Capitolo tredici.

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La mattina seguente venni svegliata dal profumo della colazione che proveniva dalla cucina. Mi voltai nel lato opposto del letto, dove in teoria pensavo di trovare Gabriele, invece non c'era più.
Alzandomi lentamente mi vestì con i vestiti della sera prima e mi avviai in cucina.

"Buongiorno tesoro" mi salutò sua madre con un grandissimo sorriso.
Ricambiai e mi sedetti.

Poco dopo entrarono in cucina Gabriele e suo padre che stavano discutendo su una partita, presubilmente di calcio, dandosi piccoli pugni sulle braccia e ridendo come due bambini.

Sua madre era molto agitata anche se non voleva darlo a vedere "l'avete portata a scuola?" riferendosi alla piccola di casa nonché la sorella di Gabriele.
"Si, mamma stai più tranquilla"

"Sono calma."
"Ah, meno male che sei calma allora."

Subito dopo aver terminato il pasto scrissi ad Alice per sapere come stava procedendo e mi disse che non lo avevano ancora rilasciato, perché lui ancora non aveva confessato.

Arrivati in ospedale, il mio cuore si strinse, non appena il dottore che lo seguiva gli fece cenno di entrare nel suo studio. Lui gli avrebbe detto che non si sarebbe sottoposto alla terapia proposta.

Quando uscirono dalla stanza, con mio grande stupore, due infermiere lo vennero a prendere e lo accompagnarono al piano in cui avrebbe cominciato,quella mattina stessa, la terapia. Prima di entrare dentro l'ascensore lui si voltò e mi fece l'occhiolino.
Non saprò mai cosa si siano detti loro due dentro quella stanza quel giorno.

Un piccolo pezzo di pesantezza se ne andò, per far posto ad un pizzico di speranza. Due secondi dopo mi scrisse che sarei potuta andare da Alice, perché lui si trovava in buone mani.

Diedi retta a ciò che mi aveva scritto, così sua madre mi accompagnò in caserma ed una volta arrivate mi salutò e se andò.

Alice sembrava un fantasma, seduta da sola con lo sguardo perso nel vuoto.
Francesco aveva l'aria stanca, era appoggiato con una spalla, alla macchinetta del caffè, mentre girava lo zucchero. Appena mi vide fece un cenno con la testa ed io lo raggiunsi. Ero felice, cercavo di nascondere la mia semifelicità per rispetto alla mia amica.

"Ancora niente?"
"No. Gabriele?"
"Ha deciso di fare la terapia."
"Sono contento."
"Anche io."
"Tua madre mi ha chiamato.."
"Che ti ha detto?"
"Niente. Voleva sapere solo come stavi. Non ti ha chiamata, perché voleva lasciarti stare."
"Ok."

Finì il caffè e si torno da lei.

Una porta si aprì e uscirono due poliziotti e lui, Lorenzo.
Aveva la testa china e le mani imanettate.
Alice provò a raggiungerlo, ma la respinsero, dicendole che sarebbe stato spostato nel carcere della città.

Aveva patteggiato con l'avvocato,non disse chi gli portava la droga e prese la colpa di tutto lui. 8 mesi di reclusione,ma avrebbe dovuto passare il processo.
Alice scoppiò a piangere davanti a tutti gli ufficiali presenti in caserma.
Francesco la prese di peso e la portò fuori, cercò di calmarla senza successo. Le uniche cose di cui aveva bisogno erano una doccia calda e un letto dove poter dormire.

Francesco lasciò prima me a casa e poi portó Alice.

La casa era deserta, provai a chiamare mia madre, ma non rispose. Quindi decisi di fare una doccia e cambiare i vestiti.
Il pomeriggio arrivò veloce e insieme ad esso il messaggio di Gabriele:
'Tutto ok, sono solo un po' stanco. Credo che dormirò un po', ti amo'

Ero la persona più felice su questo pianeta.
Francesco propose di andare a bere qualcosa quella sera. Chiesi a Gabriele cosa volesse fare quella sera e mi disse che sarebbe uscito un po' anche lui, anche se i suoi erano contrari.
Io e Alice accettammo la proposta di Francesco.

A cena i miei mi fecero il terzo grado,ma erano abbastanza calmi.

"Quindi anche stasera non avremo la tua presenza in casa.."
"No,ma non credo che farò tanto tardi!"
"Quindi il ragazzo di Alice è in carcere per droga.."
"Si,ma non è un mio amico lui.."
"Quindi stasera vai a ballare.."
"Non so cosa faremo,ma non credo dato che c'è Gabriel.."
"Sono giorni che non vai a scuola.."
"Non sono tanti giorni.."
"Quanto è brava nostra figlia?" domandò in modo sarcastico mio padre a mia madre.
'Una figlia modello.'
'La figlia che tutti vorrebbero..'
'Quanto sono simpatici i miei genitori?'
'Tanto.'
'Non fare troppo tardi..'

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