Capitolo 7

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Le mie preghiere non sono servite poichè ogni volta che riuscivo ad appisolarmi l'immagine di Adrien che precipita mi si ripresentava impedendomi così di chiudere occhio. Alzatami prima che la sveglia suonasse decido di dirigermi in bagno con l'intenzione di nascondere per quanto possibile le occhiaie che mi solcavano il viso come due enormi lividi.

Passata dopo passata le occhiaie ancora non demordono e continuano ad intravedersi, arrendendomi dopo la ventesima applicazione di correttore decido di trascinarmi fino in camera estraendo così i vestiti dall armadio. Una T-shirt nera con l'impronta di un gatto sul blu ed un jeans accompagneranno la mia giornata scolastica. Silenziosamente inizio a perlustrare l'intera casa in cerca delle converse blu elettrico senza però riscontrate alcun risultato.

La sveglia inizia a trillare ed ancora addormentato Colin decide di colpire la mia nuca convito che quella che sta colpendo sia la causa del rumore assordante. Il mio viso per poco non si scontra con il pavimento gelido.

《Ti sembro una sveglia per caso?》sollevando il busto infastidita inizio a massaggiarmi il capo sbuffando per il dolore

《No...》una leggera risatista sfugge al suo controllo facendomi innervosire

《E allora perchè hai tentato di spegnermi?》alzandomi in fretta stringo il suo orecchio tra l'indice ed il pollice iniziando poi a tirare

《Nemmeno io sono Adrien ma non mi sia a rrabbiato per questo》le mie fuance i tingono di rosso non appena il ragazzo pronuncia il suo nome

《Touché》lascio andare il suo orecchio sbuffando leggermente

《Comunque che ci facevi a quattro zampe accanto al mio letto?》dopo averci riflettuto su Colin decide di abbandonare il letto

《Cercavo le converse blu》la mia confessione risulta come la voce di una bambina che non riesce a trovare la sua bambola preferita

《Sono li》senza nemmeno sforzarsi il ragazzo indica l'angolo destro della scrivania dove effettivamente si trovano le scarpe

Il rossore sulle mie guance aumenta e cercando di nascondelo decido di afferrarle sparendo con esse. Una leggera spazzolata basta a districare i nodi della mia chioma che viene divisa in due codine ed a completare l'opera vi è il cappello con la visiera bicolore.
In cucina afferro velocemente la merenda, lo zaino e la busta contenete la felpa che avevo appoggiato vicino l'uscio la sera prima abbandonando così li Colin ancora in stato confusionale da sonno.

La passeggiata fino al semaforo è breve e come ogni mattina ad aspettarmi trovo un paffuto gattino fermo sul bordo del marciapiede che attende il mio aiuto per attraversare, questa mattina però il micino non è solo ma accerchiati intorno a lui ci sono tre ragazzetti che iniziano a maltrattare il piccolo lasciandoli anche qualche calcio.

Ho sempre provato un certo affetto per quella tenera creaturina e vedendolo in difficolta più del solito decido di soccorrerlo.

《Lasciate in pace il gatto》una colta spinto il primo ragazzo con un gesto fulmineo riesco a sollevare il piccolo avvicinandolo al mio petto così da porre più distanza tra i bulli, i mugugni del gattino sono soffocati e colmi di dolore

《Aggressiva la ragazza, ti piace mettere le mani sui ragazzi》il ragazzo che prima avevo allontanato ora aveva stretto il mio mento tra le dita

《Se intendi per ridurli in un cumulo di sangue la risposta è si》nel frattempo il verde brilla dal semaforo e con un ringhio infastidito mi allontano

A passo spedito attraverso la strada stringendo sempre a me il gatto, i passi alle mie spalle lasciano intendere che i ragazzi non erano contenti del mio comportamento.

La Paladina Forgiata Da Un AkumaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora