Capitolo 25 parte due

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  Il tempo sembra rallentare e le immagini appaiono come fotogrammi lenti. L'udito è ovattato e tutto procede così flemmaticamente. Riesco a leggere i loro volti afflitti che invocano pietà e non posso far altro che osservare lo sguardo di Bucky rassegnato, rivolto verso il grugno senza sdegno dell'uomo; non posso far altro che osservare la debolezza dei miei compagni, che tentano invano di sottrarsi, mentre le forze si vanno ad affievolire.
Non ho tempo per agire, non ho tempo per pensare. Sono tutti in pericolo, uno più dell'altro, ma è a me che è stato riservato il più atroce dei martiri: la visione della morte. Non la mia, ma la loro...la Sua.
Mi sento totalmente inutile.
Avverto il respiro farsi pesante; gli occhi ben serrati, incapace di assistere allo scenario, e una lacrima che scende rigando la mia guancia, accettando con rassegna il fato. Ma le orecchie son ben spalancate, attente ad udire il 'click' del grilletto, il 'click' dello sparo. Un suono rapido e veloce ma indolore; un suono rapido e veloce ma fatale. Un suono raccapricciante che non raggiungerà mai la vittima. Ed è quando quel suono non arriva che l'ultimo pizzico di speranza si rianima.

Socchiudo leggermente gli occhi aprendoli gradualmente, impaurita di ciò che mi riserva. Ma ciò che vedo, nonostante mi stupisca, è inaspettato: Bucky è rimasto immobile sullo stesso posto, con espressione sorpresa, mentre l'uomo, che prima gli puntava il fucile, risulta essere diventato il bersaglio di una freccia conficcatagli perfettamente nel cranio.
La 'vittima' ricade instabile sulle ginocchia, per poi afflosciarsi lateralmente cadendo sull'asfalto, privo di vita, sotto lo sguardo confuso del povero Soldato e l'espressione sorpresa dell'esercito nemico.
–Hey braccio di metallo, serve aiuto?- esordisce una voce estranea dall'auricolare.
–Barton?- sussurra Bucky.
–Al vostro servizio-
–Ma che diavolo...- mormora stupefatto l'uomo alle mie spalle, che distratto allenta leggermente la presa. Approfittando di questo momento, agisco dandogli una testata sul naso, sciogliendo definitivamente la sua presa dal mio petto; poi con una gomitata allo stomaco lo costringo a piegarsi in due, e con un colpo finale determinato da una ginocchiata sul mento, lascio ricadere il suo corpo sanguinante.
–Serve una mano?- interviene una seconda voce, mentre in lontananza adocchio l'energumeno vincolato alla roscia dimenarsi. Presumo qualcuno sia entrato in soccorso di Nat, anche se non riesco a scorgere nessuno materialmente. Ma Nat riesce finalmente a liberarsi grazie ad una delle sue mosse letali, rialzandosi poi in piedi con nonchalance e rivolgendosi grata al suo soccorritore:
-Grazie Scott-
–Non c'è di che- risponde quest'ultimo.
Devo ancora capire chi sia e soprattutto da dove e come sia intervenuto, ma ora non è mia priorità saperlo. L'unica cosa che conta è che Bucky sia fuori pericolo.
Nel frattempo, lo scudo del Capitano svolazza sopra le nostre teste sorretto da quella che sembra una ragnatela, seguito dall'ascesa di un personaggio con indosso una tuta rossa con motivo della medesima sostanza, che si arrampica da una parte all'altra restituendo poi l oggetto al proprietario, mentre gli altri si rimettono all'opera e nuove frecce trafiggono i 'bersagli'. Ma non è finita qui: per concludere in bellezza, la furia di una tempesta e la comparsa inaspettata del Dio figlio di Odino, rade al suolo, con un colpo netto di Mjolnir, l'esercito avversario.
Stabilizzata la situazione, corro in direzione di Bucky, invocando il suo nome mentre mi getto tra la sua presa.
–Talia- sussurra stringendomi forte accarezzandomi i capelli, scrutandomi poi negli occhi e catturando il mio viso tra le sue mani, asciugandomi le lacrime di paura con il polpastrello del suo pollice e posandomi un bacio rassicurante sulla fronte. Un contatto impellente che come al solito ho bisogno di percepire, ora più che mai. Ho pensato solo al peggio, ma lui è ancora qui, presente come al solito a sorreggermi, presente come al solito a confortarmi e assicurarmi che lui non mi abbandonerà mai.

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