Il mio cellulare iniziò a vibrare insistentemente, perciò capì che non erano dei messaggi; qualcuno mi stava chiamando.
Mi volta i verso il mio comodino e aspetta i cinque secondi, prima di prendere il telefono e capire chi fosse.'Alice?'
'Silvia.. aiutami..'
'Cosa sta succedendo?'
'Lorenzo....'
'Si?'
'Stavo andando da lui quando..'
'Alice respira e fammi capire..'
'Ero vicina a suo giardino, quando lo hanno portato via..'
'Portato via? Che vuol dire? Chi lo ha portato via?'
'Si..la...la..la polizia, Silvia!'Era quasi ora di cena, perciò mi cambiai, indossando dei capi più pesanti e coprenti. La sera rispetto al giorno era più fresco, era quasi freddo. Non era l'unico motivo per il quale quella sera indossai dei vestiti così larghi.
Scesi al piano di sotto, dove tutta la famiglia era radunata a guardare in Tv 'Caduta libera', cercando di indovinare le risposte.
Mio padre senza voltarsi disse
'Eccola' e mia madre di risposta 'non bisognerà chiamare 'Chi l'ha visto?' ''Simpatica..' sussurrai ironicamente 'Devo uscire' aggiunsi, afferrando la giacca appesa vicino alla porta di casa.
'Devi uscire? Tra trenta minuti ceniamo! Uscirai dopo!' battibeccò mia madre.
'Non posso aspettare! È urgente!'
'Riguarda Gabriel?' domandò mio padre.
'No..'
'Allora qualsiasi cosa sia potrà aspettare.' concluse mia madre.Non risposi nulla, perchè non sapevo cosa dire. Non sapevo se dirle la verità o no. Alla fine decisi di dirlo, sperando che non si fossero arrabbiati per poi iniziare a farmi prediche, del tipo 'Che amici hai?' - 'Chi frequenti?' - 'Siamo preoccupati' o cose simili.
La fortuna, però ha voluto che capissero la situazione e mi lasciarono andare in caserma con Francesco.'Grazie ragazzi..'
'Come è successo?' domandò Francesco, osservandosi intorno.Si capiva che non si sentiva a suo agio, molto probabilmente, perché, vivevamo in un paese abbastanza piccolo e la voce di noi tre in caserma si sarebbe sparsa in meno di un'ora, se qualcuno ci avesse visto o riconosciuto.
'Lui dove si trova?' domandai
'Lo stanno interrogando..'Da una stanza uscì un poliziotto, che poi scoprì che era quello che lo aveva arrestato. Si avvicinò a noi e ci disse che l'interrogatorio molto probabilmente sarebbe durato tanto.
Uscimmo un attimo per fumare una sigaretta. Alice scoppiò a piangere e Francesco iniziò a consolarlo. Io mi spostai un po', per chiamare Gabriel; anche quella volta non rispose.
'Silvia andiamo a prendere qualcosa nel bar qui vicino?'
Annuì e andammo.
Quando eravamo ormai vicini e il bar prese una forma più limpida, lo riconobbi. Una fitta al cuore mi fece sussultare, ma non dissi nulla.
All'interno non era cambiato nulla. C'erano ancora i soliti uomini (adulti) che molestavano le bariste.
Tra tutta quella gente, la vidi, teneva 'banco' e rideva tantissimo. Quella sua risata era bellissima.'Buonasera!' Si urlò tutti e tre in coro per via del troppo baccano.
La cameriera si avvicinò a noi e urlando ci chiese le ordinazioni.'Quella schiacciata e una bottiglia d'acqua'
'Un caffè'
'Un panino e una birra..'
'Silvia!!!'
Mi voltai. ..
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Vivrà In Lui
Teen FictionSilvia a soli diciotto anni vedrà il suo mondo caderle addosso. Ogni giorno sarà una battaglia contro qualcosa di più forte,lei cercherà di essere indistruttibbile, anche quando l'unica cosa che vorrebbe fare, sarebbe sparire per poi non tornare ma...