Capitolo cinque.

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"Silvia fai schifo,sei una persona orribile. Scappi? Credi sia una soluzione? Lasci il tuo ragazzo da solo in ospedale, dopo che ti ha detto che è malato e che forse non ce la farà? Lui che ti è sempre stato vicino?"

La mia coscienza mi stava sgridando, urlando contro e faceva bene, perché avevo appena compiuto un gesto terribile!

Dopo aver percorso un km decisi di fermarmi e prendere fiato. Notai che sulla mia destra vi era un bar o forse un circolo, da lontano riuscivo solo a distinguere i colori della struttura, verde e rosso scuro, certamente non era molto invitante, anzi per niente. Più mi avvicinavo e più riuscivo a distinguere le varie sagome. All'esterno vi erano dei tavolini di plastica, con delle sedie, sempre dello stesso materiale e dei vasi grandi, con delle piantine e dei fiori, forse speravano di rendere il posto più invitante, ma non ci erano riusciti, nonostante la buona volontà.
Entrai e notai una ragazza poco più grande di me, sembrava una 'Pinup', circondata da vecchi, erano disgustosi, ci stavano provando spudoratamente.

"Buongiorno." dissi interrompendo i loro discorsi da maniaci.

"Ehi! Finalmente una ragazza!" rispose la 'Pinup' mentre masticava una ciringomma.

Le sorrisi e mi avvicinai al bancone per poi mettermi seduta su uno degli sgabelli disposti davanti ad esso.

Finito di asciugare gli ultimi due bicchieri che aveva lavato, mi rivolse la parola sorridendomi.

"Desidera o desideri? Le do del tu o del lei?"

"Oh.. ehm.. dammi del tu, credo di avere la tua stessa età all'incirca!"

"22" disse lei

"18, quasi 19.."

"Allora il "tu" va bene! Quindi che ti posso dare?"

"Una birra" le risposi mentre contavo i soldi che avevo nel borsello.

"Wow!" esclamò.

"Cosa?" domandai distrattamente.

"Una birra alle 8.45 del mattino.." sputò la ciringomma in un tovagliolo e lo gettò in un cestino sotto al bancone.
Non continuai la conversazione, appoggiai i soldi sul bancone e la osservai attentamente. Aveva una bella chioma rossa raccolta in un pezzo di tessuto, chiuso con un fiocco. Gli occhi erano di un colore stupendo, ghiaccio. Aveva tantissimi tatuaggi, old school.

"Mi piacciono i tuoi tatuaggi" indicai un tatuaggio in particolare. Era raffigurata una rondine, mi dava una sensazione di libertà.

"Questo l'ho fatto dopo che il mio ragazzo mi ha lasciata"

"Ex.." la corressi io.

"Eh già.." mi porse la birra e prese i soldi per metterli nella cassa.

"Grazie."

"Fumi?"

"Si.."

Mi allungò una sigaretta e mi propose di uscire a fumare.

"Signori, esco un minuto, vi tengo d'occhio."

" Insomma sei di questa zona?"
"No del centro.."
"Ah! Ecco perché non ti avevo mai vista da queste parti.. ti sei persa?"
"No.."
"Domandavo! Sai, non è un bel posto ed è in mezzo al nulla!"
"Sono stata all'ospedale, qui vicino.."
"Ah.. brutte notizie?"
"Già.." - " Hai mai perso qualcuno a te importante?"
"Si.."
"E cosa si prova?"
"Dolore.. ovvio!"
"No, per me non è ovvio... ma poi passa col tempo?"
"Se ci tieni davvero a una persona, quel dolore non passerà mai.."
"Capito.." - "Si o no?"
"Cosa?"
"Scegli una delle due risposte"
"Così? A caso?"
"Esatto"
"Si, sempre si, mai tirarsi indietro.."
"Grazie" le diedi la birra quasi finita e inizia a correre "Grazie infinite!"
"Per cosa? Certo che sei una tipa strana! Come ti chiami?"
"Silvia!"risposi mentre mi allontanavo sempre di più.
"Sofia, piacere!"

Forse oggi devo ringraziare Sofia. Non ha fatto nulla, è vero, ma è stata lei ha darmi una mano in qualche modo. Inconsciamente forse..

Tornai in ospedale, dove al posto di mia madre c'era Alessio, che era a disagio per via della situazione.
Non salutai e non dissi nulla, mi precipitati nella stanza di Gabriele.

"Ti amo.. rimarró al tuo fianco! Sono una stupida egoista!"

"Silvia...."

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