Capitolo 5

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22 dicembre 2015

Caro diario,
Oggi è l'ultimo giorno qui.
Domani finalmente torno a casa da mamma e Gemma.
Non immagini quanto sia felice, non riuscivo più a rimanere in questa casa e per fortuna non dovrò tornarci per un po'.

Il problema non è Londra, il problema è lui, o forse sono io...
Ultimamente ho iniziato a mangiare meno, sto cercando di piacergli ma lui trova sempre qualche difetto nel mio corpo.

Io credo di essermi innamorato, lui invece continua a trattarmi male e ho un po' paura.
Tutte le volte in cui proviamo ad andare oltre i baci, finisce sempre per costringermi a succhiarglielo e io non voglio, è violento, odio il modo in cui mi tira i capelli, continua a ripetermi che sono la sua puttana e mi faccio schifo da solo per ciò che sto diventando, poi appena è soddisfatto se ne va nella sua stanza lasciandomi lì da solo a piangere.

Quando gli ho detto che forse mi ero innamorato di lui ha riso per tre ore, poi si è avvicinato, credevo che mi avrebbe baciato e invece mi ha dato uno schiaffo sulla guancia.

Gli ho detto che non si doveva permettere, ma lui mi ha buttato a terra facendomi sbattere la testa contro la sedia.

Non ho più detto una parola, avevo paura di come avrebbe reagito, ho preso il ghiaccio e mi sono chiuso in camera a piangere fino a quando non mi sono addormentato.

Poi è tornato da me, mi ha chiesto scusa e l'ho perdonato.
Cosa avrei potuto fare?
Non riesco ad essere arrabbiato con lui nonostante tutto, il mio cuore me lo impedisce.

Mi ha detto che non prova lo stesso per me, ma che questo non significa che non possiamo comunque provarci, perché forse ha solo bisogno di tempo.
Ed è quello che sto facendo, gli sto dando tempo, sto cercando di cambiare, di piacergli ed anche se è doloroso sapere che ancora una volta nessuno mi accetta per quello che sono va bene così, per Tom farei di tutto.

Mi dispiace per mamma.
Lei non sa niente di questa storia e non gliela racconterò perché le ho promesso che l'avrei resa orgogliosa di me e invece faccio ogni giorno più schifo.

Al lavoro va tutto bene, mi hanno comunicato che il prossimo anno potrò lavorare più vicino a casa.
C'è uno Starbucks esattamente a dieci minuti da qui e potrò andare a piedi senza essere costretto a prendere la metro ogni giorno.
Con il libro invece sono bloccato, non per mancanza di idee, ma perché non trovo mai il tempo per continuare a scrivere, l'ultimo periodo non è stato per niente facile, ho passato metà delle mie giornate a piangere e non ho più voglia di scrivere, a parte in questi momenti in cui ho bisogno di sfogarmi.

Adesso credo che finirò di preparare la valigia e aspetterò che Tom torni a casa ancora una volta ubriaco.
Spero solo che non mi costringa di nuovo a fare cose che non voglio.

Mi faccio schifo...

Il rumore di un cuore che si frantumava in mille pezzi.
Era questa l'unica cosa che riusciva a sentire oltre ai suoi singhiozzi.
Le lacrime gli rigavano le guance e aveva cominciato a tremare in modo incontrollato.
Non riusciva a leggere ancora, si era bloccato, il dolore era troppo e non voleva continuare a leggere le parole di Harry.

Stava cercando di cambiare per quell'uomo, si era persino innamorato di lui ed era troppo ingenuo per capire che sarebbe dovuto scappare prima che le cose fossero peggiorate.

Louis sentiva il bisogno di portarlo via da lì, voleva proteggerlo, voleva fargli dimenticare tutto il dolore che gli aveva causato.

Ma una domanda continuava a tormentargli la mente senza tregua.

"E se fosse troppo tardi?"

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