• Capitolo 28 •

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• Alice •

Non resisto più.
Non ce la faccio.
Ogni giorno tutto sembra peggiorare.
Vivo con la costante paura che muoia.
Che muoia giovane.
Che muoia senza aver fatto tutte le esperienze che la vita gli preserva.
Che muoia triste.
Che muoia solo.
Che muoia vuoto.
Che muoia senza sapere che lo amo.
Che se muore nulla sarebbe come prima.
Che se muore il mondo sarà solo un ammasso di gente inutile ai miei occhi.
Che se muore non saprò più che farmene della mia vita, dell'amore, dei sentimenti e delle emozioni.
Probabilmente non troverebbero più un senso.
Io non troverei più un senso.
Rimarrei sola.
E so che sembra un discorso egoista, ma sì, voglio essere egoista, lo voglio qui, con me, a passare il resto della nostra vita a litigare, ridere, scherzare, arrabbiarci, sorridere, innervosirci, gioire.
Ad amarci.
Passare il resto della nostra vita insieme.

E ora, come mai tutto questo pessimismo?
Alcuni lo chiamerebbero 'realismo'.
Secondo me è solo stupido pessimismo.
Ma non riesco ad essere ottimista.
Non è nella mia natura.
E devo dire che questa situazione non aiuta.

È passato un mese e mezzo.
Un mese e mezzo che è inchiodato a quel dannatissimo lettino.
Un mese e mezzo che solo le macchine ci assicurano che sia vivo.
Un mese e mezzo che non posso ascoltare la sua voce.
Quella voce che ascolterei fino a perdere l'udito.
Un mese e mezzo che le sue emozioni sono bloccate in quel fragile corpicino che si tiene in vita grazie ai tubi.
Un mese e mezzo che piange.
Lacrime di odio.
Di amore.
Di rabbia.
Di dolore.
Di tristezza.
Di solitudine.
Senza che nessuno possa capirlo.
E la gente ne è felice.
Perché è vivo, dicono.

Ed io ho solo voglia di piangere.
Di urlare.
Di stare in silenzio e di ri-esplodere.
Di distruggere tutto, pentirmene per poi rifarlo.
Di raggiungerlo.

Ma non posso,non devi farlo.
Per lui.
Per noi.
So che non vorrebbe.
So che in realtà vede e sente tutto.
So che prima o poi si sveglierà.
O meglio, credo.
Diciamo, spero.

So anche tutto ciò che è successo, come mai era venuto in ospedale, o meglio, era stato portato in ospedale.
So che aveva frainteso tutto.
So che era stato tutto un errore.
So che mi amava ancora.
Che mi ama ancora.
Credo.
Spero.

E mi sento così stupida.
Inutile.
Sbagliata.
Perché?
Perché ha frainteso?
Perché tutto questo?
Perché a noi?

E allora quella lacrima che tanto aveva atteso non può non farsi strada sul mio viso seguita da molte altre.
Sono lacrime di rabbia.
Lacrime d'amore.
Lacrime di chi ha paura di perdere tutto.


'Credo che il dolore più grande sia vederlo piangere e non potergli chiedere cosa succede, ricevere come risposta la sua classica alzata di spalle per poi parlare di tutti i problemi che ci affliggono.
E sfogarci.
E piangere.
E poi riderci sopra.
Perché Michele mi ha insegnato che, se hai un problema, per sconfiggerlo devi assecondarlo.
Scherzarci sopra, farne quasi un punto di forza.
Perché Michele trovava il modo di farti spuntare una piccola curva sul viso, comunemente detta sorriso, anche nelle situazioni peggiori.
Perché Michele sapeva farti ridere a crepapelle parlandoti dei suoi difetti.
Perché Michele ti insegnava a scherzare sui tuoi difetti.
Perché Michele ti incoraggiava di fronte alle difficoltà.
Perché Michele rendeva tutto più bello.
O meglio, mi scuso.

Perché Michele rende tutto più bello.

ANGOLO AUTRICE
Scusate questo capitolo non è il massimo, spero si capisca abbastanza bene ahahahah
Ecco comunque l'opinione di Alice, che non sentivamo da molto
Fatemi sapere che ne pensateeeee🍬
(Scusate ancora, è bruttino questo capitolo ahahahah)

contro tutto e tutti, io e te || #micheliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora