Capitolo dodici.

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Mi feci accompagnare da Francesco a casa di Gabriele. Alice rimase da sola al bar, dissi a Sofia  di controllarla, avevo paura che potesse fare qualche pazzia. Non appena arrivai davanti al suo giardino, Francesco mi salutò e tornò dalla nostra amica.
Lo chiamai tre volte al telefono prima di suonare il campanello. Avrei voluto evitare di farlo considerata l'ora, ma non mi aveva lasciato altra soluzione. Sua madre con i capelli scomligliati e l'aria assonnata venne ad aprire la porta, quando mi vide rimase un po' sorpresa,non mi chiese nulla, mi fece entrare e basta.

'Gabriele è in camera sua!'
'Grazie e scusa per l'orario.'
'So perché sei qui. Non ti preoccupare'

Raggiunsi la sua porta e rimasi qualche seconda ferma davanti, avevo paura, tanta paura. Mi feci coraggio e varcai la soglia.
Era  sdragliato sul suo letto e fissava il soffitto, quanto chiusi la porta dietro di me, lui non mi degnò neanche di uno sguardo.

'Sapevo che saresti venuta.'
'Cosa avrei dovuto fare?'
'Rimanere ferma e riflettere  bene su quello che ti ho detto'
'Stronzate erano tutte stronzate'
'Sicura?'
'Si.'
'Ok.'
'Che vuol dire ok? Io ho bisogno di te, ti amo. Tu dovrai combattere,voglio che tu combatta e se pensi che sia un'egoista, be' può darsi che lo sia, molto probabilmente lo sono. Da quando ti ho conosciuto ho sempre fantasticato sul nostro futuro, quando finalmente ci siamo messi insieme i miei sogni mi sono sembrati sempre più vicini e concreti. Adesso tu e ripeto TU vieni a dirmi che non farai nulla per cercare di salvarti. Tu mi stai dicendo che ti lascerai morire, mi lascerai sola e questo non lo accetto. Si,sono un'egoista e non accetto la tua decisione. La decisione la prenderò io dato che non sai più ragionare. Tu farai quella cazzo di cura, cercherai di combattere, mi dimostrerai che mi ami, anche se magari non ce la farai, perché il tumore sarà più forte.'

Rise, rise a squarcia gola. Non capivo, credevo fosse impazzito. Mi fece cenno di avvicinarmi al suo letto e io lo feci. Mi sedetti accanto a lui e lo accarezzai. Smise di ridere e iniziò a seguire la mia mano, prima con lo sguardo e poi con la sua mano. Mi afferrò il viso e mi baciò, un bacio indimenticabile, le lacrime iniziarono a solcare le mie guance arrossate per l'arrabbiatura. Mi abbracciò e iniziò  a piangere, mi sdraiai accanto a lui, ma per poco dato che si appoggiò sopra di me, mi osservava dall'alto,mentre mi accarezzava e asciugava le mie lacrime. Toccò tutto il mio corpo,mi tolse la maglietta e iniziò a baciarmi ovunque, fino ad arrivare al bottone dei miei jeans, delicatamente mi sbottonò, togliendomi i pantaloni piano piano.
Vide le ferite procurate da me stessa e non dicendo nulla le sfiorò fino a baciarle delicatamente.

'Non farlo mai più.'

Quella notte capì cosa voleva dire fare l'amore e non fare sesso. Pensavo che non ci fosse differenza, che tutto fosse sesso, invece no, quella sera scoprì il vero significato di quel atto.

Mi addormentai e poco dopo anche lui.

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