9 SBAGLIO ?

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Dopo quella scappatella inaspettata con Alexander, le settimane trascorse erano state piuttosto tranquille. Ero sempre più sorpresa dell'ingenuità della signiorina Flash. Uscivo e tornavo a casa, a mio piacimento, e lei non si accorgeva mai di niente. A volte mi domandavo se non lo facesse apposta. Ma infondo cosa ne poteva trarre? ...
Il mio rapporto con Alexander era diventato un po più confidenziale, ormai i bigliettini misteriosi me li consegnava di persona e spesso li leggevamo insieme. Anche se all'esterno potrebbe sembrare una normalissima frequentazione amichevole, io e lui non ci facevamo vedere mai insieme. Sceglievamo sempre posti appartati, e lontani da occhi indiscreti. In questo modo lui poteva mantenere la sua copertura da ragazzo pericoloso/misterioso, che non da confidenza a nessuno. Ed io potevo leggere i bigliettini anche fuori casa, diminuendo ulteriormente le possibilità di dare fuoco all'abitazione.
Avevo anche ricominciato ad andare a scuola, e alle lezioni della signiorina. Che dopo la nostra convivenza, erano diventate sempre più imbarazzanti. Ma non riuscivo ancora a dare una spiegazione alle strane cose che mi succedevano.

Arrivammo al centro commerciale nel primo pomeriggio. L'aria era quella primaverile di marzo, non faceva freddo ma neanche troppo caldo. E quindi si stava proprio bene. Riuscivo a sentire una lieve brezza sulle mie braccia nude, ed era una sensazione bellissima, unita a quel tocco di sole primaverile che mi stava baciando.
<Posso portarle una sdraio, o preferisce rimanere a prendere il sole all'impiedi ?>, disse Camille, ironicamente.
Ignorandola involontariamente, mi diressi verso l'entrata del Mall. Questo centro commerciale era favoloso, c'erano negozi di ogni tipo. Starbucks, pizzerie e gelaterie, e anche un negozio di telefoni. Ed era lì che noi eravamo dirette. Perché a detta di Camille: "è ora di smetterla di chiamarmi con il telefono della prof, è estenuante!". Io le avevo detto che non avevo abbastanza soldi per un telefono, ma lei mi si era piazzata davanti con la carta Visa del padre, sventolandomela davanti gli occhi. Avevo cercato di dissuaderla, ma alla fine avevo ceduto. Perché infondo, mi serviva proprio un telefono nuovo.
<Sei una acida!> mi aveva gridato Camille da dietro le spalle. Mi scusai con lei per averla ignorata e dissi: <prima di comprare il telefono, passiamo a prendere un gelato?>. Lei mi rispose con entusiasmo di si, ed entrammo.
Tutta l'aria primaverile, il sole caldo e la brezza piacevole, furono spazzate via, da una torrida aria condizionata. Fuori era primavera, dentro un misto fra l'alaska, e il polo nord. Non riuscivo davvero a comprendere l'utilizzo di quest aria condizionata così eccessivo. E datosi tutta quell'aria fredda, mi era passata anche la voglia del gelato.
<E se invece andassimo da Starbucks a prendere una cioccolata?> chiese Camille, facendomi rendere conto, che non ero la sola a sentire quest'aria troppo fredda.

Andammo a prendere la cioccolata, e ci sedemmo sul bordo di una piccola fontana al centro del Mall. E mentre sorseggiavamo da quei bicchieri di carta, contenenti lava più che cioccolata, spettegolavamo sui passanti.
C'era parecchia gente strana in giro. Vedemmo una mamma, con una canotta a giromaniche, mentre il figlio aveva felpa cappotto e sciarpa. <Piuttosto discordanti> commentò Camille. Poi c'era un uomo, vestito da hot dog, che distribuiva volantini ai clienti, ripetendo sempre la stessa battuta: "venite da hot dog regale, ed assaggierete un hot dog spaziale!".
< Che tristezza > non potetti trattenermi dal dire.
<Oh, oh, guarda un pò chi arriva ...> mi disse Camille strattonandomi la maglietta.
<Hey, come va, che strana coincidenza incontrarsi proprio qui>, disse Caleb abbracciandomi. Non risposi subito, perché non era più così facile parlare, o stare vicino a lui. Nelle ultime settimane, a scuola, aveva tentato di provare a parlarmi. Ma io cercavo sempre di evitarlo, con una scusa di ritardo o altro.
La questione non era che io non gli volessi parlare, era che io ero stata proprio una stronza!
Dopo l'incendio, lui mi aveva chiamata, dicendomi che nel momento del bisogno ci sarebbe stato, e che potevo chiamarlo veramente a qualsiasi ora. Ma non l'avevo mai fatto, e si, infondo se lo chiamavo era per un favore che lui stava facendo a me. E non una chiamata di piacere. Però vederlo dopo tanti giorni, in cui ero sparita, e riconoscere nel suo sguardo un pizzico di delusione nei miei confronti, mi faceva sentire male. Perché proprio lui fra tanti era stato il più gentile e disponibile, e non meritava di essere trattato male, e quindi deluso.
Mi sforzai di dire: < Già, proprio strano.>. Mh, veramente molto loquace da parte mia. Pensai
<Come mai siete qui? Io sono venuto, perché ho accompagnato Evye da Mac. Ha detto che c'erano gli sconti, e voleva vedere se trovava qualcosa di carino>. Gli dissi che eravamo lì per comprarmi un telefono, e cercai di liquidarlo con una scusa. Ma stranamente se ne rese conto, e disse: <Ok, se vuoi me ne vado, ma almeno spiegami perché ti comporti così. Non mi sembra di meritarmi un trattamento del genere, e sai benissimo che non mi riferisco solo a questo tuo patetico tentativo di mandarmi via>.
<Ehm, si, fantastico! Io mi levo di mezzo, e vi lascio soli a parlare. Aly, ti aspetto nel negozio di telefoni. Ciao Caleb!>, disse Camille alzandosi, e lasciandomi sola in quella situazione orribile.
Cercai di alzarmi a mia volta, e seguire svelta Camille, ma lui si mise davanti, costringendomi a risedermi.
<Uff, senti Cal, non c'è nessun problema con te. Ok? Posso andare adesso?>, <certo che c'è qualche problema. Perché non è possibile che, qualche mese fa, mi facevi gli occhi a cuoricino. Ed ora mi eviti in qualsiasi modo possibile>.
Gli occhi a cuoricino? Quindi mi stava dicendo che sapeva di piacermi? Non potevo rischiare di dirglielo, lui stava frequentando una ragazza umana della scuola, e avrei fatto la figura dell'imbecille a dichiarargli che ero cotta di lui. Anche se ora non provavo più niente, sarebbe stato comunque patetico dirglielo.
<Io non facevo un bel niente, forse ti sei impressionato. E non è vero che ti sto evitando, semplicemente sono piena di impegni! >.
Dopo quella frase, lui iniziò a farmi un lungo discorso, sui sentimenti e il rispetto altrui. Mi stava facendo passare per un insensibile stronza. Come se io non avessi il diritto come tutto gli altri, di inventare scuse, o di innamorarmi. Ma alla fine non potetti trattenermi più e dissi:
<Oh, certo, perché io sono un insensibile cinica stronza! E se anche era vero, che mi ero presa una cotta per te? Ci può stare che dopo la morte di mia madre e di mia zia, io accantoni un pò i sentimenti? E poi non venirmi a parlare di "evitare", dato che tu per la maggior parte delle volte mi ignioravi completamente. E smettila di parlare come se tu fossi innamorato di me e io ti avessi spezzato il cuore, fino a prova contraria sei tu quello fidanzato>. Quella conversazione iniziava davvero ad infastidirmi, mi sembrava di essere in un telefilm americano, mancava solo la scena del bacio ...
E strappandomi da quei pensieri, e rendendoli concreti, fu prorpio quello che successe. Mi prese il viso fra le mani e mi baciò. Proprio lì, dopo che io aveva appena smesso di sbraitargli contro, sotto gli occhi curiosi di tutti i passanti. Le sue labbra erano fantastiche, calde e morbide. E in più sapeva anche baciare. Ma non andava bene ...
Si allontanò, e prima che potessi controbattere disse:
<non sono mai stato bravo con i sentimenti, e probabilmente mai lo sarò. Però sono certo che questo che provo per te è sincero, quindi ti chiedo scusa se all'inizio facevo l'indifferente, ma anche tu mi sei sempre un pò piaciuta, e avevo paura.
Il giorno in cui la signiorina Flash ci raccontò la storia di Karyon, e dopo scuola andammo al bar tutti insieme. Io ti portai da parte e ti dissi che il bacio della sera prima era stato tutto frutto del fatto che ero ubriaco, ma non era vero. Si, avevo bevuto, ma non tanto da ubriacarmi. Poi la sera, quando contattasti Evye per scusarti di essertene andata senza salutare, ero io a rispondere ai messaggi. Stavo usando il suo profilo per controllare una cosa e vedendo il pop-up della tua chat non ho resistito e ti ho risposto. Poi quando mi hai scritto che eri ubriaca e che, il bacio, non aveva significato niente per te, mi sono sentito male e avevo deciso di ignorarti da lì in poi, come una specie di vendetta. Ma non posso riuscire a nascondere anc ...>
<Caleb, ti prego, ZITTO! Prima di tutto vorrei riportarti nella realtà, qui non siamo in un film d'amore, non puoi baciarmi come se niente fosse. Stammi alla larga! Ma poi ti senti quando parli? Sei un ipocrita ! Per la tua codardia, io ho sofferto. Non hai le palle di esprimere i tuoi sentimenti, e hai provato a nasconderli, schiacciando i miei, per vendetta. VENDETTA! Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?
A me piacevi davvero, ma non posso aspettarti per sempre, forse se fossi stato sincero, e più uomo dall'inizio, ora le cose potrebbero essere state diverse!>. Non aspettai una sua risposta, ma non pensavo neanche che ce ne sarebbero stata una. Quindi mi avviai verso il negozio di telefoni per andare da Camille.

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