo non capisco cosa abbia in mente mio padre!
Tutto tace per qualche minuto, fino a quando finalmente inizia il suo discorso rivolto a Tristan:

"Ebbene?! Che cosa credevate di fare?! Che cosa vi è preso?! Chi vi ha autorizzato ad entrare nella mia proprietà?"

Nessuna parola esce dalla bocca di Tristan, che per tutta risposta continua a fissarmi in un modo abbastanza strano.
Mi sento talmente a disagio che sono costretta a distogliere lo sguardo.
Gli occhi si dirigono verso Sebastian e questo mio gesto ottiene più delle parole di mio padre, infatti Tristan comincia ad inveire contro di me...

"Sgualdrina! Sei solamente una puttana!"

Tutto succede così velocemente che non mi rendo conto di tutto...
Sebastian si alza di scatto dalla sedia, va verso Tristan che nel frattempo si è liberato dei camerieri e cerca di venire verso di me, gli dà un pugno nello stomaco che lo fa piegare in due dal dolore, ma non gli toglie abbastanza fiato, tanto che sibila:

"Bastardo!"

Sebastian non risponde all'offesa e risolutamente gli afferra i polsi e glieli tiene dietro la schiena; poi si appoggia a lui con tutto il suo peso, rendendogli impossibile muoversi.

"Ora basta!" mio padre riprende il discorso "Risolviamo questa situazione una volta per tutte!"

Tristan allora riprende il suo attacco verso di me, ovviamente un attacco fatto di sole parole:
"Tu! Sai fingere molto bene, appena ti si volta le spalle, ti concedi al primo uomo che trovi nei paraggi... Sei solo una piccola sgualdrina!"

Sebastian gli stringe ulteriormente le braccia per farlo smettere, mentre mio padre sbraita ad alta voce, ma dalle parole non ci si può difendere... le parole entrano dentro e lì restano vita natural durante...soprattutto quando fanno male, perché vere.

"Avete ragione!"

Alle mie parole tutti dirigono la loro attenzione su di me, restando in silenzio, così proseguo la mia dissertazione:

"Avete ragione ad essere fuori di voi, ma dovete credermi, non era mia intenzione..."

Non so come continuare, non saprei come spiegare ciò che sento e che ho provato quando mi sono lasciata andare tra le braccia di Sebastian.
Descrivere quel pugno nello stomaco che si avverte quando si sa di fare qualcosa che non dovresti, ma allo stesso tempo che sai che non puoi evitare... quel vuoto che ti annebbia il cervello nell'attimo in cui comprendi che la persona che hai davanti e che ti trasmette calore altri non è che lo specchio di te stesso, nelle azioni e nelle sensazioni... come potrei spiegare tutto questo ed anche altro!! Ovviamente dire "non era mia intenzione" è un eufemismo perché, se inizialmente è stato qualcosa che andava oltre il mio personale desiderio, poi è diventato necessario come l'aria nei polmoni... e Tristan l'ha capito, infatti alle mie parole prima abbassa gli occhi sconfitto, poi li risolleva nei miei ancora più furioso.

Il Canto della Sirena (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora