Nono Capitolo

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  'Cause nothing could ever, ever replace you 

nothing can make me feel like you do. 

You know there's no one, I can relate to 

and know we won't find a love that's so true. 

There's nothing like us, there's nothing like you and me 

      together through the storm.   









Thomas aveva tanti dubbi, e non capì se perché gli era piaciuto più di ogni altra cosa baciare quel ragazzo, o perché conosceva il suo nome senza mai averlo sentito.

Da quando era arrivato ad Atlantide, quelle quattro lettere erano entrate a far parte  in quella che poteva essere definita la sua quotidianità, scombussolandogli la vita. Quel nome gli pulsava sul polso come se fosse un secondo cuore, e quando quello era calmo, entrava in azione la mente, che lo ripeteva come se fosse un mantra.

Era un suono dolce e melodioso che risuonava in continuazione, fino a farlo disperare, impazzire.

Ciò di più preoccupante era il nomignolo con cui Newt l'aveva chiamato: "Tommy",  un soprannome affettuoso,  che sentiva familiare. Come se si conoscessero da sempre e quella non fosse la prima volta che l'aveva chiamato così.

Eppure era sicuro di averlo già visto, prima di Atlantide,  prima di tutto. Ipotizzò di averlo scontrato da qualche parte, ma forse era soltanto la memoria che gli stava giocando brutti scherzi; non poteva averlo incontrato, etero o no, non avrebbe dimenticato un ragazzo del genere.

Il semidio intanto, camminava a capo chino, sulle esili spalle teneva  poggiato il mantello che a momenti sarebbe caduto. Thomas allungò il passo, lo affiancò, e senza dire nulla gli sistemò per bene la schiena scoperta. Sentì il biondo rabbrividire a quel contatto, e i suoi polpastrelli formicolare.

Niente da fare, ogni minimo contatto veniva percepito dai loro corpi in maniera amplificata.

«Hai freddo?» domandò,  rompendo il silenzio. Si voltò in automatico e non poté che notare il perfetto profilo del collante; non sembrava reale. Il suo sguardo vagò dalla mascella ben marcata,  per poi scendere al collo, bagnato da piccole gocce d'acqua,  e i capelli, zuppi ma ancora più belli, evidenziavano la sua aria da bello e dannato.

A pensarci bene,  Thomas non aveva mai riservato sguardi del genere a una ragazza. Cominciò a prendere in considerazione di essere davvero omosessuale, o era soltanto sfortunato per non aver mai incontrato prima d'allora qualcuno che potesse colpirlo, come invece aveva fatto Newt. 

Si passò la lingua tra le labbra, e quel gesto  non poté far a meno di ricordargli pochi istanti prima, a un bacio che era cominciato lento e che poi aveva coinvolto le lingue, facendolo volteggiare nella passione più fervida.

«No ... s-sto bene,  quando arriveremo mi darò una sistemata.» balbettò un po', tenendo gli occhi fissi sul terreno davanti a sé, poi si voltò a guardare Thomas, e nuovamente i loro visi furono vicini. «Tu invece come stai?»Era una domanda che Thomas avrebbe dovuto aspettarsi, anche solo per cortesia, ma fu in profonda difficoltà nel trovare una semplice risposta.

Poteva approfittarne per sfogarsi, rivelare che non gli era mai capitata una situazione del genere, e che se fosse stato in grado di baciarlo e provare quelle sensazioni che lo facevano sentire "strano ma bene", era capace anche di spingersi oltre, e non voleva finire al letto con una persona del suo stesso sesso.O almeno era quello che la razionalità gli dettava.

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