Clarke Griffin arriva alla porta quasi arrancando, alla fine è scappata, non è riuscita a sorreggere le parole dell'ignaro Jordan ed ora che è fuori da quell'inferno non riesce a smettere di correre.
Sa che se lo facesse la sua mente non reggerebbe, permetterebbe anzi ai pensieri di assalirla, verrebbe sconfitta dal cuore e questo la giovane Griffin non l'ha mai permesso, si è sempre fermata prima, ogni volta è riuscita a trovare un qualche trucco per evitare che accadesse.
Ora il suo vecchio asso nella manica è quello di correre, vuole farsi sopraffare dalla stanchezza, sentire il battito cardiaco aumentare gradualmente ed essere sconfitta dalla fatica, deve tenere occupato il suo cuore affinché esso non le faccia brutti scherzi ed istantaneamente si carica di questa nuova convinzione e sente ogni pensiero volare via lontano.
Non è la prima volta che attua questa tattica effettivamente e non è ancora mai stata delusa.
Adesso riesce a percepire l'aria frizzante della sera scontrarsi con il suo corpo caldo per lo sforzo, ha superato con affanno la folla accalcata per entrare e finalmente può permettersi di alzare il suo sguardo verso la desolata periferia, non deve più stare attenta a dove posa i suoi piedi in quella interminabile corsa, sa che a breve dinnanzi a lei si staglierà il cancello che delinea il perimetro di quello squallido locale, tra poco si lascerà tutto alle spalle, sarà tutto finito.
Potrà accasciarsi sull'asfalto ruvido esausta, lontana da tutto il resto persino dalle sue paure.
E' quando volge i suoi occhi all'orizzonte che le sue speranze si sgretolano e le sue sicurezze vacillano in fretta e furia.
Un corpo che non ha avuto mai modo di conoscere fino in fondo ma che tuttavia le appare fin troppo familiare è ritto a due passi dal cancello, ad un soffio da lei; lo riconosce subito e nonostante provi ad intimarsi che dovrebbe ignorare la sua presenza, comprende con altrettanta velocità che non è assolutamente in grado di farlo.
E' come se Bellamy Blake fosse lì per lei, nel momento e nel posto giusto e Clarke non riesce a trascurare quella forza impetuosa che, come una calamita, la attrae con prepotenza verso quelle braccia.
Non pensa più, la sua mente è stata completamente dominata da quell'organo che ha sempre visto come il suo nemico supremo, come un dannato generatore automatico di insicurezze.
Ora però il suo porto sicuro non è più l'asfalto, non l'aria della notte che ha fatto la sua comparsa da poche ore, non l'abitacolo della sua macchina ma il petto di Bellamy, nel quale si ritrova ad affondare il volto, il suo collo al quale si avvinghia con inaspettata veemenza ed il suo viso che dopo pochi istanti sente far pressione sul proprio capo insieme alle braccia che finalmente la cingono rispondendo a quella disperata richiesta d'aiuto in modo spontaneo e protettivo.
E' solo quando ha percepito la reazione di Bellamy che la bionda si è tranquillizzata, la sensazione delle sue braccia che finalmente la stringono le hanno fatto ritrovare improvvisamente una travolgente serenità, hanno placato ogni suo timore, levigato ogni angoscia.
Rimangono stretti per una manciata di secondi che a Clarke appaiono come minuti, ore e forse persino giorni, aggrappandosi a quel corpo la giovane Griffin ha perso ogni concezione di spazio e tempo, ha sentito una prorompente energia farsi spazio in lei ma le basta poco per capire che teme maledettamente quel nuovo sentore: infatti capisce che se non dovesse affrettarsi ad interrompere quel contatto, troppo intimo per i loro recenti standard, potrebbe non riuscire più a farne a meno.
Nuovamente quindi il timore la spinge a sciogliersi da quel groviglio di mani, braccia e fiato.
Un passo indietro, la testa bassa, non ha ancora il coraggio di guardare in volto Bellamy Blake, del resto non ha mai amato mostrarsi vulnerabile ed il fato ha voluto che quel ragazzo dai capelli corvini l'abbia già osservata troppe volte in preda alle sue paure.
Vorrebbe voltarsi, cancellare quegli ultimi minuti dalle loro vite, andare via e non averlo mai incontrato a quella stupidissima festa.
Il Bellamy che conosce non le lascerà via di scampo, ne è ben conscia, non si limiterà ad andare oltre quel bizzarro accaduto, le chiederà spiegazioni che lei non è in grado di fornire.
Clarke Griffin non sa perché si è precipitata tra le sue braccia come se fosse la cosa più naturale da fare e non è davvero sicura di volerlo sapere.
Per questo una parte di lei la esorta a far finta di nulla e per quanto sia possibile, a superare in fretta il suo profilo ancora stordito dall'accaduto.
Ma il maggiore dei Blake è rapido e prima che lei possa fare qualsiasi cosa la blocca: così Clarke non può far altro che osservare la mano di lui stringersi attorno al suo esile polso con un movimento delicato che tuttavia sembra deciso a non lasciarle alcuna via di scampo.
"Clarke... stai tremando."
La voce è calma, profonda, in grado di scaldarle il petto.
La ragazza, guidata da quelle parole, osserva le sue braccia lasciate scoperte dal tubino nero che ha indossato per l'occasione, solo adesso riesce a vedere distintamente i brividi increspare la sua pelle candida e a percepire lucidamente il tremore che l'ha assalita.
Non ha freddo però.
Ed ha di nuovo paura che quella reazione sia causata da chissà cosa, il suo corpo accalorato dall'aria consumata del locale non c'entra, né tanto meno la fatica che ha provato dopo quella corsa forsennata.
C'è dell'altro.
Scuote la testa in un gesto che rivolge a sé stessa: non può permettersi di perdere il controllo in quel modo.
Percepisce lo sguardo di Bellamy indugiare sul suo corpo, cercarla ed il panico l'assale, non può rispondere a quel richiamo eppure non ha via di fuga, la mano del ragazzo è ancora lì sul suo polso e non sembra essere intenzionata a lasciarla andare tanto facilmente.
La giovane Griffin allora espira lentamente poco prima di arrendersi e puntare i suoi occhi in quelli del maggiore dei Blake: hanno lo stesso colore del cielo, sono scuri, come il manto senza luna che domina sulle loro teste.
"Credo di essermi sentita poco bene."
Sussurra a fior di labbra, per un attimo ha sperato che quella mezza verità uscisse fuori in modo più convincente invece la tradisce istantaneamente, lascia trapelare in modo violento che quella non è altro che una conseguenza di qualcosa molto più complicato.

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Out of Breath
Fanfiction[Bellarke - Modern.AU] Dal testo: "Mi dispiace." Sussurra timidamente. E sa che dovrebbe porgere le sue scuse ad ognuno di loro ma vuole essere sicura che sia proprio lui ad udirle per primo. Ad ogni modo se c'è una cosa che Bellamy Blake sa...