Capitolo 1

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Era una tranquilla mattinata di metà novembre, il freddo londinese cominciava a farsi sentire e i leggeri raggi di sole che filtravano dall'ormai perenne strato di nubi non riuscivano più a riscaldare l'aria gelida che caratterizzava quel periodo.

Faceva freddo ma Louis non aveva ancora rinunciato alle sue solite passeggiate mattutine.

Avrebbe potuto prendere l'auto, per arrivare a lavoro con almeno 10 minuti di anticipo, ma preferiva sempre andare a piedi per ammirare la bellezza della sua città quando ancora non era invasa da quel caotico via vai di gente, troppo immersa nei propri pensieri per potersi accorgere della meraviglia che li circondava.

Louis si considerava un ragazzo come tanti, lavorava nella casa editrice di suo padre come editor e tra qualche anno sarebbe diventato il titolare.

Amava il suo lavoro e per ciò che faceva era anche strapagato, si riteneva piuttosto fortunato perché grazie a quel lavoro era riuscito a comprare un meraviglioso appartamento, con una splendida vista sulla città, che era diventato ormai casa sua da più di 4 anni e inoltre aveva conosciuto i suoi migliori amici Niall, Zayn e Liam.

In realtà li considerava più come fratelli, condividevano tutto e anche se ultimamente non si vedevano spesso, erano sempre più legati, nessuno sarebbe mai riuscito a rompere il filo che li univa.

Con Niall si sentiva quasi tutti i giorni e sopportava prontamente tutti i suoi discorsi su quanto fosse buona la pizza mangiata a cena, sulla birra o sul golf.

Si Niall amava il golf.

Louis non aveva mai capito il perché, per lui era uno degli sport più noiosi al mondo, ma aveva rinunciato da un po' dal farlo capire a Niall perché lo avrebbe fucilato.

Non bisognava mai parlare male del golf in sua presenza.

Zayn e Liam invece li sentiva meno frequentemente ma i lunghi periodi di assenza erano compensati da intere giornate passate insieme a scherzare, divertirsi e lavorare al nuovo libro che stavano scrivendo.

Sarebbe uscito entro la fine di maggio e Louis voleva che tutto fosse perfetto per quel giorno.

Come ogni mattina prima di andare al lavoro passò da Starbucks, amava quel posto e non poteva iniziare la giornata senza il suo adorato cappuccino e il suo delizioso brownie.

In realtà da un mese a questa parte aveva anche un altro motivo per il quale amava quel posto.

Ricordava ancora il giorno in cui era entrato  e lo aveva visto per la prima volta, con i suoi dolci riccioli, gli occhioni verdi e le labbra gonfie e rosa.

Si era innamorato di lui dal primo giorno in cui l'aveva visto, ma non aveva mai avuto il coraggio di chiedergli di uscire.

Si chiamava Harry, aveva 17 anni e si era trasferito a Londra da appena 1 anno.

Lo conosceva davvero poco ma nonostante ciò era riuscito a capire grazie a quegli occhi stupendi che non stava bene, c'era qualcosa che non andava.

Era un ragazzo molto dolce, educato e sensibile.
Louis lo aveva osservato, diverse volte, sperando di vederlo parlare con qualcuno dei suoi colleghi, di vederlo scherzare, di vederlo sorridere ma non era mai successo.

Harry non sorrideva, aveva sempre gli occhi tristi e bassi ed era come se avesse paura di tutti, sembrava terrorizzato da tutto ciò che lo circondava.

Voleva conoscerlo, capire di più di lui, aiutarlo e magari anche farlo sorridere, ormai non c'erano più scusanti, quel ragazzo gli aveva rubato il cuore e di certo non aveva intenzione di riprenderselo.

Immerso nei suoi pensieri non si era neanche accorto di essere già arrivato.

Fece un grande respiro, spinse la porta con mani tremanti ed entrò.

Sapeva che davanti a quegli smeraldi non sarebbe sicuramente riuscito a fare un discorso sensato, gli girava la testa ogni volta in cui lo vedeva, ma adesso era più deciso che mai, sarebbe riuscito a parlargli e magari anche a chiedergli di uscire.

Una volta dentro rimase bloccato per qualche secondo sulla porta, si aspettava di vedere i suoi meravigliosi occhi verdi fissarlo, ma lui non c'era, al suo posto c'era un ragazzo con un orribile faccia da cavallo che continuava a fissarlo.

Dopo aver ordinato si sedette al solito tavolino con una strana sensazione dentro.

Magari aveva preso qualche giorno perché aveva semplicemente l'influenza e si stava preoccupando inutilmente, ma la paura e la preoccupazione che sentiva dentro gli continuavano a dire che Harry non aveva soltanto l'influenza.

Era successa qualcosa.

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