V

748 44 5
                                    




"Dov'è papà?"
La sorella alza lo sguardo d'improvviso, è quasi stupita mentre Bellamy le fa quella domanda. Il ragazzo sente la testa pulsare, il suo non è stato di certo un gran risveglio ma ha bisogno di sapere dov'è, non dimentica che la sera prima gli ha promesso di metterlo al corrente.
"E' andato a lavorare."
Il tono svogliato.
"Già? Ma i turni non dovrebbero essere più leggeri per chi è avanti con l'età?"
La piccola di casa alza le spalle mentre sorseggia il suo caffè lungo, Bellamy non riesce a vederla così, Octavia Blake ha sempre sprizzato vitalità da tutti i pori mentre ora sembra del tutto inghiottita dall'apatia.
"Come stai?"
Tutto ciò che può fare quindi è tentare di scuoterla, di ricordarle che lui è lì anche per lei.
"So dove sei stato ieri notte."
Il maggiore dei Blake strizza gli occhi leggermente, non poteva aspettarsi tale evasione.
"Me l'ha detto Murphy, mi ha scritto un messaggio... Almeno lui lo ha fatto, tu non ci hai nemmeno pensato a chiedermi se avessi voglia di venire."
Continua con una sorta di schietta freddezza.
Il ragazzo deglutisce preso alla sprovvista ma tenta comunque di giustificarsi
"Pensavo solo che dato che non hai conservato questo gran rapporto con Clark..."
La ragazza lo ferma con un gesto impellente delle mani, sembra infastidita.
"Non c'è bisogno che tu vada avanti, ti ho semplicemente fatto notare che Murphy è stato molto più apprensivo ed interessato di quanto non lo sia stato tu."
"Ma..."
"Lascia stare, davvero. Come stanno?"
Bellamy la scruta dall'alto in basso, poi si siede di fronte a lei e senza smettere di guardarla, si versa il caffè nella tazza pulita, ci sono dei momenti in cui si stupisce di sé stesso, nonostante le parole della sorella siano state simili ad una pugnalata infatti, si ritrova carico di una rabbia che mai avrebbe pensato di liberare.
"Fammi capire O'... Cos'è che vuoi sapere esattamente? Pensi che sia semplice per me?"
Non riesce comunque ad essere impassibile come vorrebbe.
"Si Bell. E' un dato di fatto: per te è semplice, infatti non hai avuto alcun problema a passare l'intera nottata con tutta la combriccola, no?"
Beve un sorso di caffè, Octavia non può capire e non può colpevolizzarla per questo, del resto lei non sa e subito il ragazzo cerca di ristabilire un nuovo equilibrio, una nuova calma tutta basata sull'innocenza di O'.
La piccola effettivamente non sa assolutamente nulla di lui e Clarke o del fatto che, esattamente come lei, ha perso presto i contatti con gli altri ma lui non ne ha fatto un dramma esistenziale, no, ha preferito calare un muro, non dare nell'occhio.
Era convinto che prima o poi quella storia del bacio alla festa sarebbe spuntata fuori, ricorda che per un periodo sua sorella aveva sentito Clarke Griffin regolarmente eppure, all'epoca aveva la sicurezza che la bionda non le avesse detto ancora nulla.
Sa perfettamente che se sua sorella avesse saputo, gli avrebbe detto qualcosa, qualsiasi cosa.
Non è mai riuscito ad immaginare quale sarebbe potuta essere la reazione di O' ma sapeva perfettamente che non avrebbe mai fatto scivolare un fatto del genere nel silenzio.
E se questo non è mai accaduto vuol dire solo che Octavia Blake è ignara di tutto e per una volta il legame fraterno non è riuscito a farla penetrare nelle sue sensazioni, nelle sue insicurezze più recondite.
Dunque si ritrova a nascondere la sua espressione tesa dietro la tazza fumante.
Non sa come si sente e non può fargliene una colpa.
L'ironia dei fatti vuole anzi che l'assecondi inspirando profondamente.
"Forse hai ragione O' ma è passato così tanto tempo... Eravamo dei ragazzini, non potrai incolparla per sempre."
Il viso di sua sorella s'irrigidisce, le sopracciglia si corrugano e gli occhi sprigionano improvvisamente veleno.
"Avevo bisogno di lei Bellamy, avevo bisogno di un'amica sincera ma Clarke è scomparsa d'improvviso, aveva ancora la sua vita dopo tutto. Non puoi difenderla, non stavolta."
"Cosa intendi?!"
Sua sorella sospira scuotendo la testa.
"Lascia perdere."
Con un gesto stizzito abbandona la sua tazza sul tavolo e se ne va, sparisce dalla porta aperta e dopo pochi istanti riesce a distinguere le scale scricchiolare al suo passaggio.
"Dovrai uscire da quella stanza prima o poi Octavia, non puoi nasconderti per sempre!"
Urla a pieni polmoni frustrato.
Dovrebbe sentirsi meglio, dovrebbe essersi sfogato ma non udendo una risposta differente dalla serratura della camera della minore che si chiude, non può far altro che sprofondare nella sedia della cucina, portarsi le mani al volto, scompigliarsi i capelli e sbuffare appena.

Out of BreathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora