26 ANIME PERDUTE

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La città è in pezzi, esattamente come me. A destra e a manca ci sono palazzi distrutti, persone che urlano e piangono. Alcuni danni sono probabilmente irreparabili, ma nulla in confronto alle perdite umane. Tento di raggiungere Alexander, ma le sue enormi ali lo rendono più veloce di me. Camille si dimena fra le sue braccia ma è troppo indebolita per riuscirsi a liberare. Lui si ferma improvvisamente e svolta velocemente a sinistra, sparendo dietro un grattacielo. Mi affretto a raggiungerlo e vedo che è atterrato su un palazzo, alto sei piani, più in basso. Lo raggiungo, lui tiene Camille per i capelli, a qualche centimetro dalle tegole del tetto.
<Dovremmo pareggiare le cose, prima di arrivare alla resa dei conti, non credi?> ho già capito le sue intenzioni, ma non faccio in tempo a stargli addosso che subito lancia Camille dal bordo del tetto.
<Camille!>
Ma lei è priva di sensi e non reagisce, precipitando velocemente. Ha ancora le ali, ma se non riacquista i sensi saranno inutili.
<Eh, no!> grida Alexander intercettando il mio movimento, e mi salta addosso. <Perché fai questo!?> gli grido a pochi millimetri dalla faccia. Lui tenta di stringermi le mani al collo, ma io gli tengo le braccia alzate, respingendolo sui bicipiti. <Perchè voglio farlo! Tu non capisci!> sforzandomi, e facendo appello a tutte le mie forze rimaste, riesco a dargli una ginocchiata, e a farlo rotolare via da me. <Tu sei pazzo!> e gli lancio una sfera di fuoco, che lui intercetta e schiva. Rialzandosi mi lancia una raffica di stalattiti affilate come rasoi. Riesco a scansarle quasi tutte, ma un paio mi finiscono nel polpaccio. Non è tanto il dolore a distrarmi, ho troppa adrenalina in circolo, ma la sorpresa che mi abbiano colpita. In quel breve frangente di distrazione mi corre incontro, ma riesco a vederlo giusto in tempo. Le nostre mani si uniscono, io respingo lui, lui respinge me. Avere le mie mani fra le sue, mi fa ancora uno strano effetto. E mi odio per questo, tento di tenere in me le parole, ma sembra quasi che abbiano volontà propria.
<Io ti amavo veramente!> la sua spinta diminuisce, forse anche a lui fa ancora uno strano effetto. I suoi occhi si riempiono di lacrime, e lascia le mie mani. Porta le sue al viso, e china il capo.
Mi avvicino <Alex, forse non è ancora troppo tardi, forse...>
Rialza la testa di scatto <Anche io ti amavo...> e mi pugnala, con una lama di ghiaccio simile a quelle che mi ha lanciato poco fa < ...fino a quando avevo bisogno di fartelo credere> e le sue lacrime, si tramutano velocemente in un ghigno. Io non riesco a staccare gli occhi dal pezzo di ghiaccio che stringe ancora in mano, metà nel suo palmo, e metà nel mio sterno. Forse ancora grazie all'adrenalina, riesco a portare la mia mano sulla sua. E inizio a formare una sfera di fuoco, che non prende mai vita, però la mia mano diventa rovente, a tal punto da annerire la carne della sua. Lui urla ma io tento di tenere il più a lungo possibile la mano.
<Ti odio!> e mi da uno schiaffo così forte, con la mano sana, da scaraventarmi a terra. Le tegole sono tutte rotte, e talmemte affilate da procurarmi il doppio del dolore. Non so ancora quanto riuscirò a resistere. Vorrei dire qualcosa, ma il dolore all'addome è lancinante. La vista mi si offusca quasi, forse sto perdendo roppo sangue, non riesco a rendermi conto di tutto. Riesco però a capire che Alexander sta raffreddandosi la mano ormai inutilizzabile, sul volto un espressione incredula.
Sento lacrime calde e salate colarmi giù per le guancie. Forse non ce la farò, ma sono sicura che in queste condizioni Alexander potrà essere sconfitto. Quanto ho amato questo ragazzo, ma quanto mi ha fatto male. È propio vero, l'amore è la nostra gloria più grande e anche la nostra tragedia più terribile.
<MUORI!> mi grida, mentre furioso cammina verso di me. Mi prende per il collo e mi alza, non facendomi toccare suolo. <TU!...TU!...T...> al terzo "TU" invece di sentire la nota aspra della sua "U"
Mi schizza in faccia sangue bollente. Ricado su me stessa, e tento di mettermi subito, almeno seduta, per vedere ciò che è successo. Dal suo collo, vedo un piccolissimo foro, che a intermittenza rilascia grandi quantità di sangue. Non ci vuole molto affinchè il suo corpo, privo di vita, perda l'equilibrio. E cadendo mi finisce quasi addosso, ma il mio sguardo resta fisso nel punto in cui i suoi occhi si stavano lentamente chiudendo.
<Stai bene?> mi chiede Camille, fluttuando ancora, oltre il parapetto del tetto. Che domanda stupida, stupidissima da porre in quest'istante, ma stupida in generale. Chi mai ha risposto con sincerità a questa domanda? Le faccio un semplice cenno col capo. Poi abbasso lo sguardo su Alex, lo tiro per le spalle e adagio la sua testa sulle mie gambe. Ha tutti i capelli bruciacchiati e scompiglati, questa cosa mi fa quasi ridere. Non l'avevo mai visto con un capello fuoriposto. Per non parlare dei suoi occhi, chiusi, inermi. Le sue bellissime iridi color del ghiaccio, che non avrei mai più visto. Mi chino dolorante sul suo viso ed inizio a piangere, di felicità ? Di tristezza? Non saprei, ma non riesco a smettere di farlo. Il suo sangue mi sta imbrattando tutta, i vestiti, le mani, la faccia.
Camille atterra qualche tegola dietro me <Aly, sei in pessime condizioni, dai andiamo>. Vorrei urlarle di stare zitta, di lasciarmi a morire qui con lui, ma non sarebbe giusto, non avrebbe alcun senso.
Gli do un leggero bacio sulla fronte, e uno ancor più lieve sulle carnose labbra sporche di sangue.
"Maledetto te, Alexander, un pezzo di me è morto con te"
penso, ma non lo dico.
<Aiutami> le chiedo. Se prima non sentivo nulla, ora riesco a stento a respirare dal dolore che percepisco. Camille mi prende sottobraccio, pronta a sostenermi, per tornare da Caleb, e i wings sopravvissuti. Ma mi fermo, a guardare quello spettacolo. Il tramonto su Seattle distrutta, è qualcosa di amaramente meraviglioso. Un pò come l'amore ...
<Amaramente, meraviglioso>.

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